Partendo da un’idea di Paola Valeria Jovinelli, Giuseppe Carrieri, regista di lunghissima militanza nel documentario, firma un piccolo gioiello con La quinta stagione, passato nella sezione Confronti delle Giornate degli Autori. È il racconto dell’identità professionale di cinque chef donne, stelle Michelin, lontano dagli stereotipi di tanta televisione gastronomica. È, invece, una visione di scelte fatte di sapori, creatività, non semplice esecuzione di piatti e ricette, ma una riflessione profondamente personale sul senso di un mestiere.
La voce narrante di Isabella Ragonese c’introduce nell’essenza di La quinta stagione, l’essere e il tempo trascesi dalla fusione di tradizione e fantasia dalle cinque chef: «Dicono che ciascuno di noi abbia dentro di sé un tempo che non si calcola con gli orologi né si misura con i giorni, gli anni, ma che è semplicemente nostro. Un tempo privato, un tempo segreto. Un po’ come avere una stagione tutta per noi. Mi piace credere che in cucina, con le mani, attraverso il cuore, dentro ogni singolo gesto ci sia questo tempo».
Il film riserva una stagione per ogni chef, cominciando dalla primavera della calabrese Caterina Ceraudo, che lavora nella tenuta agricola di famiglia, nell’entroterra di Strongoli (Crotone). È il ritratto probabilmente più appassionante, in costante relazione con il paesaggio, in un continuo dialogo tra i colori del cibo e quelli della natura, da cui tutto proviene. Si sottolinea sempre l’importanza della stagionalità delle materie prime, che sono come le parole delle ricette della chef. Un luminoso montaggio alternato sulla cura nel preparare i piatti e i luoghi da dove vengono, che fa di La quinta stagione un vero e proprio trattato visivo sulla gastronomia e il territorio.

Martina Caruso
L’estate è di Martina Caruso del Signum, a Salina, che ha fatto dell’isola la sua casa, le sue radici, il suo orizzonte, tramutando l’isolamento geografico in uno stimolo alla creatività. Il mare delle Eolie diventa un altro gancio attrattivo per mostrare le peculiarità dei colori e i sapori che un territorio dà ai piatti.
L’autunno è Valeria Piccinni da Montemerano (Grosseto), interprete di una Toscana rurale, antica, fatta di gesti tramandati e sapori forti, una cucina povera e semplice, che diventa sofisticata nella cura del reperimento sapiente delle materie prime, che precede la cucina e ne è parte essenziale.
L’inverno, quando la natura sembra addormentata e invece è vitalissima, è di Antonia Klugmann, che lavora a Vencò (Gorizia). È la più riflessiva nel suo essere su un luogo di confine con la Slovenia, custodendo un patrimonio culturale stratificato, con una gastronomia che raccoglie non solo le storie personali, ma la Storia. C’insegna che, quando una chef fa cucina di territorio, si confronta con due concetti: un territorio interiore, che si modifica sempre, e un territorio esteriore, per gli ingredienti e la tradizione.

Valeria Piccinni
La quinta stagione è personificata da Cristina Bowerman, nel cuore di Trastevere a Roma, che cerca di fondere tutte le precedenti stagioni con una cucina fortemente inventiva e multiculturale, al di là della stagionalità. È cibo come trasmissione di più tradizioni, ma anche un ponte, una connessione tra le stesse, in cui le materie prime più varie sono come i colori della tavolozza dei pittori.
La quinta stagione rappresenta diverse generazioni di chef, differenti luoghi d’Italia, ma la stessa passione per la cucina come linguaggio, anche di un territorio, raccontando di donne che trovano nell’arte culinaria la loro libertà. Un protagonismo diverso dagli omologhi maschili che imperversano su tv, riviste e pannelli pubblicitari. Donne che d’identificano con il proprio lavoro, per farlo bene e guidare uno staff come capi di una brigata.
Coadiuvato dall’incalzante colonna sonora di Carlo Bosco, Giuseppe Carrieri firma una regia immaginifica, pur essendo a totale servizio dei suoi personaggi: non solo le cinque chef, ma anche la bellezza e la ricchezza del nostro territorio, con i paesaggi e i colori smaglianti della nostra incantevole Italia e la sua immensa tradizione culinaria.
La quinta stagione è un film sorprendente, di stagioni e stati d’animo, intimo e coinvolgente, da gustare dall’inizio alla fine, come quei piatti succulenti che si susseguono continuamente sullo schermo.

Antonia Klugmann