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Giornate degli Autori

‘ Confiteor – come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione’: la recensione

Ideale terzo tassello di una trilogia iniziata con Perfidia e proseguita con Ovunque proteggi. Il quarto lungometraggio di Angius conferma le sue doti di autore

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In concorso alla 22ª edizione delle Giornate degli autori, sezione parallela del Festival di Venezia,  Confiteor – come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione è il secondo lungometraggio di Bonifacio Angius, uno degli autori di spicco della cinematografia sarda.

Il film è una co-produzione firmata da Il Monello Film (casa di produzione fondata dallo stesso Angius nel 2010), Mosaicon Film e da Agresywna Banda (casa di produzione polacca). Con il sostegno della Regione Sardegna e Fondazione Sardegna Film Commission.

Confiteor – come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione, la sinossi

Questa è la storia di un’eterna infanzia da cui tutto prende forma e significato. Dove sei tu? Dove sono io? Perché siamo qui? Perché tutto è cambiato e noi non ce ne siamo accorti? Il tempo è passato, e più nessuno verrà a urlare sotto la mia finestra. E in quest’oscurità che pare fagociti ogni cosa, ci accorgiamo che sarebbe bastato così poco. Un gesto, una canzone, una parola, la presenza, un bacio, avrebbe potuto essere semplice se invece di pensare il bene, avessimo fatto il bene [sinossi originale, tratta dal sito delle Giornate degli autori]

Radici, famiglia, problemi: ecco la – necessaria – confessione

Sono trascorsi ben quattro anni dal precedente lungometraggio, I giganti. Un film, autoprodotto dallo stesso autore,  che fu una vera sorpresa. Una pellicola, ben accolta, in cui Angius gettava definitivamente le basi della sua precipua idea di cinema. Un cinema autoctono, radicato nella cultura e nella geografia della Sardegna, ma attento ai temi universali.

Un cinema sardo che potrebbe essere anche di ambientazione mediorientale, per genuinità e vividezza del racconto. Anche in questo caso la storia, scritta dallo stesso Angius, è una riflessione sulle proprie radici. Ma questa volta in maniera più viscerale, mescolando la realtà tangibile con le ossessioni/riflessioni del protagonista.

Confiteor, termine latino che apriva le antiche confessioni liturgiche, è appunto una confessione. Una dichiarazione intima, quasi sussurrata, ma al contempo una ferma ammissione di colpevolezza, di fragilità, di dubbio.

Con il sottotitolo che evidenzia anche la parte ironica del racconto. Confiteor è anche un’ideale terzo tassello che chiude la trilogia sulla famiglia, iniziata con Perfidia, realizzato nel 2013, e proseguita con Ovunque proteggimi del 2018. Nuclei famigliari problematici, in cui rancori e disagi permangono nei personaggi anche in età adulta, rendendoli vulnerabili e indecisi.

La storia inizialmente può lasciare confusi, per una narrazione volutamente complessa, quasi respingente, ma poi si rimane avviluppati nella confessione del protagonista.

Confiteor – Come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione è apprezzabile anche per l’azzardo narrativo e registico che va oltre la pellicola precedente. Merito della direttrice della fotografia,  Milagros Cordero De l’Alma, che sa dare sostanza e credibilità alle visioni e ai flashback, e del cast, con la riscoperta di Giuliana De Sio e una convincente e inedita Geppi Cucciari.

 Confiteor – come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione

  • Anno: 2025
  • Durata: 93 minuti
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Bonifacio Angius