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Anniversari

‘La sedia della felicità’: l’ultimo film di Carlo Mazzacurati

La sedia della felicità, ultimo lavoro di Carlo Mazzacurati: una maniera lieve per ricordarlo

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Sono passati otto anni dalla scomparsa di Carlo Mazzacurati. Lo ricordiamo riproponendo la recensione del suo ultimo lavoro, La sedia della felicità, in cui, con un tono scanzonato, sembra che il regista abbia voluto salutare gli amici dando a ciascuno di loro un ruolo leggero e divertito.

In questo suo ultimo film, simpatia ed empatia si alternano, si  sovrappongono, coincidono, e si fanno affetto.  Da parte sua nei confronti del cast, dei personaggi, e del cinema; da parte nostra verso il cast, i personaggi, il cinema e Mazzacurati stesso. “Far dimenticare allo spettatore il dato drammatico della sua morte”, come dice Emanuele Rauco sulle pagine di Taxidrivers, è il compito difficile di questo film”.

La sedia della felicità

Valerio Mastandrea ne “La sedia della felicità”

Ne La sedia della felicità gli attori amici del regista

A tratti invece, quando il ritmo della storia incalza e le situazioni divertenti si inseguono, succede; ma le emozioni ritornano vedendo i suoi amici sullo schermo, in performance molto brevi e altrettanto spassose, ad avvalorare il senso della loro presenza.

Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio, per esempio, che ricalcano le televendite di Corrado Guzzanti a Teleproboscide. Roberto Citran, qui ridicolissimo, e Albanese che per l’occasione si raddoppia, lui e un fratello gemello ripresi mentre giocano a ping-pong, in una grossolanità al quadrato che  fa ridere per due.

Se Mazzacurati ci ha fatto sempre sorridere, ma spesso a denti stretti, ora la risata è continua ed è inevitabile, per chi l’ha seguito fin dall’inizio, accoglierla come il suo ultimo saluto al cinema. D’altra parte, lui stesso diceva che il cinema deve recuperare la capacità di sorprenderci e questa volta, l’ultima, ci ha davvero sorpreso.

La sedia della felicità La trama

L’estetista Bruna (Isabella Ragonese) e il tatuatore Dino (Valerio Mastandrea) condividono una precarietà lavorativa fatta di debiti, e una pessima situazione sentimentale. Lei ha appena scoperto lo spudorato tradimento del partner, lui incontra una gelida ex-moglie sulla soglia di casa, determinata a sottrargli il figlio, che Dino può solo intravedere dalla porta socchiusa e che evidentemente non è in grado di mantenere.

Condividono, Dino e Bruna, anche l’assoluta mancanza di assertività, una fragilità di fondo, e anche di superficie, che li mette facilmente dalla parte degli sconfitti, delle vittime dal punto di vista sociale ed affettivo. Anti-eroi e questa non sarebbe di per sé una novità.

Isabella Ragonese e Valerio Mastandrea

Loro però sanno essere credibili, anche nei risvolti più bizzarri. Mastandrea con le sue frasi smozzicate, le parole che gli si spengono sulle labbra a rendere l’inadeguatezza; Isabella Ragonese con la modestia dei gesti, della postura e degli sguardi, con la sua bellezza così familiare.  Un po’ allucinata all’interno del salone di bellezza dove tutto è esageratamente bianco, più simile ad un ospedale che ad un luogo di relax. E quella frangettina a metà fronte che  le dà un’aria così ingenua e così poco sveglia!

La sedia della felicità

Isabella Ragonese ne La sedia della felicità

Sono anche un po’ sperduti in una terra non loro. Chissà come sono capitati fin lì, nel Veneto tanto caro a Mazzacurati! Lui li ha voluti proprio così: stranieri del luogo e spaesati nella vita.

