Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, di cui si vuole onorare e promuovere il messaggio con una selezione di film sul tema.
Nascita e simboli della ricorrenza
Istituita solo nel 1999, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la ricorrenza serve a sensibilizzare l’intera umanità rispetto a un problema ancora troppo incombente.
Durante la giornata, numerose sono le iniziative volte a sostenerne i principi, a partire dal simbolico colore rosso, esibito anche come un semplice sbaffo di rossetto sullo zigomo – lo si vede regolarmente sui calciatori di Serie A in campo – o con scarpe da donna allineate nei luoghi pubblici.
Il cinema, la televisione, l’arte in generale, hanno spesso affrontato il tema della violenza contro le donne, nelle più svariate modalità.
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne | Uomini che odiano le donne
UOMINI CHE ODIANO LE DONNE
Di adattamenti cinematografici dell’omonimo romanzo di Stieg Larsson, primo di una saga dal titolo Millennium, ne sono stati realizzati due. Il primo (2009) è diretto da Niels Arden Oplev, il secondo (2011) da David Fincher.
La trama è chiaramente la stessa, sebbene cambino gli stili, la sensibilità e la poetica propri di ciascun regista. Se l’opera scandinava mantiene la glacialità e la crudezza del testo letterario, il film di Fincher avvolge lo spettatore nelle sue spirali di mistero e violenza.
Lisbeth Salander è senza dubbio uno dei personaggi femminili più tosti e ammalianti di sempre. Con un passato travagliato alle spalle, costellato di soprusi e di case famiglia, la giovane donna ha innalzato un muro tra sé e gli uomini. Hacker di professione e solitaria per scelta, Lisbeth ha una vocazione particolare: punire chi fa del male alle donne. Il giorno in cui, nella sua esistenza, piomba il giornalista Mikael Blomkvist, tutta la sua competenza assumerà un nuovo e fondamentale valore.
A portare sullo schermo questa eroina sui generis si sono intervallate tre grandissimi attrici: Noomi Rapace, Rooney Mara e Claire Foy – nell’adattamento di Quello che non uccide (2018), sequel della prima trilogia di Millennium.
Due titoli sul tema dalla Spagna e dall’Italia
TI DO I MIEI OCCHI
Ambientato a Toledo e vincitore di ben sette Premi Goya, Ti do i miei occhi (2003) tratta il tema della violenza contro le donne in maniera alquanto canonica. Sullo schermo prendono infatti vita le vicende di Pilar (Laia Marull), rifugiatasi dalla sorella Ana (Candela Peña), insieme al figlio Juan (Nicolás Fernández Luna), in seguito alle insistenti percosse da parte del marito Antonio (Luis Tosar). L’uomo tenterà in ogni modo di riconquistare la moglie, iniziando anche un percorso su se stesso, per la gestione della rabbia.
La madrilena Icíar Bollaín scrive e dirige un’opera potente, cruda e realistica, portando lo spettatore a vivere le stesse sensazioni della protagonista. In bilico tra attrazione e paura, Pilar sperimenta questa ambiguità che non le dà tregua e non le permette di essere lucida. Ma le conseguenze di una simile situazione non tarderanno a mostrarsi.
L’AMORE RUBATO
Disponibile su RaiPlay e diretto da Irish Braschi, L’amore rubato (2016) mette in scena la storia di cinque personaggi femminili, differenti per età, situazione ed estrazione sociale. Sono accomunati dall’esperienza traumatica e violenta con uomini invaghiti, talvolta innamorati, ma incapaci di gestire quella parte più viscerale del rapporto.
La gelosia, il possesso, il controllo, rendono l’amore un sentimento malsano, colmo di pericoli e di sofferenza. Forzando la mano in alcuni momenti, con l’obiettivo di trasmettere un messaggio importante, la pellicola affronta una tematica complessa e purtroppo ancora molto attuale.
