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Giornate degli Autori

‘Toni, mio padre’ di Anna Negri, il ritratto controverso di un pensatore brillante

Nel dialogo con la figlia, si scopre la vita e la lunga battaglia del filosofo di sinistra Toni Negri, una figura chiave dell’ultimo secolo di storia

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Toni, mio padre di Anna Negri è l’ultimo film della regista di In principio erano le mutande (1999) e Riprendimi (2008), un documentario presentato in anteprima nella sezione Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, e distribuito da Wanted Cinema.

Il film è il racconto postumo di un lungo dialogo, quasi terapeutico, tra Anna Negri e suo padre Antonio “Toni” Negri (1933 – 2023) filosofo, scrittore e politico che ha avuto un ruolo centrale a partire dagli anni Sessanta nei movimenti politici di estrema sinistra.

Anna e Toni Negri – foto stampa dalle Giornate degli Autori

Toni, mio padre, una storia articolata

Come riuscire a descrivere e a ricucire la relazione con il proprio padre se il peso sociale della sua figura ci impedisce di costruire con lui un dialogo? Anna Negri ci ha provato per diversi anni, girando un film complesso che documenta anche il lento degenerare della salute del padre. Un padre che le ha regalato una vita in prima fila rispetto agli anni delle battaglie della sinistra per i diritti e l’emancipazione operaia, e dell’estremizzarsi verso la lotta armata; ma che per questo le ha lasciato una eredità pesantissima da rielaborare, a volte impossibile da sostenere.

Non riesco a capire perché tu non voglia accettare il fatto che i tuoi genitori sono stati dei rivoluzionari.

Infatti Toni Negri è riconosciuto per aver contribuito in maniera essenziale, in qualità di politologo e accademico, all’arricchimento della cultura comunista e in seguito alla fondazione del movimento no-global. Ma è stato anche accusato di aver dato vita alla lotta armata, e poi condannato in via definitiva a 12 anni di carcere. Una condanna che ha sempre definito ingiusta e che ha pesato sulla sua reputazione irreversibilmente.

È uno strappo che tu non puoi neanche immaginare cosa rappresenta. L’unico problema che hai lì è la sopravvivenza.

Di conseguenza, la sua storia di padre ha alternato momenti di brillantezza a crisi e ferite ancora sanguinanti, avendo più volte abbandonato la famiglia e i primi figli tra gli anni di prigionia, l’esilio e i secondi matrimoni.

Toni Negri e il corteo Potere Operaio – foto stampa dalle Giornate degli Autori

Uno sfogo

Toni, mio padre si dimostra essere uno spazio sicuro dove il padre riesce a dare sfogo alla rabbia di una vita, avendo incessantemente combattuto per le proprie idee e la possibilità di esprimerle liberamente, in un Paese attraversato da profonda discordia.

Anna Negri approfitta di questo spazio per intercettare un padre davvero poco flessibile, che dietro la sicurezza delle proprie idee, nasconde l’incapacità di rivestire quel ruolo. Quando si riferisce ai suoi figli come “carini e ben educati”, ci si rende conto come anche queste creature siano altrove, rilegate a margine della sua società dell’utopia.

In aggiunta, come tutti gli infervorati sostenitori di un credo politico, Toni Negri non ammette facilmente possano esistere delle falle. Una tra tutte la questione della disparità di genere, al punto che è lui stesso a definirsi, ad un certo punto e dopo un sofferto e non scontato mea culpa, un “maschio sciovinista”.

Una riconciliazione

È necessario affrontare questa visione con apertura, infinita pazienza e comprensione: da una parte è come leggere le memorie o un lungo discorso di commiato di un politico del passato, di un anziano il cui corpo sispegne, mentre la mente è ancora vispa e in piazza a manifestare.

Dall’altra, si tratta di uno scomodo dramma familiare, da cui la regista fatica a prendere una distanza, appesantendo quindi a tratti la narrazione. I protagonisti sono infuriati, si agitano, scavano dentro se stessi e ci trovano soprattutto rabbia e rammarico. Solo alla fine, dall’emotività infiammata della narrazione, finalmente la regista e co-protagonista riesce a mettere in fila i pensieri, che fino a quel momento sono rimasti schiacciati dal prepotente acume e dalla dialettica tagliente del padre. Così il trauma si chiarisce e il peso della responsabilità paterna ricaduta sulla figlia, viene a galla.

È doloroso assistere al j’accuse di Anna che ammette: per rientrare pienamente in una società che non ha mai ripulito il nome di Toni Negri, avrebbe dovuto abiurare suo padre.

Quel dialogo sguaiato e rotto da lacrime trattenute, è sinceramente la parte cruciale del film, quella che riassume il trauma e il nodo centrale della storia: o meglio ancora, ciò su cui bisogna lavorare per poter riappianare un rapporto eternamente conflittuale e ritrovare la gratitudine delle parti.

Toni e Anna Negri a Venezia – foto stampa dalle Giornate degli Autori

Parole e materiale d’archivio

La ricerca storica e politica, così come la confessione, attraversa le numerosissime parole del professor Negri. A lato, viene supportata da cospicuo materiale di archivio che ci riporta ad un’Italia di grandi conquiste sociali e civili. Si entra e si esce dai dialoghi serrati, infervorati, tra una figlia che tenta di far ragionare un padre patriarca mentale, il quale si pone con aggressività come fosse ad un comizio anche quando è in famiglia; a scene quasi miserabili della sua condizione attuale e totale dipendenza da quella figlia stessa, lungamente incompresa.

Il progetto ci ricorda il film intimista di Alina Marazzi, Vogliamo anche le rose, piuttosto che il cinema di Alan Berliner e il suo interesse per la riconciliazione familiare. È un viaggio che richiede una competenza politica non scontata e ci invita ad aprirci alla possibilità dell’errore nelle sue forme più estese (civile, giudiziario, umano), e alla resilienza che la vita ci richiede per ripartire proprio da lì: dal punto in cui siamo stati spezzati.

Toni, mio padre

  • Anno: 2025
  • Durata: 109 minuti
  • Distribuzione: Wanted Cinema
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Anna Negri
  • Data di uscita: 02-August-2025