Dal 1 luglio è disponibile sulla piattaforma Prime Video la saga cult Rocky, scritta, diretta e interpretata da Sylvester Stallone. Dopo l’enorme successo dei primi tre capitoli, Rocky IV segna un punto di svolta sia a livello cinematografico che sociale.
Rocky non è solo un personaggio cinematografico, ma è un uomo in cui, ognuno di noi, può identificarsi. Una vita difficile segnata da una miriade di battaglie, la lotta costante con il proprio “io” interiore, la paura di essere dimenticati, di deludere la propria famiglia. Sylvester Stallone ci regala, ancora una volta, una pellicola attuale per il suo tempo, ma i cui temi riecheggiano nell’aria del nostro presente.
L’Est contro l’Ovest
Il film sorprende gli spettatori con una nuova sfida per Rocky (e per l’America). Ivan Drago, interpretato da Dolph Lundgren, arriva negli Stati Uniti pronto a dimostrare quanto l’Unione Sovietica sia forte anche nel mondo del pugilato.
Apparentemente potrebbe sembrare una sfida come tutte le altre, ma come dice Apollo (Carl Weathers): “c’è molto di più in gioco”. Ebbene sì: lo scontro di pugilato tra Apollo (e successivamente Rocky) con Ivan Drago diventa la metafora reale della Guerra Fredda, uno scontro indiretto, giocato su vari livelli internazionali, carico di tensione e paura di un vero conflitto mondiale.
L’azione e la fisicità al centro di Rocky IV
La pellicola si supera anche nel rapporto tra azione e fisicità. I protagonisti si presentano nella loro massima preparazione atletica e le scene degli allenamenti “all’americana” e “alla sovietica” lo dimostrano. Grazie all’ottimo montaggio che lo rende evidente, Rocky e Ivan Drago si allenano parallelamente con due metodologie diverse: rispettivamente una più genuina e libera contro una più meccanica e rigidamente controllata. Il fisico non diventa solo il simbolo della potenza del singolo uomo, ma rispecchia, parallelamente, la potenza nazionale da cui provengono i due pugili.

Rocky IV, allenamento.
La musica come arma a doppio taglio
Un ruolo centrale è ricoperto dalla colonna sonora firmata da Vince DiCola. I temi originali, presenti dal primo Rocky e realizzati da Bill Conti, si possono ascoltare nelle scene più iconiche del film. La presenza di vere e proprie canzoni – anticipata in Rocky III con Eye Of The Tiger di Survivor – dona al film un tocco più cinematografico e autentico.
Tracce come Burning Heart di Survivor o Heart’s On Fire di John Cafferty & The Beaver Brown Band non servono solo a motivare lo spettatore, ma a emozionarlo, permettendogli di immedesimarsi in Rocky. Il contenuto di queste canzoni rispecchia esattamente quello che il protagonista sta provando in determinate scene del film.
Straordinaria, in questi termini, è la scena cult di Rocky in macchina che sfreccia per le vie di Philadelphia. No Easy Way Out di Robert Tepper fa da sfondo a questo momento così toccante ed emozionante, portando il film a una climax motivazionale.
Infine, la presenza di James Brown, che canta Living in America in una delle scene più spettacolari del film, dona un tocco di classe. Il re del soul non è solo una figura di prestigio musicale, ma diventa la personificazione del sogno americano e della libertà artistica.
Un cast che sa resistere ai colpi
Rocky non sarebbe tale senza Adriana, interpretata brillantemente da Talia Shire. È un personaggio fondamentale fin dalla prima pellicola e lo resterà anche in Rocky IV. Adriana osserva in silenzio l’arrivo di Ivan Drago nelle vite di Apollo e di Rocky, tenendo dentro di sé, inizialmente, la sua paura più grande: perdere suo marito sul ring. Una paura che sfocerà pienamente dopo il destino doloroso di Apollo.
Paulie (Burt Young) rimane una certezza. Il suo personaggio è apparentemente forte e altamente fragile, ma funzionale al tema principale di Rocky IV. Grazie alla sua “lingua lunga” e buffonaggine, Paulie riesce a essere molto diretto, senza provocare dissensi.
Un’altra costante è la presenza di Tony (Tony Burton), personaggio che il pubblico ha imparato a conoscere come allenatore di Apollo nei primi due capitoli della saga. Nel quarto capitolo Tony diventa una figura quasi paterna per Rocky, in sostituzione del suo allenatore Mickey e del suo grande amico Apollo. I due stringeranno un rapporto ancora più intimo e profondo nel corso del film.
Infine Apollo, interpretato in modo sublime da Carl Weathers, rappresenta il pugile fallito, dimenticato da tutti e caduto nell’oblio della solitudine. L’incontro con il russo riaccende in lui la voglia di salire sul ring, di rivivere quelle sensazioni che lo rendevano un uomo vivo. Il destino sarà crudele con lui e ciò porterà Rocky a prendere la decisione più importante della sua vita.
Un’ottima novità, invece, è rappresentata da Brigitte Nielsen che interpreta la moglie russa di Ivan Drago. Con la sua bellezza nordica riesce a incantare il pubblico senza un copione articolato.
“Tutto il mondo più cambiare”
La scena finale del film non è solo il termine di una competizione sportiva, ma diventa un discorso sociale.
“… Sul ring eravamo in due disposti a ucciderci l’un l’altro, ma penso che è meglio così che milioni di persone!
Però quello che sto cercando di dire è che se io posso cambiare, e voi potete cambiare… tutto il mondo può cambiare!”.
Sylvester Stallone ci ha regalato pellicole straordinarie e indimenticabili grazie al suo modo di raccontare il presente all’interno di film apparentemente superficiali e ricchi di azione e fisicità. Le pellicole firmate da Sly sono molto di più; bisogna solo guardare oltre agli orizzonti. Tutto il mondo può cambiare, oggi più che mai.
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