Connect with us

Alice nella città

‘Tapis Roulant’: se corro il tempo non mi prende

Un viaggio breve ma intenso dentro il corpo e la mente di un uomo che non riesce più a fermarsi, a causa delle intemperie che caratterizzano la sua esistenza

Pubblicato

il

C’è un uomo che corre, ma non avanza.
Il suo respiro scandisce una liturgia meccanica, mentre sotto i piedi un tappeto di gomma continua a trascinarlo nel medesimo punto.
Tapis Roulant, il nuovo cortometraggio di Francesco Taverna, presentato fuori concorso nella sezione Onde Corte – Panorama Italia di Alice nella città 2025, è un piccolo congegno metafisico: una macchina per pensare la stanchezza, la memoria e la fuga.

Il film, prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia, vive di quella tensione sospesa fra confessione e allucinazione. Stefano, il protagonista (interpretato da Daniele Ornatelli), ha deciso di parlare. Si confessa, ma lo fa protetto da una maschera, circondato da un piccolo esercito di burattini: creature mute che traducono la sua voce in eco distorte. È come se la parola umana non bastasse più a dire il dolore, e occorresse una finzione ulteriore, un teatro nel teatro per sopportare la verità.

‘Tapis Roulant’: in quale taccuino finirà il nostro nome?

Francesco Taverna lavora per sottrazione. Ogni gesto è calibrato, ogni immagine contiene un presagio di immobilità. La macchina da presa si muove poco, ma ascolta molto: il fruscio del tappeto, la cadenza ossessiva del passo, il battito cardiaco che sembra confondersi con il ronzio elettrico del motore. Tapis Roulant non racconta tanto una storia quanto un sentimento, quello dell’uomo moderno imprigionato nel movimento che non porta altrove.

Il tempo, in questo corto, non scorre: si ripete. Come un rosario di rimpianti. Stefano confonde i torti con i favori ricevuti dalla vita, accumula rancori e gratitudini come pesi che non sa più distinguere. Il suo corpo corre, ma la mente resta indietro, ferma in un punto di colpa.
Il tappeto diventa così una metafora precisa: la vita come un esercizio di sforzo senza direzione, come un gesto che pretende disciplina e restituisce solo sudore. La narrazione si alterna fra ricordi, interpretati da burattini, e momenti del quotidiano, che caratterizzano la vita di Stefano. Esistono due taccuini: Stefano in uno riporta chi gli ha fatto un torto e nell’altro chi un favore. E lui stesso? Il suo nome? dove finirà?

La corsa, priva di meta, è la giusta metafora per un’esistenza fatta di rimpianti

Il personaggio di Stefano, ha un eco di ritorno in stile  beckettiano. Questa figura che si muove per restare ferma, la marionetta che corre freneticamente sul Tapis Roulant, con solo un occhio di bue a fargli da luce. La confessione non libera, ma incatena: l’uomo parla per non sentire, si ascolta per dimenticare. Intorno a lui, un mondo ridotto a riflesso, a superficie, a rumore di fondo.

La fotografia del regista,  asciutta, quasi ascetica accompagna questa visione interiore con una luce che non consola mai del tutto. Nessuna nostalgia, nessuna redenzione: soltanto l’inerzia del presente, che Francesco Taverna trasforma in esperienza visiva e sonora. In tredici minuti scarsi, il corto condensa un universo di ossessioni domestiche, intime, riconoscibili da chiunque abbia provato la sensazione di essere rimasto indietro pur correndo.

In Tapis Roulant, il corpo è prigione e rito, la memoria è rumore di fondo, la confessione un atto di sopravvivenza. Non c’è morale, ma un invito silenzioso: guardarsi mentre si corre, misurare la distanza fra il gesto e il desiderio, fra il respiro e il silenzio.

Presentato come cortometraggio fuori concorso, ma dentro la vertigine della contemporaneità, il corto di Francesco Taverna si inserisce come un respiro necessario nel panorama giovane del cinema italiano. Un piccolo film, sì, ma capace di spalancare — nella corsa di un solo uomo — la metafora di tutti noi: creature sospese, che continuano a muoversi pur sapendo di restare sempre nello stesso punto.

Tapis Roulant

  • Durata: 13.32 minuti
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Francesco Taverna