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FilmMakerFest 2014

Molto denso il programma di questo festival milanese, ma davvero internazionale, che ha visto la sala quasi sempre piena

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Molto denso il programma di questo festival milanese, ma davvero internazionale, che ha visto la sala quasi sempre piena. Peccato che Miracolo Italiano di Giovanni Piperno, di cui abbiamo visto e apprezzato recentemente Tante cose belle, sia stato confinato alle 14.30 di sabato. Il corto è stato inserito nella sezione 9per10: nove registi (Marco Bonfanti, Alice Rohrwacher, Alina Marazzi e altri ancora); dieci minuti ciascuno, per festeggiare il novantesimo dell’Istituto Luce-Città, rigorosamente con materiali di archivio.

L’omaggio inaspettato offerto dal Festival è stato invece il film di finzione L’occhio selvaggio di Paolo Cavara, restaurato dalla Cineteca Nazionale. Era il 1967 e già ci si interrogava sui limiti da imporre alla visione documentaristica, sull’etica della ripresa, che il protagonista Paolo (Philippe Leroy) sembra proprio non possedere. “Riprendi” è l’ordine imposto al suo operatore, nelle scene più violente, sensazionali, ricercate, provocate, amplificate. Sembra non possedere nessuno scrupolo questo cineasta, che si chiama Paolo come il regista, ma che richiama la figura di Gualtiero Jacopetti (con cui Cavara ha collaborato), reporter d’assalto e personaggio controverso, più cinico qui di come era in realtà. Ce lo racconta in sala Alberto Pezzotta, che ha curato il volume con la sceneggiatura di Tonino Guerra, Alberto Moravia e Cavara stesso, oltre a saggi e testimonianze varie sul film.

Qual è il limite del mostrare ce lo chiediamo vedendo Ma’a al-Fidda (Silvered Water) di Ossama Mohammed e Wiam Simav Bedirxam (in concorso, già disponibile su Mymovieslive), che ci racconta la Siria martoriata e avvelenata, con una prima mezz’ora di sangue, torture, cadaveri (molti giovani e bambini). Il documento si fa più sostenibile nell’ora successiva, in cui i due registi parlano in chat tra loro: lui dalla Francia, lei da Homs, la città siriana più provata dalla guerra. Il dialogo tra lui e Simav è struggente, perché alle scene della distruzione si alternano interrogativi sulla vita. Non può essere che così, mentre Simav riprende una città in ginocchio, ma anche i suoi bambini a scuola, e Omar che tra le macerie trova un papavero rosso e parla alla tomba del padre come fosse vivo, nel Paradiso che per lui non è un mondo meno reale.

Gradevole In Samartia (concorso) del tedesco Volker Koepp, anche se ci racconta di una zona dimenticata dall’Europa, ma non dalle ferite della storia. La Samartia va dal Mare del Nord al Mar Nero, luoghi in cui i confini emozionali e quelli politici non coincidono. Eppure, le persone intervistate mantengono il sorriso, l’ironia, un’ammirevole forza di carattere che non vuole farsi rassegnazione.

Il 7 dicembre sera, La scuola d’estate (film evento). La scuola d’estate è quella teatrale di Luca Ronconi, che, pur esponendosi molto al di fuori del mito, non fa che rafforzare il suo carisma. Verrebbe voglia di essere lì, tra i suoi allievi. Ci accontentiamo di uscire dal cinema come pacificati, dopo tanti documentari che, ritraendo le brutture dell’oggi, inquietano non poco.

 

di Margherita Fratantonio

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