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‘Jay Kelly’: George Clooney interpreta un attore al limite nel nuovo film di Baumbach

Una satira pungente e un dramma intimo su fama, famiglia e fallimento, che ha già suscitato scalpore per i premi

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L’ultimo film di Noah Baumbach, Jay Kelly, porta George Clooney sotto i riflettori nei panni di un attore a un punto di svolta, sia sullo schermo che all’interno dell’arco narrativo del suo personaggio.

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Il film, presentato in anteprima a Venezia, è l’opera più ambiziosa di Baumbach finora: un ritratto tragicomico della celebrità, del rimpianto e dell’assurdo circo che ruota attorno alla fama. Uscirà nelle sale il 14 novembre, prima di essere distribuito in streaming su Netflix in tutto il mondo il 5 dicembre.

Un meta-ruolo per Clooney

In Jay Kelly, Clooney interpreta una star di Hollywood la cui carriera ha iniziato a sgretolarsi dopo una lite pubblica con un vecchio rivale della scuola di recitazione e una crescente distanza dalla figlia.

Per un attore che ha a lungo giocato con la propria immagine pubblica, l’interpretazione di Clooney sfuma il confine tra personaggio e meta-commento, offrendo uno sguardo crudo ma con un umorismo nero su ciò che accade quando fascino e reputazione non proteggono più dalla realtà.

Echi di Altman e la tela in espansione di Baumbach

Il film si apre con una lunga carrellata che sembra uscita da I protagonisti di Robert Altman: un Jay, interpretato da Clooney, che già dubita delle proprie capacità. Da lì, Baumbach – co-sceneggiatore con Emily Mortimer – si spinge più in là che mai nello spettacolo cinematografico.

Spariti gli intimi appartamenti di Brooklyn de Il calamaro e la balena, ecco un’odissea sconclusionata e demenziale attraverso l’Europa, con viaggi in treno, scherzi ai festival e deviazioni in Toscana.

Un ensemble in Overdrive

Jay non è solo a soffrire. Adam Sandler interpreta il suo manager esausto, Laura Dern la sua addetta stampa stressata e Greta Gerwig – la compagna di Baumbach nella vita reale – interpreta la moglie maltrattata di Sandler.

Il cast di supporto è incredibilmente ampio: Riley Keough nei panni della figlia maggiore di Jay, da cui si è allontanato, intravista attraverso flashback, Lars Eidinger, Louis Partridge, Patrick Wilson, Alba Rohrwacher e Isla Fisher. Insieme, orbitano attorno al personaggio di Clooney come satelliti tenuti fermi dal suo collasso gravitazionale.

Inizia il fermento per i premi

Clooney è già in lizza come uno dei principali candidati al premio di Miglior Attore, mentre Sandler – la cui narrativa, attesa da tempo, è cresciuta dai tempi di The Meyerowitz Stories – potrebbe ottenere un’altra nomination decisiva per la sua carriera.

Lo stesso Baumbach, con già quattro candidature all’Oscar, sembra pronto per la sua stagione dei premi più ricca di sempre. Jay Kelly potrebbe non aver vinto un premio importante a Venezia, ma ha generato il tipo di chiacchiericcio che aleggia durante la stagione dei premi.

L’evoluzione di Baumbach

Dai suoi esordi sgangherati con Kicking and Screaming all’acclamato tumulto domestico di Marriage Story, Baumbach ha costantemente ampliato il suo raggio d’azione senza perdere la sua acume.

Jay Kelly sembra sia un culmine che un punto di svolta: un film sulla fragilità della fama che dimostra anche che il suo regista è all’apice della sua carriera, disposto a scommettere su scala, stile e star per raccontare una storia profondamente umana.

Una stella, un regista, una resa dei conti

In sostanza, Jay Kelly racconta cosa succede quando gli applausi svaniscono e gli errori rimangono.

Clooney offre una delle sue interpretazioni più riflessive, Baumbach si spinge più lontano che mai e insieme hanno creato una storia divertente, pungente e dolorosamente vera.

 

 

Fonte: IndieWire