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Biennale del Cinema di Venezia

‘Holofiction’ Raccontare l’Olocausto attraverso il cinema e la tv

All'82esima Mostra del Cinema di Venezia arriva Holofiction di Michal Kosakowski, un documentario emozionante e originale sul tema dell'Olocausto.

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Holofiction

Nella sezione Venezia Classici dell’82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, spunta un titolo alquanto originale e appassionante: Holofiction. Scritto, diretto e montato da Michal Kosakowski, il documentario colleziona una serie di fotogrammi di pellicole e serie televisive incentrate sull’Olocausto, a raccontare un pezzo fondamentale della Storia, con l’ausilio della sola musica e delle immagini che scorrono sullo schermo, giocando con la memoria e risvegliando emozioni potenti.

Holofiction e la ricostruzione dell’Olocausto

Da Schindler’s List a Il pianista, da La vita è bella a JoJo Rabbit. In poco meno di due ore, Holofiction mette insieme una quantità impressionante di opere, provenienti dal piccolo e dal grande schermo, dal 1938 sino a oggi. Nel tentativo di ricostruire la cronologia dell’Olocausto, Kosakowski sviluppa il suo progetto in maniera metodica e funzionale. Seppur non ci siano didascalie né vere e proprie cesure, il documentario si compone di numerosi capitoli, ciascuno dei quali dedicato a un particolare momento storico. Dal rastrellamento all’importanza della musica, dai saluti sui carri all’esperienza dei campi di concentramento.

Se, come sostiene l’autore, “la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto sono tra gli eventi più frequentemente rappresentati nella storia del cinema”, l’idea alla base di Holofiction va oltre le semplici convenzioni. C’è voluto tanto impegno per un’operazione simile, che ha richiesto la selezione all’interno di un archivio di oltre tremila lavori. A ciò si aggiunge la passione, ma anche una necessità intrinseca e pressante di mettere in luce come l’immaginario dell’Olocausto è stato via via creato e codificato nel corso degli anni, attraverso il cinema e la televisione.

L’importanza della memoria

Partendo da Claude Lanzmann e dal suo scetticismo nei confronti della rappresentazione visiva dei traumi, Kosakowski riesce a fare qualcosa di inaspettato, meraviglioso e prezioso: rendere fruibile uno dei capitoli più neri della storia dell’umanità.

Fiction is a transgression and it is my deepest conviction that any representation [of the Holocaust] is forbidden. – Claude Lanzmann

Holofiction permette così di avvicinarsi alla materia in modo semplice e istintivo, attraverso lo sguardo e l’udito. Sono i sensi a guidare le emozioni, inevitabilmente stimolate da quanto scorre sullo schermo. Senza bisogno di sovrastrutture, di competenze critiche o alcun tipo di impegno intellettuale, lo spettatore ha una grande e preziosa possibilità. Quella di scoprire la moltitudine di lavori che hanno scelto di raccontare, ciascuno in una sua particolare maniera, l’Olocausto e ciò che a esso è legato. E può sembrare banale o scontato, ma raggiungere un simile tipo di narrazione, illustrandone e omaggiandone anche la potenza, è qualcosa di assolutamente apprezzabile e unico nel suo genere.

In un momento storico in cui è fondamentale avere una coscienza sempre attenta e attiva, il ricordo di quello che è stato serve a far sì che non si resti anestetizzati dinanzi alla crudeltà dell’essere umano in ogni sua forma.

*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

Holofiction

  • Anno: 2025
  • Durata: 102
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Austria, Germania
  • Regia: Michal Kosakowski