Lisa Bosi ha creato qualcosa di straordinario con Going Underground. Non si tratta del solito documentario che ricostruisce eventi attraverso archivi e testimonianze, ma di un vero e proprio film che unisce il materiale d’archivio con riprese contemporanee dei Gaznevada, talvolta volontariamente fuori contesto. La regista abbandona gli schemi tradizionali per costruire una narrazione che trasuda musica da tutte le parti, riuscendo nel miracolo di trasportare chi guarda negli anni ’70 e ’80, pur restando saldamente contemporanea.
Il risultato è un’opera che vuole essere un gigantesco video musicale sulla band dei Gaznevada, dove ogni sequenza sembra vibrare delle stesse frequenze che animavano quei ragazzi bolognesi. La narrazione alterna momenti di frenesia a pause meditative, creando un ritmo ipnotico che cattura completamente l’attenzione.
La bologna che cambiava l’Italia
Attraverso il film, i Gaznevada diventano il fulcro attraverso cui capire una città in piena trasformazione. Bologna non era semplicemente lo sfondo della loro storia, ma il vero motore di cambiamenti che avrebbero influenzato l’intero Paese. Quando nel 1971 nasce all’Università di Bologna il DAMS (corso di Arte Musica e Spettacolo), la città diventa un magnete per giovani di tutta Italia, attratti dalle nuove opportunità artistiche e creative.
Dal film emerge chiaramente come Bologna fosse diventata speciale in quegli anni. Le lotte per i diritti civili si mescolavano alle nuove forme d’arte, creando un clima effervescente che sarebbe esploso con il movimento del ’77. Bologna diventa uno dei centri più importanti e tormentati di quella stagione politica.
Ma la Bologna raccontata da Lisa Bosi, non è idealizzata e ne emerge anche il lato oscuro. Quando l’eroina inizia a sostituire le droghe leggere, l’atmosfera di quegli ambienti sembra cambiare per sempre.

La Traumfabrik: L’Arte che Diventa Vita
Il cuore pulsante della narrazione è la casa di via Clavature 20, dove i Gaznevada convivono con due giganti del fumetto italiano: Filippo Scozzari e Andrea Pazienza. Non era solo una casa dove dividere le spese: via Clavature 20 diventa un vero centro artistico. Qui non esistevano confini tra chi faceva musica e chi disegnava, tra l’arte “di alto livello” e la vita di tutti i giorni.
Il legame che nasce tra Andrea Pazienza e Ciro Pagano (che tutti chiamavano Robert Squibb) racconta tutto di quegli anni. Pazienza prende i lineamenti del chitarrista e li mette nel suo Zanardi, mescolando vita vera e fantasia in un modo che solo allora era possibile.
Anche i nomi che si erano scelti i ragazzi della band raccontano qualcosa: Billy Blade, Robert Squibb, Andrew Nevada, Bat Matic, Johnny Tramonta, Nico Gamma. Non erano solo pseudonimi, ma identità nuove che permettevano di reinventarsi completamente.
L’evoluzione musicale come specchio sociale
Lisa Bosi costruisce la narrazione seguendo l’arco evolutivo della band, che nel film diventa metafora dei cambiamenti dell’Italia intera. Le immagini d’archivio ci mostrano i primi concerti al Punkreas, dove suonavano le cover dei Ramones con un’energia che traspariva dallo schermo. Il documentario non nasconde nemmeno la fase più leggera, con brani come Mamma dammi la benza, che li aveva avvicinati agli Skiantos.
Il film dedica ampio spazio all’album Sick Soundtrack, raccontando come questo disco sia riuscito a entrare nella storia (Rolling Stone lo piazza al 42° posto tra i più influenti). La regista mostra attraverso interviste e materiale dell’epoca come la band abbia iniziato a sperimentare con l’elettronica, aprendo nuovi orizzonti sonori.
La svolta viene raccontata attraverso il successo di I.C. Love Affair da Psicopatico Party. Il documentario mostra come questo brano abbia conquistato i club e la televisione, ma anche come abbia segnato l’ingresso in una logica diversa, quella commerciale degli anni ’80.
Gloria e disperazione: il lato umano
Quello che rende Going Underground un film memorabile è la capacità di mostrare l’umanità dietro questi artisti. I Gaznevada emergono come un gruppo di amici prima ancora che come musicisti, legati da un’affinità che va oltre la condivisione di un progetto artistico.
Il film non nasconde le zone d’ombra: le dipendenze, l’epatite che li colpisce tutti insieme, i momenti di sconforto che si alternano a picchi di euforia. Quando sono ricoverati in ospedale, Bologna viene sconvolta dalla strage del 2 agosto 1980, come se la tragedia collettiva si sovrapponesse a quella personale.
Un cinema che oltrepassa il documentario
Lisa Bosi riesce a trasformare una storia locale in una narrazione universale, con un cinema che supera il documentario. I Gaznevada sono diventati un simbolo di quei giovani che hanno creduto nella possibilità di cambiare il mondo attraverso la musica e l’arte in un’epoca che si consumava nella rapidità di creare qualcosa di nuovo, spesso senza riuscire a fermarsi per apprezzare ciò che stavano costruendo.
Going Underground è molto più di un documentario su una band: è il ritratto di un’Italia che cambiava, raccontato attraverso le voci di chi quel cambiamento lo stava vivendo dall’interno.