She-Hulk è la nona serie prodotta dai Marvel Studios e ideata da Jessica Gao, e il 37° progetto dell’MCU; la serie è disponibile dal 18 agosto 2022 su Disney Plus.
;She-Hulk La conferenza stampa della nuova serie Marvel
La trama
Jennifer Walters (Tatiana Maslany) è la cugina del famoso Bruce Banner (Mark Ruffalo), ed è anche un’avvocatessa specializzata in casi che vedono coinvolti i superumani. La protagonista cerca di affrontare la sua complessa vita da avvocatessa trentenne e single, ma non sarà semplice, perché a causa della necessità di avere una trasfusione di sangue, ricevuta dal cugino, Jennifer otterrà gli stessi poteri di Bruce, diventando di conseguenza She-Hulk. La legale dovrà confrontarsi con questa sua nuova identità cercando di controllare i nuovi poteri.
Le premesse
Potere e responsabilità: sono i due concetti cardine della letteratura della Marvel Comics, espressi nell’iconico e ormai storico Amazing Fantasy 15, ovvero la primissima apparizione di Spider-Man (che subito dopo, baciato dal successo del pubblico, si spostò sulla testata personale Amazing Spider-Man del marzo 1963). E sono proprio alla base delle dinamiche etiche dei supereroi con superproblemi ideati dal genio di Stan Lee: ovvero uomini che, per un motivo o per l’altro, vengono in possesso di poteri straordinari e ne declinano l’utilizzo attraverso la responsabilità che comporta essere fisicamente al di sopra della gente comune, nonostante i problemi personali.
Sono proprio i problemi personali, che affliggono i supereroi alla stessa maniera di come fanno con la gente comune, a definire la tragicità e contemporaneamente la realtà insita nella narrazione Marvel, tramutandola in un vero e proprio epos moderno.
Ogni personaggio creato da Lee, quindi, e dai suoi successori, ha dovuto far fronte a questa legge non scritta, coniugando la sua personalità all’ambiente morale insito nella dimensione fumettistica.
Conseguentemente, anche She-Hulk ha dovuto adattare la sua origine e la sua mission a tutto questo: all’inizio in maniera conformistica e banale, per poi svilupparsi in modo altamente originale.
La storia editoriale
L’eroina appare per la prima volta in Sensational She-Hulk del febbraio 1980, con i testi dell’onnipresente Lee (è però una delle sue ultime creazioni) solo per il primo numero e in seguito da David Kraft, e i disegni del leggendario John Buscema.
La testata non brilla per originalità: sulla scia dell’incredibile successo che baciava in quegli anni Hulk, il gigante di giada che faceva sfracelli in tv grazie al telefilm (L’Incredibile Hulk, 5 stagioni per 83 episodi, con Lou Ferrigno e Bill Bixby alternati nei panni del protagonista e del suo mostruoso alter ego ed effetti speciali alla buonissima ma ingegnosi, lontana dalle atmosfere fantasiose del fumetto ma aderente a tematiche per lo più sociali), la protagonista Jennifer Walters è la cugina di Bruce Banner. In seguito a un incidente, riceve una trasfusione dal parente con sangue irradiato da raggi gamma e, come lui, in preda alla rabbia cambia dimensioni e forza.
Questa prima serie ha durata breve, solo due anni: ma il personaggio viene ripreso nel 1989 da John Byrne, autore completo in auge in quel periodo e profondamente innovatore con la sua verve geniale e la sua intelligente inventiva, con la sua Sensational She-Hulk che andrà avanti per cinque anni, fino al 1994.
È qui che Byrne (ai testi e disegni fino al n.50 sui 60 complessivi) definisce la personalità definitiva di She-Hulk: all’apparenza meno problematica rispetto al suo quasi omonimo, ha dalla sua un’ironia imbattibile e un carattere meno tormentato e più forte, perché quasi da subito completamente padrona delle sue trasformazioni.