Liberamente tratto dall’omonima raccolta di racconti, a cura di Dacia Maraini, L’amore rubato vede la partecipazione di un nutrito cast: le protagoniste femminili hanno i volti di Chiara Mastalli, Elisabetta Mirra, Gabriella Pession, Elena Sofia Ricci, Stefania Rocca.
Per sempre dura il dolore, la paura. Per sempre restano le ferite. Ricorderemo sempre chi dell’amore non sapeva niente. Diffideremo dei nostri, dei vostri cuori. Pingeremo ciò che è andato perduto e chi a causa vostra ha perso la fede. Per sempre ricorderemo quanto può essere semplice volersi bene ed essere felici.
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne | I film passati per la Festa del Cinema di Roma
LA VITA CHE VERRÀ
Diretto da Phyllida Lloyd (Mamma Mia!, The Iron Lady), co-sceneggiato da Malcolm Campbell e da Clare Dunne – che ne è anche protagonista – La vita che verrà (2020) racconta la storia di Sandra e della sua strenua lotta per garantire un futuro alle figlie, che sia privo della violenza da lei subita per anni. Allontanatasi dal marito, tenta inutilmente di entrare nel sistema che offre rifugi alle donne in difficoltà.
A quel punto, Sandra decide di costruirsi una casa con le sue sole forze. Il percorso intrapreso dalla protagonista è costellato di difficoltà, ostacoli, imprevisti e sofferenze di ogni sorta. Ma l’animo della donna non si piega, per quanto la vita sembri remarle contro.
Presentato in chiusura alla Festa del Cinema di Roma, in collaborazione con Alice nella Città, il film evidenzia alcune problematiche reali e importanti della nostra società. Al tempo stesso valorizza un discorso sulla comunità e invita a unire le risorse per giungere alla meta.
ROOM
Basato sull’omonimo romanzo di Emma Donoghue, a sua volta ispirato al caso Fritzl, Room (2015) di Lenny Abrahamson racconta l’incredibile storia del piccolo Jack (Jacob Tremblay) e della mamma Joy (Brie Larson). I due vivono all’interno di una stanza – da qui il titolo del film – e non hanno contatti con l’esterno.
Man mano che la narrazione prosegue, la curiosità del bambino cresce e spinge Joy a escogitare un piano per tirarli fuori di lì. Ciò che a prima vista appare una situazione post apocalittica, creando confusione e interrogativi, ben presto assume la forma di una vera e propria tragedia. E tutto viene così giocato sull’atmosfera, tra ambiguità e claustrofobia.
La pellicola, vincitrice del Toronto Film Festival e presentata alla Festa del Cinema di Roma, solleva interrogativi e riflessioni cruciali su una società di stampo patriarcale, che cela pericoli e gravi disturbi, muovendosi nell’ombra.
Due cult degli anni Ottanta e Novanta
IL COLORE VIOLA
Steven Spielberg adatta per lo schermo l’omonimo romanzo di Alice Walker, incentrato sulla figura di Celie. La narrazione inizia dall’infanzia della protagonista e ne segue il percorso fino all’età adulta: violentata dal padre e schiavizzata dal marito, Celie troverà infine una serenità a lungo agognata, ma non senza patire pene indescrivibili e convivere con le conseguenti ferite.
Whoopi Goldberg presta il volto a Celie, meritandosi anche la candidatura all’Oscar come Miglior attrice protagonista – la pellicola in tutto ha ricevuto ben 11 nomination. Il colore viola (1985) non è solo uno dei capolavori di Spielberg, ma anche un’opera fondamentale nel raccontare uno spaccato di vita d’epoca e le condizioni delle donne che lo popolavano.
THELMA E LOUISE
Thelma & Louise (1991) è oggi un vero e proprio cult, ma dietro la facciata di road movie al femminile si trovano numerose questioni riguardanti il gentil sesso (e non solo). La storia di amicizia tra le due protagoniste, interpretate da Geena Davis e Susan Sarandon, dà modo di indagare su una realtà di provincia americana, che però rispecchia un’ampia fetta della società occidentale.
