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Intervista a Matteo Tortone: sguardi su ‘Domenica Sera’

Dopo il David di Donatello e il plauso della critica, Matteo Tortone svela le ispirazioni e lo sguardo dietro

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Matteo Tortone

In concorso al SoundScreen Film Festival 2025, Domenica Sera di Matteo Tortone – già oggetto di una recensione di Taxi Drivers – ha immediatamente catturato l’attenzione della critica, aggiudicandosi anche un David di Donatello per il miglior cortometraggio.

Negli spazi liminali del film si muove la macchina da presa di Matteo Tortone, che segue i personaggi in modo silenzioso e non interferente. Una scelta che sembra affondare le sue radici nell’esperienza del regista come documentarista, riflessa qui in una regia più osservativa che invasiva. Ed è proprio con lui che vale la pena indagare le radici di queste scelte stilistiche così riconoscibili.

Spazio e personaggi

Il contesto sociale è presente ma mai esplicitato: carcere, periferia, marginalità. Come hai costruito questa cornice senza mai enunciarla direttamente? Il rapporto tra ambiente e devianza è un tema voluto nel corto?

È un tema voluto nella misura in cui il cortometraggio è ambientato in quello spazio specifico. Non c’è però un nesso univoco tra lo spazio e la devianza. La devianza ha un carattere che è proprio di quelle zone, ma è qualcosa che è presente in tanti altri quartieri, paesi, città e centri, non soltanto nelle periferie.

Il tempo della narrazione è racchiuso in una sera ed è una piccola finestra sulla vita di Alex. Come hai lavorato sulla sua psicologia senza fornire direttamente una sua backstory e quanto hai voluto che lo spettatore si identificasse o si sentisse respinto da lui?

Credo che il cortometraggio possa avere tantissime forme. La forma che a me piace di più è considerarlo come una sezione di un momento di vita, non necessariamente nel mondo reale, ma di un mondo che esiste soltanto nel cortometraggio. […] Mi interessa di più una forma evocativa che narrativa. L’idea era di restituire questa domenica sera, in qualche modo una domenica qualunque che però contiene qualcosa di percepito come quotidiano e allo stesso tempo come eccezione.

Domenica Sera

Foto di Carlo Cagnasso

Il cortometraggio si inserisce inoltre all’interno di un percorso di sviluppo di un lungometraggio con cui sto partecipando al Feature Lab del Torino Film Lab. […] L’obiettivo era far aderire il personaggio, cercare l’empatia tra lo spettatore e Alex (Tommaso Gaglianone), per poi ribaltarla su Nemy (ndr. pseudonimo di Noemi Giuseppina Muoio) nel finale: cambiare il punto di vista dal maschile al femminile. […] Ho preferito accompagnare la crescita dei personaggi senza prove, ma provando direttamente girando.

Avendo lavorato molto sul documentario, ho sviluppato un mio metodo con i non attori. Per entrambi era la prima esperienza assoluta e non volevo preparare nulla, perché la mia esperienza mi dice che è molto difficile ripetere un gesto: è semplice averlo davanti alla camera, ma per chi non è attore ripeterlo è molto complicato. Ho preferito accompagnare la crescita dei personaggi senza prove, ma provando direttamente girando.

L’ennesima volta

Il gesto finale di Alex è disturbante e ambiguo. Forse un tentato stupro, sicuramente un tentativo di violenza. Non ci sono spiegazioni, né redenzioni. Volevi denunciare qualcosa, o semplicemente mostrare il disagio per quello che è, con uno sguardo oggettivo e privo di giudizio?

Propendo più per la seconda opzione. Questa parte del corto deriva dallo sviluppo a cui sto lavorando e dal rapporto diretto che ho avuto nel quartiere con ragazzi e ragazze per un paio d’anni. All’interno di queste relazioni ho constatato che, quando si affrontava un argomento simile, la totalità delle ragazze con cui ho parlato mi hanno raccontato di aver avuto almeno un episodio spiacevole. Alcune di più, altre di meno. Ho sentito anche molti racconti di ragazze che hanno capito di aver subito una violenza solo il giorno dopo.

