Presentato nel 2017 alla Giornate degli Autori della 74° Mostra del Cinema di Venezia, Eye on Juliet ha vinto il premio Miglior film Fedeora (Federation of Film Critics of Europe and the Mediterranean) “per il modo stimolante in cui la tecnologia alienante diventa uno strumento che cambia la vita, che avvicina le persone attraverso la compassione e la dignità”. Il regista Kim Nguyen non è uno sconosciuto del cinema di qualità: nel 2013 con Rebelle (War Witch) ottenne una menzione speciale al Festival di Berlino e la candidatura all’Oscar come Miglior Film Straniero. Eye on Juliet è disponibile su Prime Video.
Nuove forme di esperienza

Il principale punto d’interesse e d’innovazione che questo film ha prodotto sta nell’utilizzo diegetico della tecnologia. Qui per la prima volta assistiamo a una macchina che va verso un essere umano e non viceversa. Per questo si è parlato a ragione di amore ai tempi dei droni.
Siamo oltre ai cyborg (Ex Machina) o all’amore macchinico (Cronemberg) o informatico (Her). Forme di esperienza emotiva in cui è sempre comunque l’uomo ad andare verso l’extraumano, a costruire o cercare una via di fuga dalla realtà in qualcosa che non può trovare tra i suoi simili. Qui c’è un robot, ossia una specie di drone terrestre, che prende l’iniziativa. È vero, dietro il robot c’è un uomo che pensa e prova sentimenti ma questo, all’inizio, la controparte non lo sa. La ragazza, l’oggetto dei desideri del robot, si vede osservata, approcciata e rassicurata da qualcosa che non è umano ma che si comporta come se lo fosse. È assolutamente più che fidarsi di uno sconosciuto. Il robot si avvicina alla ragazza, deve rassicurarla, deve entrare in comunicazione con lei, deve farle superare ogni sorta di pregiudizio. La sfida sembra impossibile ma lo sarà davvero?
Come la tecnologia entra nel racconto
La storia è semplicemente quella di Gordon/robot (Joe Cole) che si innamora di Ayusha/Juliet (Lina el Arabi). All’inizio l’amore è unidirezionale, platonico e a distanza. Gordon è un operatore canadese che si occupa di sicurezza da remoto di pozzi petroliferi. Ayusha è una giovane emancipata ragazza che vive in un villaggio ai bordi del Sahara. Siamo in terre desolate ma attraversate dai preziosi oleodotti delle multinazionali. Gordon si appassiona a quel mondo lontano e completamente diverso dal suo e prova ad aiutare Ayusha a realizzare i suoi sogni di evasione con il fidanzato. Poi però gli eventi stravolgono irrimediabilmente i piani degli amanti. Gordon allora pone se stesso come destino di Ayusha e si adopera per superare gli ostacoli verso la felicità di entrambi.
Amore tra differenze socio-culturali

Già, perché la riflessione ancorché tecnologica è innanzitutto socio-culturale. Da una parte l’Occidente con le multinazionali che controllano il mondo, dall’altra l’economia di sussistenza dei paesi poveri. Da una parte relazioni socio-sessuali effimere che si formano grazie alle app di incontri e si bruciano al tempo di un click, dall’altra una società patriarcale con matrimoni combinati in base a censo, religione ed etnia. Se le storie non vanno nel modo giusto, da un parte si brucia, si cancella e si riparte senza nemmeno riflettere, dall’altra invece non si interviene, certi che il tempo e la fede alla fine scioglieranno tutti i nodi. Amore effimero contro matrimoni combinati. Dolori diversi che si ripetono uguali contro un unico dolore permanente. Senza vincitori né vinti perché non c’è mai la vera coscienza di quello che si prova. E alla fine non c’è libertà se non nella fuga totale che i protagonisti cercano disperatamente.
Vedere senza occhi

“C’è solo un modo per sapere se una donna è giusta per te. Prima… devi annusarle il lato del collo… solo un po’ sotto l’orecchio… e vedere come ti fa sentire. Poi, devi baciarla… lei deve baciarti… e vedere come ti fa sentire… solo allora dovresti preoccuparti di parlare. Ma se l’odore, la carezza e il bacio non funzionano, non preoccuparti di parlare. È inutile. Non funzionerà mai. Le tue parole saranno inutili. Ho risposto alla tua domanda?”
La domanda che Gordon/robot aveva posto era: ”come faccio a sapere se è la ragazza giusta?” e la risposta la dà un vecchio cieco che vaga nel deserto arabo senza particolari preoccupazioni. Perché non servono gli occhi per vedere i pericoli o per riconoscere le persone. Il Cieco non ha mai saputo che il suo interlocutore non era un ragazzo in carne e ossa ma un robot. Perché non conta quello che si vede, quello che conta davvero è che dietro quella voce ci sia uno spirito che come lui ricerca l’essenza della realtà. Immagine più icastica per dare la chiave al suo film Nguyen non poteva usarla. Iper-realtà delle telecamere vs mondo oscuro dell’ascolto; sentire e percepire piuttosto che parlare e spiegare.
L’eco di situazioni già viste
Eye on Juliet affonda le sue radici nella più ampia tradizione narrativa romantica del mondo occidentale: Romeo e Giulietta per le peripezie degli amanti che lottano contro gli ostacoli imposti dalla società e il pregiudizio.
E poi l’eterno tema dell’amore impossibile tra chi si sente solo amico ed è costretto ad aiutare gli altri a coronare i loro sogni, pur sapendo che così facendo sono i propri sogni ad essere condannati (Rostand, tanto Woody Allen).
E per chiudere, alcune citazioni del finale, con la scommessa di un appuntamento irripetibile in un posto lontano: Un amore splendido con Cary Grant, One Day, Preparativi per una vita insieme per un periodo indefinito di tempo.
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