Phantoms of July, tradotto dal tedesco originale Sehnsucht in Sangerhausen, è stato presentato nella sezione Concorso Internazionale durante la 78ª edizione del Film Festival di Locarno. Il film del regista tedesco Julian Radlmaier, prodotto da Blue Monticola Film in co-produzione con Westdeutscher Rundfunk, gioca sui contrasti, indagando la situazione politica attuale della Germania, le vecchie credenze, i fantasmi e il disagio sociale legato al lavoro precario.
Attraverso la storia di tre personaggi provenienti da contesti sociali molto diversi, che si ritrovano a vivere un’avventura rocambolesca alla caccia di spettri fra le montagne, il film intreccia romanticismo, critica sociale e gag comiche.
Phantoms of July e l’alchimia generata dall’incontro
La vicenda segue tre protagonisti provenienti da mondi lontani. Ursula, interpretata da Clara Schwinning, è una giovane cameriera dell’ex Germania dell’Est. Cambia spesso lavoro e vive in una condizione di precariato, sempre più vicina al burnout. Neda, youtuber iraniana (Maral Keshavarz) con il sogno di diventare regista, attraversa le campagne tedesche con videocamera e treppiede per girare un vlog. Quando la sua auto si guasta, inizia a camminare e decide di viaggiare insieme a Sung-Nam (Kyung-Taek Lie), un uomo coreano che incontra in città con il nipotino, a bordo di un minivan blu.
Tutti e tre vivono ai margini, legati da piccoli infortuni. Ursula porta una mano fasciata dopo aver rubato un’auto ed essere fuggita da due nudisti. Neda ha il braccio al collo perché ha perso la pazienza durante una lite. Sung-Nam indossa un collare cervicale dopo un incidente sul lavoro. Sono personaggi segnati, nel corpo e nell’animo, che si uniscono per inseguire presenze del passato.
Durante l’afoso luglio nelle campagne tedesche, tra pietre e ciliegie, ognuno affronta un fantasma del passato. Ursula sente la presenza della trisavola Lotte (Henriette Confurius), morta a diciannove anni mentre scappava con l’amato, proprio nei luoghi che percorrono. Neda (Paula Schindler) rivede ovunque l’amica iraniana che non è riuscita a lasciare Teheran per mancanza di denaro. La ritrova nei cinema di paese, ci parla, scherza sui film che guardano insieme e su quanto sarebbe deluso il loro professore del liceo. Sung-Nam e il nipotino, appassionati di dinosauri, geologia e spiriti, inseguono storie e presenze invisibili.
Pietre magiche, noccioli di ciliegie e fantasmi sono archetipi dell’amore
Gli elementi sopra citati non sono semplici dettagli scenografici, ma segni concreti e simbolici che legano presente e passato, realtà e immaginazione. Le pietre, lisce o frastagliate, sembrano trattenere la memoria di ciò che è stato, diventando custodi silenziose di storie dimenticate. In particolare una, blu come il mare, che compare in scene chiave durante tutto il film, noccioli di ciliegia, minuscoli e resistenti, racchiudono la promessa di qualcosa che potrebbe ancora germogliare, un futuro che può nascere anche dalla polpa consumata del presente. I fantasmi, infine, non appaiono come presenze ostili, ma come voci che invitano a rallentare, ascoltare, riconoscere che si è perduto e, forse, ciò che non abbiamo mai smesso di amare.
Julian Radlmaier intreccia questi elementi con un tocco sospeso tra il lirico e l’assurdo, trasformandoli in ponti invisibili che collegano le vite fragili e accidentate dei protagonisti. Nel farlo, ci ricorda che l’amore non è solo un incontro fortuito tra due persone, ma una forza capace di attraversare il tempo, di sopravvivere alle distanze e persino di abitare l’assenza. È un sentimento che nasce proprio dall’attrito tra la materia più dura e la fragilità più evanescente, e che, come una pietra levigata o un nocciolo intatto, resiste, custodendo al suo interno il seme di un’altra possibilità.