Di fronte a una persona che insiste, alcune si sono sentite costrette ad assecondare, rendendosi conto della violenza soltanto successivamente. Non credo si possa chiamare stupro: sono termini più giuridici che altro, quindi non saprei come definirlo esattamente. Sicuramente c’è un’incomprensione di fondo, ed è questo che volevo trasmettere, quanto sia normale, nel senso di quotidiano, banale.

Nello switch mi premeva far emergere dal personaggio femminile una ricomposizione, una dignità. È andata così, è l’ennesima volta che succede: “torno a casa a piedi”. Volevo trasmettere una sorta di abitudine.

Lo sguardo

La regia e la fotografia appaiono molto misurate e asciutte, con uno sguardo discreto, senza eccessive estetizzazioni. Puoi raccontarmi come sei arrivato a questo approccio stilistico? Era importante per te mantenere un linguaggio visivo che fosse più vicino alla realtà e meno mediato?

Sì, c’è un principio di osservazione. Credo che la camera, come identità narrativa, debba intervenire molto poco. C’è un’attitudine all’osservazione, che significa scegliere obiettivi, camere e un assetto leggero per poterlo fare. Questo non significa essere necessariamente iper-naturalistici, ma c’era la volontà di costruire una situazione per ottenere qualcosa di inaspettato, che non si può scrivere: sia nella recitazione degli attori, sia in ciò che accade realmente.

Per esempio, nella scena dei fuochi d’artificio, le urla che si sentono sono reali: è la vera risposta che i fuochi hanno suscitato nel carcere, direttamente dal carcere.

Con il direttore della fotografia, con cui ho un rapporto di lunga data, abbiamo pensato di alternare long take immersivi, in cui la camera è a mano, in mezzo ai personaggi e alle situazioni, a quadri più statici, se vogliamo più oggettivi, anche se dietro la camera c’è sempre una soggettività. Questi mettono in relazione i personaggi con l’ambiente circostante.

Riguardo ai fuochi d’artificio, puoi approfondire la questione delle reazioni autentiche?

Era quell’elemento inaspettato che siamo andati a cercare: era nei piani, ma non era affatto scontato che accadesse. Volevamo farlo anche con la sequenza iniziale, ma non è stato possibile perché durante le prove abbiamo avuto problemi, vere e concrete minacce da parte di alcuni ultras. Abbiamo preferito sfruttare la finzione e la messa in scena piuttosto che cercare di carpire dalla realtà.

Domenica Sera

Gli interessi del mondo cinematografico

Il tuo corto ha vinto un David di Donatello, un riconoscimento importante. Secondo te, questo premio riflette un cambiamento negli interessi della cinematografia italiana? C’è più spazio oggi per opere che affrontano il disagio sociale con linguaggi più urban come il tuo?

Innanzitutto, sono stato estremamente fortunato. Tutti noi della cinquina di quest’anno siamo stati fortunati perché, per la prima volta, è stata riservata un’attenzione al cortometraggio, con una dignità pari ai lungometraggi. Sia in termini di visibilità, grazie al lavoro di MUBI con l’Accademia, sia per la presenza alla cerimonia e per il premio consegnato durante l’evento, cosa rara. Questo è un primo aspetto importante.

Credo poi che Domenica Sera racchiuda diversi elementi presenti nel dibattito attuale: la violenza di genere, il rapporto tra periferia e centro, e il tema del carcere, che non viene discusso abbastanza. Dal Covid in avanti la situazione è peggiorata. C’era la volontà di stabilire anche questo dialogo, di raccontare il rapporto tra carcere, prigionia e famiglie, e come chi resta fuori organizza la propria vita in base alle dinamiche carcerarie.

Forse la forma ha inciso, perché questi long take non sono così diffusi oggi. Ma credo che sia stato l’insieme di tutti questi elementi a portare a questo riconoscimento. Poi rimane il gusto della giuria, che è imprevedibile e non oggettivabile.

Credo che i cortometraggi della cinquina riflettano bene il momento attuale, lo zeitgeist dell’anno scorso perlomeno, ma ancora attuale. Forse è più interessante guardare alla cinquina come prospettiva di cinema e dibattito culturale, piuttosto che al singolo vincitore.

Domenica Sera

  • Anno: 2022
  • Durata: 16'
  • Distribuzione: EiE Film
  • Genere: Dramatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Matteo Tortone
  • Data di uscita: 06-September-2024