Nella commedia meno riuscita di Woody Allen, dedicata al Belpaese, si trovano comunque i caratteri distintivi del suo cinema: l’amore improvviso, il sogno romantico infranto e la critica ai costumi sociali
Su Mediaset Infinity uno dei film più discussi del grande regista americano Woody Allen: To Rome with Love, commedia interamente ambientata in Italia, precisamente a Roma, prodotta da Mediapro e distribuita da Medusa Film. Il film, non molto apprezzato dalla critica, rimane una delle opere più redditizie del cineasta newyorkese: a fronte di un budget di soli 17 milioni e un incasso di ben 73 milioni. Sette anni dopo Scoop, il regista torna a recitare con un cast stellare: Roberto Benigni, Penelope Cruz, Alex Baldwin, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Ellen Page, Alessandra Mastronardi, Antonio Albanese e Riccardo Scamarcio.
Il TRAILER – To Rome with Love
Sinossi – To Rome with Love
In una Roma spensierata e vacanziera, quattro storie si intrecciano: John un architetto americano (Alec Baldwin) molto noto che rivive la sua gioventù mentre aiuta Jack, uno studente di architettura (Jesse Eisenberg) infatuato di Monica, la migliore amica (Ellen Page) della sua ragazza Sally (Greta Gerwig); Leopoldo, un contabile romano annoiato (Roberto Benigni) che scopre il gusto per la notorietà; una giovane coppia italiana scombussolata da un’escort (Penelope Cruz) e un regista di musica classica in pensione (Woody Allen) che tenta di far salire sul palcoscenico un impresario di pompe funebri col talento per la lirica.
L’occasione sprecata – To Rome with Love
Nell’ampia filmografia del celebre regista americano, To Rome with Love è collocato in una posizione strana; non è infatti solo criticato dal pubblico generalista ma anche dai fan più stretti e della prima ora di Allen. Alcuni ritengono che il cineasta abbia perso la sua grande occasione, altri invece propendono per una tesi più accondiscendente, ossia che quanto si vede nel film è il solito linguaggio alleniano riadattato alla commedia italiana. Si legge quindi tra le righe “non è colpa di Woody Allen”. In realtà, a ben vedere, ci sono poche attenuanti.
Woody Allen in To Rome with Love
Un regista del suo calibro – da sempre molto appassionato del cinema italiano tanto da fare addirittura una versione di 8½ di Federico Fellini nel suo Stardust Memories – non può realizzare una commedia tanto leggera da risultare una sorta di cinepanettone estivo.
Ma Woody Allen ha anche qualche scusante. Siamo nel 2012 e, dopo essere morto e rinato varie volte per questioni extra-artistiche, si trova all’apice, in una fase di esaltazione assoluta. Viene dal successo in termini economici di Vicky Cristina Barcelona e dal plauso della critica col meraviglioso Midnight in Paris; inoltre dopo il disastro romano si appresta a dirigere Cate Blanchett in Blue Jasmine, film che verrà premiato in futuro ai premi Oscar 2014.
La commedia aperta
Quindi To Rome with Love va visto come un divertimento per Allen, uno spassoso capriccio che ha voluto togliersi per terminare il suo omaggio filmico alle maggiori capitali europee. Che il maestro della commedia non ci creda poi molto nella sua trasferta romana, lo si capisce da come sviluppa il suo classico intreccio relazionale (derivante dalle novelle di Boccaccio).
Per un raffinato scrittore che ha fatto sempre attenzione alla definizione dei suoi personaggi, è sorprendente vedere la loro totale assenza di caratterizzazione. Se prendiamo due dei suoi titoli in cui l’intreccio è il film stesso, Manhattan e Hannah e le sue sorelle, ci possiamo rendere conto della superficialità con cui è stato concepito To Rome with Love.
Il problema del film, oltre a non avere una vera direzione dei propri personaggi, è che è difatti una commedia aperta. Ognuno viaggia per conto proprio; se la storia di Benigni annaspa in maniera troppo verticale sul prototipo di Celebrity, i due intrecci realmente romantici, quelli della Mastronardi e di Eisenberg, si basano sul vecchio pallino di Allen di mettere in discussione l’amore borghese e la desolazione strutturale del mito romantico. Temi a cui è affezionato, almeno da Hollywood Ending, e che qui invece perdono qualsiasi finalità, isolando le storie sul genere della farsa comica dove ciascun intreccio agisce indipendentemente dall’azione storica.
Allen a metà nella commedia italiana
Eppure To Rome with Love, nel suo stile leggero e farsesco, mette in luce la volontà di Allen di adattarsi alla commedia italiana con il tentativo di rimanere fedele alla sua impronta. Prima della sua collaborazione con Storaro, la fotografia del DOP francese Darius Khondji mette in ombra, con la sua luce fin troppo minimalista, il lavoro da placetelling romano che, in questo film, probabilmente è tra gli obiettivi del regista.
In questo quadro molto sbrigativo comunque Woody Allen non rinuncia ad alcune prerogative come l’assenza di campi e controcampi per una ripresa dialogale sempre larga e tesa a riprendere entrambi i personaggi. Come avviene in Sturdust Memories, non rinuncia alle battute taglienti, nevrotiche e audaci che mirano a scandagliare, criticamente, le proprie ipocondrie e la sua visione della società italiana.
Se infatti da un lato la commedia alleniana non riesce quasi mai a emergere come dovrebbe, To Rome with Love ha quel retrogusto classico del suo stile nel decostruire, a suo modo, una critica sociale tra due modelli famigliari: quello americano e quello italiano. Woody Allen interpreta assieme a Judy Davis la visione liberale, contrapposta alla tipica famiglia italiana dove le donne cucinano con le tipiche vestaglie anni ‘50 e i mariti si accontentano di una vita semplice, tranquilla, opposta alle ambizioni del tipico newyorkese sempre proteso verso il classico sogno americano.
La luce in fondo al tunnel del film viene da un personaggio laterale, l’architetto interpretato da Baldwin. Nel suo personaggio, con le sue digressioni da mentore che sussurra alla coscienza del giovane Eisenberg, Allen recupera in parte la struttura di Alvy in Annie Hall di cui si serve Baldwin, rompendo la quarta parete interiore tra i personaggi invece che relazionarsi direttamente con lo spettatore.
Una commedia leggera e a tratti interessante
Il film ovviamente è abbastanza caratterizzato dal concetto di fama e notorietà che Allen inserisce non solo col personaggio di Benigni ma anche con l’attrazione che Mastronardi ha per il divo interpretato da Albanese. Come è avvenuto in Celebrity, To Rome with Love si chiede quanto l’inaspettata e immotivata fama possa condizionare la vita degli individui. E per Allen i suoi personaggi, rappresentanti della società italiana, sono manipolati costantemente dall’attrazione mediatica che rende interessanti le persone solo per il fatto di essere popolari. Un focus del film che la commedia sfrutta poco, molto più interessata a intrattenere, creando un film per un pubblico tipicamente italiano.
To Rome with Love è la vera occasione mancata di Woody Allen, una commedia troppo leggera per essere considerata all’altezza del cineasta newyorkese e troppo film-cartolina per essere apprezzato nella sua totalità. Il cambiamento della musica, dal tipico jazz a Volare di Domenico Modugno, rivela le esatte intenzioni di To Rome with Love. Far riconoscere l’italiano medio attraverso le strade capitoline.