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FilmMaker Festival

‘Il pianto degli eroi’: il carcere di Bollate è la nuova Ilio

Francesca Lolli e Bruno Bigoli tramutano lo spazio del carcere di Bollate in una nuova Ilio, dove il conflitto perde fisicità senza abbandonare la propria violenza

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Questa non sarà una recensione. Recensire un’operazione del genere sarebbe svilente per il portato culturale e sociale che l’operazione stessa incarna. Con IL PIANTO DEGLI EROI – L’Iliade e le Troiane nel carcere di Bollate Francesca Lolli e Bruno Bigoni compiono un’operazione che va oltre il cinema e il teatro sociale, mescolandoli in un’opera che fa dell’unicità la propria caratteristica essenziale. Il film verrà proiettato in anteprima nel corso del Filmmaker Festival 2024

Il progetto

La realizzazione del film è stata finanziata dall’Università IULM, sostenuta e resa possibile dalla direzione del carcere di Bollate, dalla Coop.Sociale Articolo3, dal Ministero di Grazia e Giustizia e dall’organizzazione esecutiva di Altamarea Film.
Da aprile a giugno 2023 i registi e 3 studenti hanno coinvolto un gruppo di 10 detenuti nella realizzazione dell’opera. Hanno così cominciato ad adattare il testo, a provare e lavorare sul corpo, a organizzare luoghi e personaggi. Le riprese hanno preso avvio a luglio, proseguendo per 4 settimane. Successivamente c’è stata la fase di montaggio, post produzione e infine la chiusura del progetto, avvenuta nell’estate del 2024.

Il carcere della guerra

IL PIANTO DEGLI EROI – L’Iliade e le Troiane nel carcere di Bollate nasce dalla collaborazione tra Bruno Bigoni e Francesca Lolli all’interno dell’Università IULM, ideando un progetto cinematografico che affrontasse le tematiche della guerra. L’intenzione era quella di costruire un percorso virtuoso, che permettesse ad alcuni studenti della Magistrale di Cinema Tv e New media di poter lavorare con un gruppo di detenuti del carcere di Bollate.

Questo obiettivo mescola teatro sociale, cinema e carcere, rendendo quest’ultimo uno sconfinato palcoscenico. Questa scelta incorpora perfettamente il tema trattato. I corridoi, le celle e i cortili del carcere si tramutano così in quella piana di Ilio narrata da Omero, luogo di scontri epici tra gli eroi troiani e achei.

La violenza mitica del poema viene filtrata tramite gli sguardi, le grida, le parole degli attori, rendendo inalterata la violenza, castrandola però della sua componente fisica. La voce diventa strumento di morte, ma anche simbolo di multiculturalità, proprio com’era nell’antichità. Mirabile la decisione, da parte dei due autori, di far parlare gli attori con la propria lingua d’origine. In questo modo si riprende la commistione di etnie e culture della Grecia Antica.

Il coraggio di mettersi in gioco

Parallelo interessante tra l’Iliade e IL PIANTO DEGLI EROI è la capacità di mettersi in gioco.

Riguardo al poema omerico la posta in gioco è nota da tutti: Elena, Troia, l’onore della battaglia. Il mettersi in gioco degli eroi greci apre discorsi e analisi che hanno attraversato secoli di studi, ma che a ben vedere non sono così differenti da ciò che compiono gli attori del film. Infatti, gli attori si mettono in gioco attraverso la recitazione, consacrandosi a qualcosa di più grande di loro.
La funzione catartica della tragedia si manifesta in tutta la forza dirompente, messa in scena dagli attori. In questo modo viene creata un’opera quasi sperimentale nella sua costruzione, ma fortemente tragica nel suo riuscire a comporre episodi fortemente emotivi.

 

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Il pianto degli eroi