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A New Era di Boris Svartzman e la Cina degli sgomberi

Il fotografo Boris Svartzman continua il suo lavoro di documentazione dello sviluppo della Cina rurale verso una impietosa follia urbanistica, che è tutto meno che umana

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Muri collassati e mattoni sbriciolati, interrotti da una foresta di piante selvatiche e terreno incoltivabile: un tempo lì c’era un villaggio, una comunità. Poi, si è deciso che fosse arrivato il momento di “riqualificare”: questa parola ritorna ossessionante, e sarebbe sinonimo di rinascita. Se non fosse che non ci sono ceneri su cui risorgere, ma vite di abitanti cacciati con infamia e minacciati fino allo stremo.

A New Era di Boris Svartzman: la trama

A New Era di Boris Svartzman racconta della vicenda che ha interessato nel 2008, l’area dell’isola fluviale di Guanzhou (o Dove island), nella metropoli di Guangzhou. Una diffusa campagna di sgomberi e abbattimenti ha portato un ristretto nucleo di abitanti resistenti a ripopolare le macerie delle proprie abitazioni, vivendo in condizioni precarie. A volte senza acqua corrente né elettricità, e sotto continua sorveglianza; talvolta in aperta opposizione alla propria stessa famiglia, o dopo aver assistito alla morte per sfinimento dei propri cari.

Privati della casa, della terra, del lavoro, gli abitanti resistenti hanno continuato nella loro protesta pacifica mantenendo viva l’area, malgrado i lavori di costruzione, la desolazione, la sporcizia. Svartzman dà loro l’opportunità di parlare di questa battaglia dove sfidano quotidianamente il Governo e il Partito Comunista, in perfetto stile Davide contro Golia.

Storie come queste, nascoste, sono ovunque in Cina.

Il Primo Ministro Wen Jiaobao aveva garantito che “nessuno avrebbe requisito la terra dove i contadini lavoravano”. C’era molto orgoglio e speranza in quelle parole. Ma la realtà è che quelle persone, che vivono una vita tra le macerie, non hanno più niente in cui credere. Un esile filo di orgoglio a cui si attaccano piantonando l’oggetto della contesa e resistendo allo sgombero.

In Cina, dove la legge non esiste

In A New Era di Boris Svartzman si prende visione di prezioso materiale di repertorio, rubato durante le spedizioni per lo sgombero e i pestaggi: le ruspe, la polizia gelida che regala ultimatum, gli abitanti che si blindano in casa sfidando le forze dell’ordine, le riprese oscurate. Il senso di ingiustizia della procedura si taglia col coltello, dove i funzionari sbattono fuori la gente promettendogli un ricollocamento, talvolta mai avvenuto, in un appartamento contraddistinto da un numero. Perché quello sono, per il Governo così occupato con il progresso: nient’altro che numeri.

Il Partito Comunista è senza cuore.

Si lamenta l’abitante solitario, che per quella causa ha dato tutto. È con lui che Svartzman tira le somme, appuntando questa nuova era come un progresso feticcio. Mentre la gente e i loro diritti vengono calpestati, gli esseri umani vivono quella che non riescono neppure loro a definire vita.

A new era

Non c’è alcuna speranza, neppure sul finale. Si trasmette un enorme rispetto alle battaglie silenziosamente condotte da quelle persone senza nome. Ciononostante la lama della ghigliottina cala su di loro, implacabile e senza volto, nella forma di un comunicato ufficiale che intima uno sgombero definitivo.

Il film finisce così, col cinguettio degli uccellini. Non sappiamo se quei poveretti avranno poi visto un futuro o saranno invece stati schiacciati dalle macerie dei loro nidi e dalla pesantezza di un sistema impietoso e ingiusto.

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A New Era

  • Anno: 2019
  • Durata: 71 minuti
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Boris Svartzman