Giocando abilmente con alcuni topoi dei generi cinematografici più appetibili, affidandosi alla scrittura di Callie Khouri (premio Oscar per la sceneggiatura), Ridley Scott costruisce una parabola impeccabile. Il sistema della giustizia perde di credibilità, lasciando il posto a una vendetta che, come quasi sempre succede, non avrà vincitori.
Thelma Louise 30th anniversario. Cosa ha rappresentato questo film negli anni (con spoiler)
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne | I film sulla vendetta
UNA DONNA PROMETTENTE
Carey Mulligan dà voce, corpo e colore alla sua Cassie, una vera e propria forza della natura, con tanto di parrucca arcobaleno abbinata allo smalto sulle unghie. La giovane conduce una doppia esistenza: di giorno lavora in un piccolo bar, mentre di sera se ne va per locali, a caccia di uomini da punire. Nel suo passato è infatti accaduta una tragedia, che l’ha privata della sua migliore amica e ha condizionato per sempre il corso della sua vita.
Emerald Fennell – nota per aver portato sullo schermo Camilla Shand in The Crown – debutta alla regia con un’opera dotata di una forza visiva e narrativa assolutamente sorprendenti. Se tanto si deve alla performance della Mulligan, non si può prescindere dall’ottima costruzione del personaggio e del contesto che abita.
Una donna promettente (2020) ha purtroppo risentito, in fase promozionale, del periodo di pandemia, ma è senza dubbio alcuno tra i titoli più pregevoli e illuminanti sul tema della violenza contro le donne.
THE NIGHTINGALE
Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – dove ha meritato il Premio Speciale della Giuria e il Marcello Mastroianni – The Nightingale (2018) narra le vicende di Clare (Aisling Franciosi), una giovane irlandese che lavora per il reggimento colonialista, guidato dal tenente Hawkins (Sam Claflin). Quando quest’ultimo causa la morte del marito e della figlia, Clare decide di inseguire un suo personale piano di vendetta. Non essendo creduta né supportata da chi di dovere, avrà al suo fianco un indigeno di nome Billy (Baykali Ganambarr).
L’australiana Jennifer Kent confeziona un’opera di una durezza impressionante e indelebile: oltre ad avere specialisti sul set a sostegno degli interpreti, non sono state poche le polemiche che ne hanno accompagnato l’uscita in sala e il passaggio nei vari festival. A grandi linee simile al Revenge (2018) di Coralie Fargeat, The Nightingale immortala uno spaccato storico-sociale alquanto realistico.
Maid | La miniserie che tratta il tema della violenza contro le donne
MAID
La sorprendente e apprezzata miniserie targata Netflix segue le vicende di Alex (Margaret Qualley), dal giorno in cui decide di lasciare il marito Sean (Nick Robinson) e di portare la figlia Emma lontano da un ambiente poco adatto a una bambina di tre anni.
Grazie ai flashback sappiamo ciò che ha spinto la giovane donna a un simile gesto, e proviamo al tempo stesso empatia per lei e la sua storia. Senza esprimere giudizi, ma non celando nemmeno una critica alla società attuale, ad alcuni dei meccanismi che la muovono, la serie possiede ed esibisce un carico emozionale struggente.
Maid (2021) prende ispirazione dal libro di memorie Lavoro duro, paga bassa, e la voglia di sopravvivere di una madre, scritto da Stephanie Land.
BEGINNING
Un ultimo accenno lo riserviamo all’opera diretta da Dea Kulumbegashvili – in uscita proprio il 25 novembre 2021 – ambientata in un contesto particolare e complicato quale quello dei Testimoni di Geova. La protagonista (Kakha Kintsurashvili) subisce un atto di violenza, che rimetterà in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto e per cui credeva di vivere. Un debutto di straordinaria potenza narrativa e rigore visivo.
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.