Film del 2002 diretto da Brian De Palma, interpretato da Rebecca Romijn e Antonio Banderas, presentato fuori concorso al 55º Festival di Cannes.
Sinossi
La vicenda prende slancio al Festival di Cannes del 2001, alla première del film Est-Ouest (che fu una vera première del Festival nel 1999). Il regista Régis Wargnier e la star del film Sandrine Bonnaire (nel ruolo di loro stessi) sfilano sul tappeto rosso accanto a una bellissima modella bruna, vestita solamente di un gioiello d’oro a forma di serpente e tempestato di diamanti. Laure fingendosi una fotografa riesce ad entrare indisturbata e a sedurre la modella bruna. Nelle toilette del teatro si svolge un conturbante incontro lesbico in cui la ladra cerca di rubare il serpente d’oro. Non tutto fila liscio come pianificato: i complici vengono beccati ed allora Laure decide di fare tutto da sola e abbandona il resto del gruppo.
Brian De Palma è un genio assoluto della messa in scena, uno che ha sempre sperimentato e introdotto novità nel linguaggio cinematografico, lasciando ai posteri più di una sequenza memorabile. Questo Femme Fatale è uno dei suoi migliori esercizi di stile: barocco e virtuoso come non mai, disperatamente ossessionato dalla sua protagonista (una Rebecca Romijn difficile da dimenticare nel ruolo della vita), apparentemente incurante di dare senso a una vicenda che procede su binari tutt’altro che lineari. La trama, per l’appunto, presenta tematiche care al regista, come la doppia personalità, la passione morbosa, l’inganno e la vendetta, ma questo è uno di quei casi in cui si può dire che la storia rivesta un ruolo di secondo piano; qui il tutto è asservito all’estro visivo di De Palma che ipnotizza lentamente lo spettatore sino a stordirlo d’immagini e di riprese da capogiro. Una sorta d’opera d’ arte in movimento e in evoluzione che rimane aperta a più interpretazioni. De Palma è un animale in via d’estinzione, uno da tenere in vita a qualunque costo, anche quando fa il verso a se stesso con film che non aggiungono quasi nulla a ciò che già sapevamo. Femme Fatale è l’ennesima rivisitazione di luoghi hitckockiani in cui senso estetico e metacinema sono i vettori di un gioco di specchi attraverso cui si districa il fotografo interpretato da Antonio Banderas, ossessionato dalla misteriosa donna immortalata da uno scatto rubato al destino. Tra donne che fuggono e cattivi che inseguono, c’è spazio per un immaginario di eros e thanatos, con un corpo bollente come quello di Rebecca Robin Stamos portato in trionfo dal voyeurismo citazionista del regista americano. Se gli eccessi visivi si stemperano in un flusso patinato e avvolgente, non si può fare a meno di pensare che il cinema sia ancora uno dei modi più affascinanti di dispensare bellezza, come quella che, appunto, ci regala Femme Fatale.