Clorofilla, primo lungometraggio di Ivana Gloria arriva nel Concorso Panorama Italia di Alice nella città. Il film traspone il concetto di diversità ed accettazione dentro una delicata e femminile metafora bucolica.
La trama di Clorofilla
Maia (Sarah Short) è una ragazza che si sente diversa. La natura sembra lanciarle dei segnali che lei non riesce ad interpretare. In un taccuino che porta sempre con sé, disegna alberi, foglie, fiori e lucciole simili a fatine. Non riesce a combinare granché con gli esami e alle feste non si diverte, nemmeno quando fa sesso. Decide di staccare per un po’, andare a raccogliere arance in cambio di vitto ed alloggio in un casale. Ad accoglierla, c’è un ragazzo poco più grande di lei, Teo (Michele Ragno), dal volto emaciato e dal lungo ciuffo.
Con stupore Maia apprende che non ci saranno altri aiutanti nella raccolta delle arance. Lei è l’unica, perché Teo, il proprietario del frutteto, è stato costretto ad assumere almeno una persona: la cooperativa a cui vende le arance gli ha imposto un lavorante. Maia è sorpresa: il frutteto non è piccolo, prima chi aveva il compito della raccolta? Solo Teo. Teo si è sempre occupato di tutto da solo. Vive in solitudine. Sta bene così, non sente il bisogno delle persone. Circondato dalla natura, non gli manca nulla.
Maia farà presto la conoscenza di Arturo (Domenico De Meo), fratello di Teo, e del padre dei due ragazzi. Teo vive sostanzialmente separato da loro dopo la morte della madre, nel casale che era stato della donna. Arturo è diverso da Teo: un gigante buono, più semplice e che sa far ridere Maia.
La ragazza decide di frequentarlo, anche se è spaventata a morte. La sua testa sta sbocciando e decide di coprirla con un cappello. Solo Teo è al corrente di questi strani piccoli bulbi attaccati alle estremità dei suoi capelli. Ed è è la prima persona con cui Maia riesce veramente a relazionarsi, a cui pian piano racconterà se stessa come non aveva mai fatto con nessuno.

La metamorfosi di Maia
Clorofilla utilizza un canale intimo e ricettivo per raccontarci la trasformazione fisica ed emotiva di Maia. Il pigmento verde che permette alla piante di assorbire la luce, indispensabile per dare loro nutrimento, per crescere e fiorire, è il colore che ci accompagna visivamente negli stadi di consapevolezza della protagonista. Un mondo parallelo a quello umano, dove il silenzio guida un’anima inizialmente spaventata, incapace di gestire ciò che sta succedendo, oppressa da una flora incomprensibile. Ma man mano che il rapporto con Teo si evolve e Maia rivela la sua vera natura in un dialogo con l’altro, la metamorfosi si compie, fino alla splendida trasfigurazione della compenetrazione totale dentro se stessa.

Realismo magico
La macchina da presa accentua l’aspetto sensoriale in Clorofilla, mettendo al centro la natura, soggetto essa stessa con la sua materia evocativa, poetica. Un vero e proprio strumento di decodificazione del reale e dello spirituale. Insieme ad una colonna sonora simbiotica, l’inserto ‘fantasy’ convince, modernizza e salva una narrazione che in certi momenti dà troppo per scontata la verosimiglianza nella concatenazione degli eventi.
Sarah Short, ipnotica nello sguardo, conduce nella giusta direzione un personaggio complesso, soprattutto emotivamente. Michele Ragno incarna al meglio un’individualità ostinata e irremovibile ai tentativi di stabilizzazione del proprio io.
Clorofilla è prodotto da Albedo Production e Do Consulting & Production.