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Approfondimenti

Cinema e sceneggiatori: Gioie e dolori dei film con finale a sorpresa.

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Luna park

Il cinema è il Luna park degli appassionati di storie.

Entri e scegli la ‘pelle’ che in quel momento vuoi vivere. Per chi vuole provare un’attrazione potenzialmente pericolosa, esistono i film con un finale a sorpresa.

Schegge di paura del 1996 con uno straordinario Edward Norton ; The Game del 1997 di David Fincher; nel 1999 Il sesto senso di cui M. Night Shyamalan firma soggetto, sceneggiatura e regia e Fight Club diretto sempre da David Fincher, tratto dall’omonimo romanzo diChuck PalahniukMemento del 2000, secondo lungometraggio di Christopher Nolan, tratto da un racconto del fratello Jonathan Nolan; The Others del 2001, scritto e diretto da Alejandro Amenàbar; Slavin – Patto criminale del 2006 firmato dallo scozzese Paul McGuigan; Shutter Island del 2010, la cui regia è affidata alle grandi capacità di Martin Scorsese, e la sceneggiatura a Laeta Kalogridis.

Questi gli esempi migliori del sorprendente gioco di prestigio cinematografico. Lo sceneggiatore diventa un funambolo. Ogni parola che scrive potrebbe sbilanciare l’equilibrio di una buona suspence. Tutto è orchestrato al fine di ottenere un finale pirotecnico. Come nell’estetica del Barocco, la ricerca di stupire e ammaliare, la finzione per eccellenza. Una partita a scacchi fino alla fine. Si può parlare di due scritture per lo stesso film, una solo per lo sceneggiatore, l’altra per il pubblico, è la giusta miscela delle due a dare il risultato sorprendente. Le informazioni che lo sceneggiatore offre allo spettatore devono essere dosatissime, altrimenti come nei migliori giochi di prestigio, il trucco si svela.

Questo è l’aspetto più esaltante della scrittura di questo genere di film con finale a sorpresa.

Ciò che ineluttabilmente ci lascia è la sorpresa svelata. Questa deve essere magnificente perché rimanga impressa per sempre nelle menti degli spettatori.

The Others è l’esempio lampante del ‘Barocco mostrar’. Alejandro Amenàbar è un maestro in questo genere di scrittura. Nato in Cile nel 1972, padre cileno e madre spagnola, l’anno successivo fuggì con la famiglia a Madrid a causa del colpo di stato di Pinochet. In Spagna si forma, firmerà come sceneggiatore e come regista, Apri gli occhi del 1997, film molto coinvolgente, The Others del 2001, Mare dentro del 2004, premiatissimi.

L’ambientazione accresce la sorpresa nel finale del film.

The Others è ambientato nell’Inghilterra del 1945. Grace, interpretata da Nicole Kidman, vive sola con i suoi due figli in una grande casa, i bambini soffrono di una grave malattia, per cui non possono stare alla luce del sole. Dopo la partenza del marito per la guerra, Grace rimane isolata e al buio, creando rigide regole per aver cura dei suoi piccoli fino all’arrivo di tre domestici. Qui mi fermo, perché, come detto prima, una volta svelato il trucco, non si torna più indietro.

Altra meraviglia di questo genere è supremamente rappresentata da The Game per la regia di David Fincher e scritto da John Brancato e Michael Ferris, una coppia di sceneggiatore esperti in action/fantasy come Terminator 3, Catwoman, Il mondo dei replicanti. Godibile dall’inizio alla fine e con due attori di grande talento come Michael Douglas e Sean Penn.

Senza fiato fino alla sorpresa finale.

Nicholas Van Orton, interpretato da Michael Douglas, è un uomo d’affari completamente fagocitato dal suo lavoro e logorato dal ricordo del padre. Per il suo compleanno, il fratello, interpretato da Sean Penn, gli regala una tessera di un esclusivo club di giochi di ruolo. Nicholas si iscrive senza entusiasmo, una sorta di dovere, inizia una serie di esami psicologici e fisici, ma sembra che la sua domanda venga respinta. Anche qui devo, obbligatoriamente fermarmi.

L’unico mistero che sembra non sparire mai, è la certezza di aver compreso tutte le sfumature in Shutter Island diretto da Martin Scorsese e scritto da Laeta Kalogridis, che ha firmato Alexander per Oliver Stone e Pathfinder per Marcus Nispel. Qui riusciamo a meravigliarci del finale che ci viene presentato, ma continuiamo ancora a meravigliarci, delle altre sfumature narrative, che pensiamo aver perso e in fondo è così. Un film ricco narrativamente e stilisticamente, dove lo spettatore è accompagnato sulle due scritture, convinto nelle proprie grandi capacità immaginifiche. Ancora un altro miracolo.

Un labirinto dove è piacevole perdersi.

Ambientato nell’America degli anni ’50, ha come protagonista un agente federale Edward Daniels, interpretato da Leonardo Di Caprio, e il suo partner Chuck. I due vengono mandati su Shutter Island ad indagare sulla scomparsa della paziente Rachel Solando, rinchiusa in una camera di sicurezza dell’Ashecliff Hospital, specializzato nella cura delle malattie mentali dei criminali.

Anche in questo caso, lo sceneggiatore ha mantenuto un equilibrio perfetto, rilasciando poche e rarefatte informazioni, in modo da non svelare eccessivamente e indurre lo spettatore ad una conclusione deduttiva e conseguenziale che felicemente gli si infrangerà lasciando la visuale ad uno spettacolo di ‘edilizia’ delle parole e delle immagini degni di Francesco Borromini, Rembrandt o Caravaggio.

La sfida che questo genere di film con finale a sorpresa, lancia allo sceneggiatore è fatta di continui tranelli e meccanismi che vanno ben oleati e orchestrati tra loro, come nella tessitura, l’ordito è costantemente mutevole per trarre in inganno l’occhio. Godere della visione di un film come questi appena citati ci porta ad un piacere fisico, molto simile ad aver pienamente apprezzato la cucina di un grande chef. Ci si sente sazi e si ricordano i diversi sapori delle pietanze godute, del vino bevuto. Ogni gusto che ci torna alla mente, è un dettaglio in più che non avevamo colto o che avevamo compreso in una coincidenza di pensiero.

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