Giuseppe Battiston

Giuseppe Battiston invece, perfettamente in sintonia con l’Italia del nord-Est, sembra si sia specializzato, allora,  nei panni di personaggi sgradevoli. Dopo il film struggente di Andrea Segre, Io sono Li,  in cui lo si vedeva molto, troppo sopra le righe come bullo di provincia, e la sua splendida recitazione, invece, in Zoran, il mio nipote scemo, alcolizzato, bugiardo, anaffettivo, ne La sedia della felicità è il prete grande e grosso che nasconde le sue magagne dietro false motivazioni altruistiche.

A lui sono riservate le situazioni comiche più basse: si brucia l’enorme tonaca per disattenzione, insegue gli altri in piedi su un’ape ad occupare tutta la scena con la sua mole……..ma c’è amore un po’ per tutti, e lo sguardo pietoso di Mazzacurati trova una soluzione pacificatoria anche per lui.

Il trio Battiston, Ragonese, Mastandrea

Insomma, i tre vanno alla ricerca delle otto sedie svendute all’asta, perché in una, e non si sa quale, è contenuto un prezioso tesoro che potrebbe riscattarli da tanta precarietà. E  noi, grazie al processo identificativo del cinema, che funziona sempre, anche nella commedia se ben costruita, vogliamo che l’avventura dei nostri eroi casalinghi vada a buon fine, e il road movie casereccio si concluda con successo. Non ci disturba neanche che l’idea non sia per niente originale.

La storia de La sedia della felicità nei film precedenti

Tratta da un racconto russo popolarissimo, di cui esistono ben venticinque traduzioni filmiche nel mondo (come lo stesso Mazzacurati ha spiegato nelle interviste), la storia è conosciuta soprattutto grazie a Il mistero delle dodici sedie di Mel Brooks. C’è anche una versione con Vittorio Gassman e Sharon Tate, Una su 13, di Nicolas Gessner e Luciano Lucignani.

Dappertutto, gli stessi ingredienti: la confessione in punto di morte del tesoro nascosto e il girovagare nella sua spasmodica ricerca. Che sono poi gli stessi delle fiabe: allontanamento, peripezie, superamento delle prove. Ma nella storia di Mel Brooks mancano il lieto fine e il ritorno dell’eroe. Il tesoro dell’ultima sedia è stato trovato dai compagni (siamo in Russia come nel testo scritto) e speso per la casa del popolo.

Lo sguardo benevolo di Carlo Mazzacurati

Mazzacurati invece ha voluto concludere con l’immagine di Isabella Ragonese adornata, come una madonna orientale, di tutti i monili ritrovati. In un paesaggio terso ed innocente, su un umile asinello e affiancata da Valerio Mastandrea (con la semplicità di un San Giuseppe).

Così, in una scena biblica, si conclude la ricerca prosaica della ricchezza, come a volerci dire che non sono stati ritrovati solo  i gioielli, ma  un riscatto che è anche, finalmente,  redenzione.

La sedia della felicità

Il personaggio di Isabella Ragonese e il suo riscatto ne La sedia della felicità

Del suo ultimo film, il regista ha detto che “La matrice comica è yiddish, dove ironia e catastrofe convivono”; ogni sedia infatti, cercata e rintracciata, aggiunge umorismo a umorismo, ma sottraendo o aggiungendo con moderazione.

Rivedere oggi il film di Mel Brooks (1970) così farsesco, ci fa riflettere su quanto siano cambiati i nostri gusti e su quanto più che mai ci piaccia una maggiore sintonia con i personaggi, quando lo sguardo benevolo dell’autore si posa su di loro.

Com’era quello, sempre partecipe,  di Carlo Mazzacurati.

La sedia della felicità prodotto da BiBi Film, Rai Cinema e Trentino Film Commission, è stato distribuito da 01 Distribution.

 

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La sedia della felicità

  • Anno: 2013
  • Durata: 90 minuti
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Carlo Mazzacurati
  • Data di uscita: 24-April-2014