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Biennale del Cinema di Venezia

“BLU”, il docufilm sull’autismo che denuncia l’assenza delle istituzioni e racconta la speranza

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Presentato alla Mostra del Cinema, il docufilm BLU porta al Lido una riflessione intensa e personale sul mondo dell’autismo adulto, attraverso le storie di giovani che frequentano il ristorante Luna Blu di La Spezia, realtà inclusiva e concreta per tanti ragazzi con disturbo dello spettro autistico. Prodotto da Libero Produzioni in collaborazione con Rai Documentari, e scritto da Andrea Frassoni e Marco Falorni (anche regista dell’opera), il film vuole abbattere stereotipi e portare alla luce le carenze istituzionali nel sostegno a chi vive questa condizione.

La Biennale di Venezia

Tra colline liguri e spiagge laziali, BLU evita ogni retorica pietistica e propone uno sguardo umano e partecipe su un universo troppo spesso lasciato ai margini. I protagonisti sono ragazzi che vivono l’autismo con dignità e che, grazie a spazi come il Luna Blu, trovano opportunità di lavoro, crescita e relazione. Intorno a loro, famiglie che resistono, affrontando con coraggio e resilienza la sfida quotidiana di garantire un futuro ai propri figli.

Elemento centrale del film è la storia personale di Eleonora Daniele, giornalista e volto noto della televisione pubblica, che prende parte al progetto condividendo la memoria del fratello Luigi, affetto da una forma grave di autismo e scomparso alcuni anni fa. La sua testimonianza attraversa il documentario, facendo da filo conduttore emotivo e narrativo, in un intreccio tra esperienze intime e battaglie pubbliche.

L’opera denuncia apertamente le gravi lacune del sistema sanitario italiano, oggi incapace – secondo quanto evidenziato – di garantire diagnosi precoci, percorsi terapeutici continuativi e un reale accompagnamento verso l’autonomia. L’accesso alle cure viene spesso ostacolato da liste d’attesa interminabili, lasciando molte famiglie sole ad affrontare una condizione complessa e faticosa. A fronte di un crescente impegno da parte di associazioni e comunità scientifica, il sistema pubblico appare ancora in ritardo.

Nel documentario, l’acqua diventa simbolo ricorrente: un elemento che rievoca momenti di serenità vissuti da Luigi, ma anche la difficoltà di gestire l’imprevedibilità. Le immagini acquatiche, ispirate al libro autobiografico di Daniele Quando ti guardo negli occhi, contribuiscono a creare una narrazione visiva poetica ma incisiva, capace di comunicare in profondità la realtà dell’autismo.

BLU si presenta così come un’opera di denuncia ma anche di speranza, che invita a guardare oltre l’etichetta della disabilità, restituendo valore alle persone, alle emozioni e alle possibilità concrete di inclusione sociale.