Nel 2025 il Trieste Science+Fiction Festival celebra un traguardo importante: venticinque anni di attività e di passione per il cinema di genere, in particolare quello fantascientifico.
In occasione di questa edizione speciale, Film Festival, il podcast di Taxidrivers.it, ha incontrato Francesco Ruzzier, direttore organizzativo del festival, per ripercorrere la storia della rassegna, scoprire come nasce la selezione dei film in concorso e riflettere sul presente, e sul futuro, del cinema di fantascienza.
L’intervista a Francesco Ruzzier
Partiamo dall’inizio: ci racconti la storia del festival, che quest’anno festeggia 25 anni, un traguardo importante?
Certo. Il cinema di fantascienza a Trieste ha radici lontane: nel 1963 nacque infatti l’antichissimo Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste, che si tenne fino al 1982. Fu una delle prime manifestazioni europee dedicate al cinema di genere. Il nostro festival, il Trieste Science+Fiction Festival, è rinato nel 2000, in qualche modo dalle ceneri di quell’esperienza, con un’edizione zero che ci ha portati fino a oggi, alla venticinquesima edizione. Quindi sì, le radici della Trieste “fantascientifica” vengono da molto lontano.
È interessante anche il legame che nel tempo si è creato tra il festival e la città di Trieste.
Assolutamente. La nostra è una manifestazione che cerca di coinvolgere pubblici diversi, perché proponiamo davvero una galassia di eventi che partono dal cinema di fantascienza ma si estendono anche alla divulgazione scientifica, alla letteratura, ai videogiochi, ai laboratori per bambini, alle feste, agli spettacoli di stand-up comedy, ai giochi da tavolo e ai fumetti. C’è un po’ di tutto, dentro e fuori la sala, e la risposta del pubblico è ogni anno più entusiasta.
Infatti il vostro programma è vastissimo: videogiochi, letteratura, fumetti, musica, arti visive e performative, oltre 50 anteprime mondiali e internazionali, tre concorsi, e la presenza di autori e registi da tutto il mondo. Come si mantiene un equilibrio in un festival così ricco?
Credo che la chiave sia nel fatto che non ci piace proporre contenuti in modo “passivo”. Ogni proiezione o incontro diventa un piccolo evento, un momento di condivisione. Si percepisce l’affetto del pubblico per la manifestazione: ogni proiezione è accompagnata da un calore raro, e anche gli ospiti ci dicono spesso che qui si respira un’atmosfera speciale.

Lo sguardo verso il futuro
Come avviene la selezione dei film? Immagino arrivino moltissime richieste. Su quali criteri vi basate e cosa cercate in un’opera?
Dal punto di vista cinematografico, il filo conduttore sono i nostri due concorsi principali. Asteroide è dedicato ai registi e alle registe emergenti: andiamo sempre alla ricerca dei nuovi talenti della cinematografia mondiale. Poi c’è il Concorso Méliès, rivolto alle produzioni europee, che assegna il premio al miglior film di genere. Questo ci permette di valorizzare opere provenienti anche da paesi meno rappresentati, ampliando lo sguardo sul cinema di fantascienza.
A proposito di questo, che direzione pensi stia prendendo oggi il cinema di fantascienza?
È una domanda interessante. La fantascienza, non solo quella cinematografica, è sempre stata una lente attraverso cui guardare al futuro. Ma oggi viviamo in un mondo che per certi versi somiglia già a una distopia, e immaginare il futuro diventa più complesso. Proprio per questo, il dialogo tra autori che riflettono sulla fantascienza e sul domani genera visioni molto stimolanti anche sul presente: parlando del futuro, in fondo, si analizza sempre anche la contemporaneità.
Concludiamo con un po’ di romanticismo: quale augurio fai al festival per il futuro? E avete già degli obiettivi per le prossime edizioni?
Sicuramente i 25 anni rappresentano un traguardo che invita a riflettere su quanto fatto finora. Ma essendo un festival dedicato alla fantascienza, per indole siamo sempre proiettati in avanti: guardare indietro quasi ci viene innaturale. Il nostro obiettivo è continuare a far crescere una grande festa dove sempre più sguardi si incontrano, dove diverse traiettorie di futuri possibili si intrecciano, creando esperienze stimolanti sia per gli autori che per il pubblico.