Adler Entertainment è lieta di riportare sul grande schermo Lo squalo (Jaws), il capolavoro di Steven Spielberg, che torna nelle sale italiane dall’1 al 3 settembre, in occasione del 50° anniversario e dopo aver terrorizzato milioni di spettatori al mondo.
Il primo blockbuster della storia del cinema, un capolavoro diventato cult.
;Lo Squalo per l’anniversario torna al cinema a settembre
La trama di Lo squalo
Quando ad Amity, una piccola località sulla costa atlantica, un enorme squalo bianco attacca i bagnanti, il capo della polizia (Roy Scheider), un giovane biologo marino (Richard Dreyfuss) ed un cacciatore di squali (Robert Shaw) decidono di affrontare il terribile animale prima che colpisca ancora.

Le difficoltà delle riprese
È l’estate del 1975, quando nei cinema americani arriva Lo squalo, diretto da un ventisettenne Steven Spielberg, un regista quasi sconosciuto, con all’attivo un paio di film: l’ultimo, Sugarland Express, premiato al festival di Cannes per la miglior sceneggiatura, è stato del tutto ignorato al botteghino.
Nonostante tutto, la Universal scommette sul giovane Spielberg, affidandogli la regia della trasposizione cinematografica del romanzo, edito un anno prima, di Peter Benchley. Le riprese, però, non sono semplici e i 2 mesi di lavorazione, previsti dalla produzione, diventano 6. Le difficoltà sono tante, innanzitutto i curiosi rendono quasi impossibile girare le scene in mare, ma soprattutto i 3 squali meccanici si rompono di continuo, corrosi dall’acqua del mare. Ad un certo punto il film rischia di saltare.
Ma il giovane regista non si arrende e con il suo talento è pronto a trovare la soluzione ai problemi. Necessità virtù e le soluzioni trovate per risolvere dei problemi tecnici si fanno poetica di uno stile che ha fatto scuola, con la realizzazione di un film che, dopo 50 anni, conserva intatto il suo fascino.
“Il più grande film mai realizzato” [Quentin Trantino].
Un’opera intramontabile che ha rivoluzionato il modo di fare cinema, diventando da subito il primo blockbuster della storia. Con un investimento di quasi 1 milione di dollari, una somma davvero alta per l’epoca, Lo squalo incassa 476 milioni, è il film più visto della stagione in ogni paese del mondo, fatta eccezione per l’Italia, dove nonostante l’ottimo incasso, è superato da Amici miei di Mario Monicelli: ma questa è un’altra storia.
Lo squalo: il primo blockbuster del cinema
Il successo del film nasce in primo luogo dal lancio promozionale ed è paradossale che, un’opera nata esclusivamente per il grande schermo, quando non solo non esistono le piattaforme streaming, ma neanche l’home video, debba parte del suo successo alla televisione.
Nelle settimane precedenti all’uscita del film, la Universal investe una somma cospicua per acquistare spazi pubblicitari sul piccolo schermo per lanciare il film con una serie di trailer, mostrando le scene più cariche di suspense, accompagnate dall’iconica colonna sonora, firmata da John Williams (vincitore di un Premio Oscar). Un’operazione di marketing che oggi è la normalità, ma che nel 1975 viene vista come una rivoluzione, alla pari della vendita di tutto il franchising che segue. Ciò ha fatto de Lo squalo il primo blockbuster della storia dell’audiovisivo. La sua potenza espressiva, il suo fascino, però, sono da attribuire esclusivamente, o quasi, al suo giovane regista.
Il film si aggiudica 3 Premi Oscar; a quello per la Miglior colonna sonora si aggiungono la statuetta per il miglior montaggio (Verna Fiedes) e per il miglior sonoro. Premi meritatissimi, anzi, a onor del vero Lo squalo di Steven Spielberg non avrebbe rubato assolutamente nulla se avesse vinto anche nella categoria Miglior regia e Miglior sceneggiatura non originale, dove non viene inserito neanche nella cinquina finale, mentre rientra in quella per Il miglior film, vinta poi da Qualcuno volò sul nido del cuculo. La sapienza registica di Spielberg è tangibile per tutta la durata del film, non solo in scene centrali, come ad esempio l’uso dello shot vertigo (evidente citazione ad Alfred Hitchcock), durante il secondo attacco dello squalo, ma anche in momenti dove l’adrenalina è messa momentaneamente in stand by.

