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South Italy International Film Festival

‘La casa sul mare’ di Ricca: un’eco-fiaba che non necessita parole

Un cortometraggio d’animazione che abbandona i dialoghi per raccontare l’ecologia dell’interiorità

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Finalista alla quarta edizione del South Italy International Film Festival, nella suggestiva cornice di Barletta, La casa sul mare è un cortometraggio d’animazione firmato da Fulvio Davide Ricca, giovane regista partenopeo già noto per il 2D poetico di Retrouvailles e per l’originalità del precedente Il Fantasma di Carta. Prodotto da Turtle Studio e distribuito da TVCO, il corto è sostenuto dalla Film Commission Campania ed è pensato per essere visto anche dai più piccoli. Ma l’apparente semplicità nasconde ben altro.

Si tratta, infatti, di un film che non parla. Nessun dialogo, nessuna voce guida. Solo immagini e musica. Eppure, dice molto. Dice tutto. Un po’ come Flow, il vincitore lituano dell’Oscar 2025, anche questo piccolo gioiello d’animazione si affida alla potenza del visivo per suggerire uno scarto etico, esistenziale, ecologico.

Nella città dell’asfalto, una casa respira verde

Il protagonista è Pip, un bambino eterno, grottesco e goffo, che vive in una città che ha abbandonato ogni traccia di organicità. Cemento e tecnologia dominano un mondo che non è neanche più distopico, ma semplicemente presente. Non c’è neanche bisogno di dichiararlo: la distopia è lo sfondo naturale del nostro quotidiano.

Pip però dentro casa coltiva un ecosistema fragile. Piante, cactus, fiori: un microcosmo che resiste. Ma è quando arriva il terremoto, elemento narrativo fortemente simbolico, che tutto cambia. La casa si stacca dal terreno, precipita in mare, e solo lì, galleggiando tra onde e creature marine, il protagonista impara a vivere con la natura, non sopra di essa.

Il cactus sotto il piede: quando la natura si difende

La scena che segna la prima vera svolta del racconto è apparentemente semplice: un cactus cade, e Pip, nel panico, ci mette il piede sopra. È un dettaglio, ma porta con sé una densità semantica precisa. La natura ferisce, non per vendetta, ma per istinto. È un gesto di difesa. Il terremoto, la caduta, il dolore: sono segnali che non si possono ignorare. La natura non è più uno sfondo muto. È un personaggio, un soggetto narrante.

Come accadeva anche in The Red Turtle di Michaël Dudok de Wit, altro esempio di cinema animato senza parole, La casa sul mare racconta la trasformazione interiore di un protagonista attraverso l’esperienza del contatto radicale con l’ambiente. Non c’è catastrofe, ma metamorfosi.

L’eroe che non torna a casa: un’anti-narrazione formativa

Pip lancia segnali di SOS, cerca un ritorno all’ordine. Ma quando gli si offre davvero la possibilità di rientrare nella società, fatta di routine, obbedienza e cemento, decide di restare. Non torna all’equilibrio, non ripristina nulla. E proprio qui si compie il vero atto rivoluzionario del corto.

Seguendo implicitamente il modello del viaggio dell’eroe di Joseph Campbell (a cui il regista si è apertamente ispirato), La casa sul mare ne infrange però il passaggio finale: il ritorno. Pip non ritorna. Forse perchè non vuole o forse perchè non serve. Non lo sente necessario.

Questa scelta narrativa sottrae il film alla struttura classica americana della reintegrazione nel sistema e lo avvicina invece a una pedagogia diversa: quella che riconosce che esistono infiniti modi di abitare il mondo. E che non tutti passano dalla città.

Non salvare la natura: ascoltala

Come ha dichiarato lo stesso regista, Fulvio Davide Ricca:

“Credo sia estremamente importante per noi fare lo stesso passaggio che fa il protagonista, comprendere la natura e rispettarla per poter vivere con essa.”

E proprio questo passaggio, interiore e narrativo, segna l’impatto più profondo del cortometraggio. Pip non diventa un eroe ambientale nel senso classico. Ma sceglie di non tornare alla società, pur potendolo fare. Resta nella sua casa galleggiante, tra creature marine e piante che crescono. Sceglie una vita in relazione, non in controllo.

Una scelta che lo avvicina, idealmente, alla Nausicaä di Miyazaki: anche lei in un mondo devastato da un passato di dominio umano, anche lei in ascolto, anche lei costretta a rinegoziare il rapporto con ciò che è più grande dell’uomo. Se in Nausicaä della Valle del vento era la foresta tossica a nascondere la guarigione, qui è il mare a suggerire un nuovo tipo di abitabilità. Una casa non più ancorata al suolo, ma in movimento, in dialogo con l’elemento naturale.

In questo senso La casa sul mare si presta perfettamente anche come strumento educativo: non solo per il suo messaggio ecologico, ma per come invita a una riflessione pedagogica sul valore del contatto, della lentezza e della scelta individuale.

La casa sul mare

  • Anno: 2025
  • Durata: 14:57 min
  • Distribuzione: TVCO International distribution e Turtle Studio
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Fulvio Davide RICCA