Era dai tempi della spettacolare inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino del 2008, che non si sentiva più parlare di Zhang Yimou come di un regista dissidente. E invece eccolo lì, di nuovo alle prese con la censura.
Accogliamo felicemente l’uscita del suo ultimo film One second nelle sale italiane, distribuito da Fenix Entertainment e prodotto da Huanxi Media Group. Eppure per arrivare dove è arrivato, questo poetico film e omaggio alla settima arte, ne ha passate di tutti i colori. Perfino un re-shooting nella remota Dunhuang, ai confini col Deserto del Gobi.
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Il tutto per assecondare le richieste della macchina censoria cinese, che dopo la nuova riforma della legge del cinema avvenuta nel 2017, ha adesso il potere di impedire ai film locali di raggiungere i festival stranieri. E in ultimo, impedire ai registi testardi che ai festival stranieri vogliono partecipare comunque, di lavorare.
One second: da Berlino a Cannes, i “problemi tecnici” irrisolvibili
La misteriosa storia distributiva di One second inizia a due giorni dall’inizio della Berlinale del 2019, quando con un annuncio sui social, il film viene ritirato per “problemi tecnici”. Una vaga definizione che spesso in Cina si usa per nascondere altro di non “dicibile”.
Assurdo pensare ad un ritiro, quando il film è un grande ritorno di Zhang Yimou alle poetiche che l’hanno reso famoso. Addirittura, secondo testimonianze raccolte da Hollywood Reporter, avrebbe potuto sperare nell’Orso d’Oro. Quello che quindi si è sovrapposto alla sua scalata, è stata la mancata terza approvazione.
I film cinesi vengono sottoposti al vaglio sia in forma di sceneggiatura che nella loro versione finita. Quindi anche quando una produzione si è assicurata il sigillo del Drago Rosso (quello che apre i la testa del film con la musichetta, per intenderci), può ancora incorrere in un last minute cambio di opinione. Spesso questa revisione viene sì indicata come “problema tecnico”, perché ufficialmente è su quello che verte l’ultimo esame: qualità dell’immagine, ratio, suono, e così via.
Frequenti mormorii tra i professionisti fanno piuttosto intendere che questo sia quel cavillo al quale ci si aggrappa all’ultimo per fermare film considerati ancora scomodi.
One second potrebbe essere stato definito “inappropriato” da un punto di vista del contenuto generale, rendendo così impossibile al regista, intervenire e sottoporre a nuova valutazione a due giorni dall’inizio del più grande festival d’Europa.
Zhang Yimou non demorde: se non ha funzionato con Berlino, c’è ancora tempo per Cannes. Il regista apporta le modifiche, ma di nuovo manca di soddisfare le richieste del Governo. E così, anche il Festival di Cannes sfugge.
Rivoluzione Culturale, questo vecchio tabù
Mentre Zhang Yimou battagliava per un’approvazione internazionale, pare che in realtà avesse già ottenuto la garanzia di poter avere il film nelle sale cinesi. In altre parole, c’era stata una abbastanza evidente opposizione alla partecipazione ai concorsi internazionali.
Dal momento che si tratta di Zhang Yimou, probabilmente l’atteggiamento generale è stato quello di evitare che un regista di tale fama potesse presentare ancora una volta un film ambientato ai tempi della Rivoluzione Culturale ad una platea internazionale. Che per il rischio di vedere accendersi i riflettori su questa storia mal celata, la Cina abbia preferito mettere a tacere il tutto?
Zhang Yimou e censura: niente festival per One Second
Arriviamo così all’edizione di novembre 2019 dei Golden Rooster Awards, i David di Donatello cinesi. Ai quali, manco a dirlo, One Second, programmato come film di apertura, non ha potuto partecipare. È la moglie di Zhang Yimou questa volta a comunicarlo pubblicamente, con un breve post sui social. Insomma, neanche in territorio locale Zhang Yimou ha trovato la sua distribuzione festivaliera.
Tuttavia, come garantito dal boia censore, in ultimo la storia dei due protagonisti Zhang e Liu, è arrivata nei cinema cinesi in data 27 novembre 2020 con discreto successo al botteghino.
Dal canto suo, Zhang Yimou non si era certo scoraggiato (abituato com’è alle bacchettate sulle dita): se anche il bellissimo One Second fosse rimasto nel cassetto per via della censura, il produttivo regista avrebbe già avuto pronta una probabilmente meno rischiosa opera. Per quest’anno è infatti attesa l’uscita di Under the light, un film d’azione con risvolti criminali di cui è già possibile visionare il trailer.
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C’è da dire, infine, che la nuova versione di One second però, pare aver limitato la presenza del background storico scomodo. Tant’è che nella sua attuale forma, non è possibile considerarlo come un film critico nei confronti della Rivoluzione Culturale; riflessivo probabilmente, nostalgico, ma non schierato. È complessivamente un minuto più corto della versione presentata a Berlino e chissà quanto diverso.
Per il momento, non ci è dato scoprire né vedere (quanto meno a breve), il director’s cut di quest’opera che è già leggenda.