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South Italy International Film Festival

‘In Half’ l’automatismo mentale che diventa animazione

Un meraviglioso viaggio tra paura e amore

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In Half

In Half, scritto e diretto da Jorge Morais Valle, è in concorso nella sezione Miglior cortometraggio d’animazione del South Italy International Film Festival.

Un meraviglioso viaggio tra paura e amore.

In Half: un viaggio nell’inconscio

Attraverso l’immaginazione di un bambino, si racconta il viaggio di un uomo che dopo essere caduto preda delle sue paure, deve attraversare uno strano mondo, un universo pieno di magia, dove si confronterà con le proprie paure e i conflitti del passato e dove dovrà trovare soluzioni per il futuro per scoprire la propria identità. [Sinossi ufficiale].

L’animazione per oltrepassare i confini del visibile

Adele Baker, dell’Università di Endiburgo, scomoda addirittura il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, e il suo collega, Carl Gustav Jung, per descrivere e interpretare l’affascinante viaggio creato e animato dal cineasta spagnolo Jorge Morais Valle (The Painter of Skies). Quella di Adele Baker è una chiave di lettura che, partendo dalla psicoanalisi, giunge alla pedagogia, per tratteggiare nei minimi particolari i suggestivi dettagli di un’immersione visionaria, fantasiosa, onirica e probabilmente allucinogena.

La trama si estende progressivamente su più fronti, dalla realtà esteriore a quella interiore, tra presente, passato e futuro, dall’infanzia alla vecchia, passando per la maturità; tra la vita e la morte, tra la paura, l’odio e l’amore.

Credo che l’animazione abbia il potere di trascendere i confini e connettere le persone a un livello più profondo”

Sono le parole di Jorge Morais Valle che confermano la sua volontà di andare oltre il visibile, al tangibile, trascinando lo spettatore, grande e piccolo, in un universo surreale, reso visivamente da una grafica potente e accattivante.

L’automatismo mentale

Tutto inizia nel mondo reale, ma subito dopo si frantuma e il viaggio stupefacente inizia. Il mondo interiore prende forma e colore in una una corsa affannosa e onirica, dove il simbolismo prevale su tutto. Il ricordo veicola le emozioni, le sensazioni e i traumi infantili procurati da un padre severo, per un bambino diventato uomo e poi di nuovo bambino, allo scopo di oltrepassare il confine della razionalità e tuffarci in un vero automatismo mentale. È per questo che Adele Baker non esagera quando chiama in causa Freud e Jung. Le loro teorie trovano una giusta corrispondenza nel variopinto universo creato dal regista spagnolo.

In Half tutto sembra focalizzarsi sul trauma rimosso che emerge con prepotenza, riportando a galla il non risolto, il sospeso, il rimosso, almeno temporaneamente, per evitare il rifiuto.

Il famoso psichiatra e psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung postula che tutti noi ospitiamo certi tratti che nascondiamo. Fin dalla tenera età, impariamo che tale occultamento è necessario per l’accettazione.“

L’occultamento di cui parla Adele Baker è quello di un trauma generato durante l’infanzia, sepolto per anni e poi riemerso. Un disconoscimento del proprio sé, un collocarsi – sempre secondo la Baker – in uno stato d’ombra, dove per il padre della psicoanalisi, forgiamo la nostra maschera ideale, con la funzionalità di omologarci al mondo circostante. Un mascheramento per celare il trauma infantile riemerso tra morte e vita che diventa meccanismo mentale inconsapevole, un viaggio tra l’inconscio e il subconscio.

Il padre e la madre

E qui, ecco, emergono le figure del padre e della madre. Presenze reali che, per proseguire il discorso psicoanalitico, si immergono in un evocativo simbolismo. Il padre è l’autorità, con la funzione di introdurre il bambino nella dimensione sociale, con tutto ciò che ne consegue. Questa è la teoria freudiana sulla figura paterna che Jorge Morais Valle esaspera il più possibile. Così facendo, il padre diventa il bruto per eccellenza, da cui scappare per mettersi in salvo.

Dall’altro lato, c’è la Madre che si colloca in uno spazio radicalmente diverso. Anche in questo caso, però, il punto di partenza resta il pensiero freudiano, con un accenno al complesso di Edipo, quando la figura materna emerge attorniata da altri due personaggi femminili, esageratamente sessualizzati. Ma è proprio la Madre a liberare il sé protagonista, bambino, adulto, vecchio e poi di nuovo bambino, intrappolato tra inconscio e il subconscio. Il trauma è risolto, superato e l’universo concepito dal regista spagnolo si tinge di meravigliose tinte, con un simbolismo – mai assopito – che si dirige, finalmente, verso la liberazione della zavorra traumatica.

Il simbolismo di In Half 

Il simbolismo è l’ elemento dominante di In Half. Ogni azione, ogni spazio è sempre utilizzato allegoricamente. Il significato assume innumerevoli valenze, non sempre traducibili razionalmente, perché questo è l’ambito dell’automatismo mentale, convertito in immagini in movimento. In alcuni casi assistiamo anche a dislocazioni di senso da un estremo all’altro e una banale locomotiva giocattolo o una bambola di pezza passano dall’inquietante al rassicurante, dalla paura all’amore.

Detto ciò, tutto farebbe pensare che In Half sia un’opera d’animazione per adulti. Senza dubbio, il pubblico più maturo ha gli strumenti per meglio interpretare il viaggio inconscio di Jorge Morais Valle. Allo stesso tempo, però, i giovanissimi potranno, senza alcuna difficoltà, comprendere il testo del cortometraggio che, con un linguaggio più semplice, ma sempre suggestivo, riesce a trasmettere gli stessi concetti.

Inoltre, sia grandi che piccoli potranno apprezzare una grafica potentissima, originale nella forma e nel colore. Uno stile che sembra richiamare il surrealismo di Salvador Dalì, con una significativa citazione alla poetica di Charles Lutwidge Dodgson, pseudonimo di Lewis Carroll, autore di Alice nel paese delle meraviglie.

In Half

  • Anno: 2024
  • Durata: 24 minuti
  • Genere: cortometraggio
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Jorge Morais Valle