Un cult, un capolavoro
Solo per fare qualche esempio è significativa la scena del dialogo tra Martin Brody, il sindaco e Matt Hopper. Il capo della polizia e il biologo marino hanno appena scoperto l’imbarcazione affondata di un pescatore locale che si è messo sulle tracce del famigerato squalo. I due chiedono insistentemente di chiudere le spiagge, ma il sindaco non ci sta. Il tutto è mostrato in piano sequenza che si conclude con i tre, ripresi in mezzo busto e poi solo le teste, per evidenziare sullo sfondo un manifesto che pubblicizza l’isola come località turistica, sfregiato con una pinna di squalo. Un tocco ironico, ma fino a un certo punto. In maniera semplice ed efficace Spielberg esprime visivamente la minaccia, ancora presente del predatore marino.
Il talento del giovane regista emerge soprattutto nella rappresentazione dello squalo. Come già è stato detto, i tre squali meccanici non funzionano e allora Spielberg decide di non mostrare il mostro per quasi 1 ora. Una scelta nata per esigenze tecniche che diventa poetica per rendere il cult un vero capolavoro.
Il tutto viene messo al sevizio del meccanismo di messa in scena della paura, come viene sottolineato da Roy Menarini, docente di cinema all’Università di Bologna. E in effetti il non mostrare immediatamente il predatore crea un’escalation di tensione che fa de Lo squalo un magistrale esempio di thriller sulla scia hitchcockiana. Ad ogni attacco del predatore il regista sale di grado nella scalata della tensione.
L’escalation
Lo squalo fa la sua prima vittima dopo una manciata di minuti dall’inizio del film: è notte e da un falò sulla spiaggia una bella ragazza decide di farsi un bagno al chiaro di luna. Un coetaneo la segue, ma ha bevuto un po’ troppo e si addormenta sulla battigia. La ragazza è in acqua e a un certo punto viene risucchiata da qualcosa, lei si agita, è terrorizzata, cerca di liberarsi, ma viene tirata giù e scompare sotto l’acqua.
In questo primo attacco lo squalo non è mai mostrato, si percepisce la sua presenza attraverso delle suggestive soggettive sottomarine e la celebre colonna sonora, composta da sole due note che amplificano la tensione delle immagini.
Il secondo attacco avviene in pieno giorno. Questa volta la vittima è un bambino che nuota sul suo materassino gonfiabile. Il tutto si ripete con l’evocativa musica, che diventa marchio distintivo del pericoloso mostro marino. Spielberg aggiunge il sangue che tinge di rosso l’acqua. Lo squalo è mostrato al terzo attacco, quando a fare le spese è un uomo su una piccola imbarcazione. È solo in questo momento che lo spettatore vede, per la prima volta, le spaventose fauci dello squalo.

Un regista autore e artigiano del cinema
Così Steven Spielberg costruisce una macchina visiva all’insegna della tensione che rasenta la perfezione. Il non mostrare, ma facendo percepire il pericolo, carica di suspence la narrazione, che raggiunge il suo apice nella seconda parte, quando il registro thriller è sostituito da quello del cinema dell’avventura. Martin Brody, Quint e Matt Hooper salgono sulla barca, chiamata Orca, per mettersi sulle traccie del predatore.
In questa parte del film lo squalo si fa vedere più volte, ma mai per intero e in più accanto all’elemento sonoro, fa il suo esordio quello visivo: enormi barili gialli arpionati al grosso animale. È con l’emergere di questi che i tre eroi percepiscono la presenza dello squalo, pronto ad attaccare.
Tutte queste scelte registiche fanno di Lo squalo un vero capolavoro che, dopo 50 anni, resta attualissimo per la sua messa in scena visiva. Le scelte stilistiche fatte da Steven Spielberg dimostrano la sua propensione ad essere autore e allo stesso tempo artigiano del cinema. Per girare Lo squalo, visto l’alto budget a disposizione, poteva essere attirato dalla strada degli effetti speciali, come avviene per Jurarssic Park, ma ciò avrebbe reso il film anacronistico già dopo qualche anno.
Un classico intramontabile
Una regia intelligente e affascinante, che poggia su una sceneggiatura, scritta a quattro mani da Peter Benchley e Carl Gottlieb. La trama del romanzo diventa più snella. Le micro – vicende, come la collusione tra il sindaco, la criminalità e le relazioni extraconiugali della moglie di Martin Brody, sono eliminate. Il tutto per concentrare l’attenzione sul famigerato squalo, il vero protagonista.
Così vuole Steven Spielberg che, per esaltare il ruolo del pericoloso predatore, fa una scelta accurata del cast, evitando di scegliere attori troppo noti, come Charltor Heston, che avrebbe distratto eccessivamente il pubblico.
In questi 50 anni di vita, Lo squalo ha terrorizzato più di una generazione e lo farà ancora per molti anni, perché ogni suo componente si incastra alla perfezione nel disegno complessivo dell’opera. Una pietra miliare della storia del cinema, diventato, nel corso degli anni, un classico intramontabile.
*immagini rilasciate dall’ufficio stampa Echo