Aurelio Grimaldi, scrittore, regista e sceneggiatore dalla carriera travagliata per talune scelte controcorrente che comportarono aspre polemiche nei confronti di alcuni suoi film (in particolare per Nerolio, primo tassello di una trilogia dedicata a Pier Paolo Pasolini comprendente anche Un mondo d’amore e Rosa Funzeca), nel 1993 realizzava l’opera seconda, La ribelle, trasponendo sul grande schermo un suo romanzo, Storia di Enza. A impreziosire una storia di formazione intensa e dura, sullo sfondo di una Palermo anonima, contribuì notevolmente l’attrice protagonista, una giovanissima Penelope Cruz, al suo quarto lungometraggio, per la prima volta chiamata a girare un film in Italia.
Sebbene – ovviamente – doppiata (nel film si parla in dialetto), Cruz seppe restituire assai efficacemente l’indomabilità di una ragazza che, quantunque relegata, insieme alla sorella (la brava Lorenza Indovina), in un convento di suore per riabilitarsi in seguito a un reato commesso, ha mantenuto un cuore puro, una visione della vita non inquinata dal pragmatismo, spesso spoetizzante, della quotidianità. Vuole vivere un vero, grande amore, a prescindere dall’iniziazione alla sessualità. Mentre le sue compagne-detenute sono già completamente immerse nella prosaicità del mondo, Enza crede in un sentimento autentico capace di redimere e fornire la possibilità di affrancarsi da un passato non piacevole, fatto di incomprensioni e di una vita famigliare difficile. Sulla sua strada incontra due ragazzi, Sebastiano (il sempre efficace Marco Leonardi), e Franchino (quello Stefano Dionisi la cui brillante carriera fu interrotta dall’abuso di droga e dalla lunga e dolorosa esperienza della malattia mentale): con il primo si sforza di avere un rapporto sessuale, senza approfondire la conoscenza; a seguito di tale esperienza negativa cerca invece di tessere una relazione di diverso tipo con l’altro, ma una serie di circostanze manda in frantumi anche questo incontro.
Da segnalare la presenza della bravissima Laura Betti, nel ruolo di una suora che prende a cuore le sorti della ragazza: oltre all’ottima recitazione dell’attrice, non si può non elogiare il lavoro di scrittura di Grimaldi, che ha saputo tratteggiare un personaggio credibile, non stereotipato, in grado di rompere la soglia tra sacro e profano, attraverso un dialogo sincero, teso davvero a costituire un soccorso concreto.
La bella e poetica sequenza finale – che non sveliamo, chiaramente – ammanta la protagonista di un’aura di santità, laddove ciò che emerge con forza è il suo essere svincolata dalla scialba economia psichica che regola la totalità dei rapporti. L’eccedenza della purezza di Enza non le consente di scendere a patti con il mondo, e se per questo fosse anche costretta a combattere contro mille ostacoli, non esiterebbe a perseverare tenacemente nel suo cammino. In questo senso, Enza si pone come un personaggio sovrumano, nel senso buono del termine, capace com’è di mantenere un cuore puro quantunque tutto intorno a lei remi verso l’accomodamento, la normalizzazione. Insomma, una barbara non addomesticabile, un’eroina autentica che sfugge alle maglie di un’esistenza gretta e soffocante. E Cruz è bravissima a rendere l’inquietudine e l’intemperanza del suo bel personaggio.
Pubblicato da Mustang e distribuito da CG Entertainment, La ribelle è disponibile in dvd, in formato 1.78:1 con audio Dolby Digital 2.0 Dual Mono e sottotitoli per non udenti opzionabili.
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