Il lungometraggio di Franco Piavoli, a oltre quarant’anni dalla sua uscita, in versione restaurata 4K alla Festa del Cinema di Roma, nell’ambito di Alice nella città – premiato a sorpresa con l’Excellence Award.
Il pianeta azzurro
Evoluzione naturale del corto Le stagioni (1961), Il pianeta azzurro è un antifilm: privo di trama, di dialoghi, di artifici. Nulla accade nel senso tradizionale del termine, eppure tutto accade — lentamente, inevitabilmente. È la vita che si manifesta nella sua forma più pura, biologica, elementare. Piavoli filma la Terra e i suoi abitanti — vegetali, animali, umani — seguendo l’arco di una giornata e incastonandoci dentro le stagioni e dentro ancora, come in scatole cinesi, la vita stessa del pianeta. Il regista ha sfruttato così la più grande magia del cinema: contenere il tempo.
Una Terra piccola così
La Terra vista dalla terra, da una sua minuscola porzione che però sembra contenerla tutta: il macro diventa micro, e viceversa come i dettagli di insetti, foglie, gocce d’acqua, frammenti che rivelano quello che a occhio nudo sarebbe invisibile. La macchina da presa osserva, non commenta, si incastra e confonde col ritmo delle cose. Dalla natura incontaminata a quella modellata dall’uomo: i campi coltivati, le macchine agricole, i sistemi di irrigazione. Quando l’uomo entra in scena, la macchina da presa risponde con un movimento che svela se stessa, e per un attimo alla trasparenza dell’immagine si sostituisce la sua opacità.
Il restauro. Un film senza tempo sul tempo
Il restauro in 4K è stato realizzato nel 2025 da Cineteca Milano a partire dal negativo scena 35mm e da un positivo colonna ottica 35mm conservati da Luce Cinecittà.
Il lavoro, supervisionato da Franco Piavoli e dal figlio Mario, non è solo un intervento tecnico ma un atto poetico: anche il supporto, come le immagini e i suoi soggetti, è materia viva. Sono stati eliminati i graffi e le imperfezioni, migliorata l’instabilità dell’immagine e diminuito l’effetto flickering. Del tappeto sonoro è stata mantenuta la densità, una sinfonia di suoni registrati direttamente dalla natura: vento, acqua, ronzii, voci e silenzi.
Un’esperienza meditativa
Lo spettatore contemporaneo, disabituato alla lentezza, è accompagnato in un’esperienza sensoriale meditativa, attivando in modo quasi primordiale solo vista e udito. Il pianeta azzurro è un’ode alla pazienza del guardare e ascoltare, ché aspettare altro non è che accettare la fine e sorprendersi degli inizi, trovando lo straordinario nell’ordinario. Un cinema fatto di immagini autoriali e al contempo elementari, di gesti minimi, di quotidianità. L’acqua apre e chiude il film. Elemento primordiale e rigeneratore, che è vita, inizio e fine, promessa di rinascita.