Massimiliano Bruno firma una commedia brillante e coinvolgente che affronta, con il suo consueto tocco di leggerezza e umanità, le sfide e le contraddizioni della società.
2 cuori e 2 capanne racconta, con ritmo e ironia, le trasformazioni delle relazioni e della società, offrendo uno sguardo partecipe sulle differenze che separano ma anche uniscono. Attraverso personaggi vividi e situazioni quotidiane, il film mostra come l’amore e l’apertura verso l’altro possano superare pregiudizi e divisioni ideologiche.
Presentato ad Alice nella Città, il film conferma la capacità di Bruno di coniugare riflessione e intrattenimento, regalando al pubblico una storia che parla di cambiamento e incontro tra diversità.
2 cuori e 2 capanne ha vinto il premio del pubblico come miglior film nella sezione Panorama Italia.

La trama
Alessandra (Claudia Pandolfi) e Valerio (Edoardo Leo) si incontrano per caso su un autobus e scoprono subito quanto siano diversi. Alessandra è una donna libera e indipendente, anticonformista, impegnata nel sociale e con una visione femminista della vita, lontana dall’idea di convivenza o di relazioni durature. Valerio, coetaneo, attraente e sportivo, conduce invece una vita rigorosa e ordinata, attento alle convenzioni e alla stabilità.
Nonostante le profonde differenze, tra loro scatta subito una forte attrazione, e la passione li travolge. La sorpresa arriva quando scoprono di lavorare nella stessa scuola: Alessandra, amatissima dagli studenti, e Valerio, preside esigente e rigoroso, rappresentano due mondi opposti destinati a scontrarsi. Questo incontro li costringerà a mettere in discussione le proprie convinzioni e a ridefinire i confini delle loro vite.
Il film uscirà nelle sale il 22 gennaio 2026, distribuito da Vision Distribution.
L’origine di 2 cuori e 2 capanne
2 cuori e 2 capanne descrive una coppia che vive le proprie differenze come uno specchio dei tempi moderni. Da dove nasce l’idea di questa storia?
Da casa mia. Nel senso che ho una relazione con la mia compagna, abbiamo un figlio e lei ha supposizioni estremamente moderne e femministe. Sostiene che io sia un maschilista inconsapevole. Io non ci potevo credere: sono un uomo che ha sempre lottato per i diritti delle donne. Poi sono andato su Internet, ho cercato cosa significasse “maschilista inconsapevole” e ho trovato degli esempi di comportamenti tipici… e io ero proprio quello!
Quindi ho capito che ero un maschilista inconsapevole. Da lì mi è venuta l’idea: cosa succede se una femminista incallita resta incinta dopo un rapporto occasionale con un uomo maschilista incallito? Si crea un grande conflitto.
E così Valerio e Alessandra, costruendo insieme la loro vita di futuri genitori, cercano di cambiare l’uno l’altra: ci riescono in alcuni casi, in altri no. Però, a un certo punto, si ammorbidiscono e capiscono che spesso un uomo e una donna devono venirsi incontro. Da qui è nata l’idea del film.

Edoardo Leo in una scena del film
E invece, come hai lavorato per mantenere l’equilibrio tra ironia e riflessione?
Quello è un po’ un lavoro che faccio sempre, e che ci hanno insegnato i nostri maestri della commedia all’italiana. Credo sia una mia qualità riuscire a restare in equilibrio tra commedia e approfondimento.
Francamente penso di esserci riuscito in questo film, perché è sicuramente molto divertente, ma in alcuni momenti affronta anche temi profondi, sia dal punto di vista sociale che da quello personale, dei rapporti e delle relazioni.
C’è una scena che trovo molto commovente: il personaggio interpretato da Claudia Pandolfi rincontra il padre dopo tanti anni. In montaggio, ogni volta che la vedevo, mi toccava tantissimo — come ci toccano sempre le storie fra genitori e figli, dove spesso restano cose non dette. Nel suo caso, però, non era troppo tardi: ha ritrovato il padre. È stata una scena intensa anche da girare.
L’importanza di ascoltare le nuove generazioni
Perché hai deciso di affrontare questo racconto nelle scuole, parlando del bisogno di uno sportello psicologico e dell’educazione sessuale?
Perché ho una scuola di recitazione, sceneggiatura e regia, e da tanti anni ho a che fare con gli studenti. Ho notato che questa generazione sta cambiando: portano a scuola lavori con tematiche nuove, e ho capito che sono una grande generazione di ragazzi.
Gli attuali 16-25enni sono fortissimi, molto più delle generazioni che li hanno preceduti. Hanno un senso di sana ribellione verso uno status quo anaffettivo e, in qualche modo, negante nei confronti dei loro diritti. Vogliono un cambiamento che, invece, nel nostro Paese in questo momento storico sembra essersi fermato, almeno dal punto di vista politico, rispetto all’evoluzione della mentalità dei giovani.
Un esempio è proprio l’approfondimento delle tematiche legate alla sessualità e all’affettività, che nelle scuole dovrebbe essere sacrosanto. I ragazzi oggi sono un po’ abbandonati a se stessi, mentre servirebbe qualcuno che li aiuti: uno sportello psicologico fisso sarebbe fondamentale per non lasciarli soli. Loro, però, si stanno ribellando. Infatti, sono scesi in piazza per Gaza milioni di persone in questi giorni.

Claudia Pandolfi in una scena del film
Che messaggio vuoi dare con questo film alle nuove generazioni sul rapporto tra uomini e donne?
Di collaborare tra sessi, nel senso che se gli uomini e le donne si mettono insieme per cercare di avere un’immagine diversa sia di uomo che di donna ci vorranno parecchie generazioni ma tra cento anni il mondo sarà migliore e bisogna cominciare a farlo, perciò bisogna iniziare a produrre un cambiamento. E il messaggio che voglio dare è che tutto questo è possibile e che si deve collaborare per avere un mondo migliore.