Byrne fa inoltre uso di una meta-narrazione altamente innovativa per l’epoca: Jennifer Walter è perfettamente consapevole di essere un personaggio dei fumetti, e pressoché in ogni albo si rivolge ai lettori dando alle sue avventure un tono grottesco e irresistibile, anche senza rinunciare alle punte di lirismo tipiche della Marvel Comics.
In seguito, la gigantessa verde è protagonista di due serie consecutive scritte da Dan Slott, She-Hulk vol. 1 e 2, che ne lascia opportunamente inalterato il carattere, approfondendo però maggiormente la parte legal: identica dimensione a quella nella testata successiva firmata da Charles Soule (avvocato oltre che autore di fumetti). Le tre serie, edite fino al 2014, pur senza raggiungere le vette di equilibrio di quella a firma Byrne, sanno unire alla perfezione il thriller giudiziario al racconto superomistico.
La Recensione
Il primo episodio di She-Hulk raggiunge perfettamente i suoi obiettivi primari: cattura il sapore del personaggio di Byrne e crea una storia coerente in sé stessa, senza nessuna sbavatura.
Ironica, ammiccante, scritta con brio, la serie Disney è convincente fin da subito, raggiungendo quella sapidità e quella densità narrative che mancavano, nell’universo televisivo della Marvel, dagli esorbitanti esordi con WandaVision e Loki.
Gli eroi Marvel, come visto sopra, sono un difficilissimo mix tra dramma e azione, riflessione e commedia, leggerezza e profondità: tanti elementi che costituiscono le varie anime e che alla fine si stendono in un mosaico completo che brilla di vita propria. E mentre le due serie citate riuscivano a catturare il sense of wonder tipico di questo genere letterario, le successive Hawkeye e Moon Knight (pur avendo un episodio, il quinto, che probabilmente è uno dei risultati più emotivamente coinvolgenti della recente serialità tv di consumo) pendevano o da una parte o dall’altra, restituendo di certo il fascino di questi eroi imperfetti con tutto l’esotismo delle loro originalità, ma non riuscendo ad equilibrare i toni sul lungo percorso seriale.
Ms. Marvel aveva fatto meglio, con l’unico difetto a metà racconto di dare l’impressione di non riuscire a tenere a bada le diverse sottotrame. She-Hulk, proprio come la sua simpaticissima protagonista, supera d’un balzo ogni difficoltà e arriva dritta al cuore, con una origin story veloce, indolore e divertente e con personaggi perfettamente delineati, senza rinunciare al metalinguaggio, alle strizzatine d’occhio ai fan duri e puri e alle sottotrame orizzontali.
Dopo l’abbuffata delle prime tre fasi, sembra che questa quarta (inaugurata con il citato Wandavision) voglia far riappropriare i propri eroi della normalità: concetto relativo nel Marvel Universe, ma fatto di umori familiari, relazioni interpersonali, piccole e grandi ingiustizie. E problemi legati all’attualità: perché She-Hulk sa anche essere #metoo senza scadere in banalità o eccessi, anche grazie al personaggio che si presta, fin dal principio, ad una lettura protofemminista. Le serie certamente danno più spazio di manovra per gli approfondimenti: ed è proprio in questo che il serial verde sembra aver capito meglio dove dirigersi e soprattutto come arrivarci, dotando i protagonisti della giusta umanità che gli interpreti restituiscono appieno (e la rottura della quarta parete, in questo senso, calza alla perfezione).
Senza contare l’apparato visuale.
Nonostante all’uscita del primo teaser, il lassismo imperante sui social aveva lapidariamente condannato la grafica (non considerando che fosse appunto un teaser), l’episodio brilla per l’accuratezza dell’impianto scenico. Le tonalità da verde la fanno da padrone, le trasformazioni sono quanto mai realistiche, e il confronto tra Hulk e She-Hulk è un siparietto comico di irresistibile comicità. Se poi Ruffalo è una garanzia, attore capace di incredibili sfumature che ha saputo adattare la sua recitazione in un ruolo quasi completamente in CGI, la Maslany è una bella sorpresa nei panni di un personaggio non facile quando riesce a dare il giusto spessore restando sempre su un tono ironico.
Un inizio brillante.