Francesco Rosi ha saputo dare al cinema una funzione nuova: indagare il potere e le sue conseguenze sulla vita delle persone. La sua filmografia, a metà tra cronaca e narrazione, è ancora oggi un modello per chi vuole raccontare la realtà senza compromessi.
A sei anni dalla sua morte, i suoi film restano straordinariamente attuali. Non solo per il valore artistico, ma perché continuano a fare interrogare lo spettatore su problematiche che l’Italia non ha mai smesso di affrontare: la corruzione, la mafia, i conflitti sociali. Dal documentario-ritratto Citizen Rosi alle rassegne che lo stanno riportando in sala, il suo cinema sta vivendo una nuova stagione di riscoperta. Ecco cinque titoli imprescindibili per conoscerlo o riscoprirlo.
Salvatore Giuliano (1962)
Ambientato nella Sicilia del dopoguerra, il film racconta la figura del bandito Giuliano e la strage di Portella della Ginestra. Con uno stile asciutto e vicino al documentario, FrancescoRosi inventa di fatto il cinema d’inchiesta, aprendo una strada che in molti percorreranno dopo di lui. Il racconto inizia con il ritrovamento del cadavere di Giuliano e procede come un’indagine, alternando testimonianze, cronaca e ricostruzione storica. Non stupisce che Martin Scorsese lo consideri tra i film fondamentali della sua formazione.
Girato l’anno successivo, è il film che meglio sintetizza il legame tra cinema e politica in Rosi. Racconta le speculazioni edilizie a Napoli durante il boom economico. Il film segue le vicende di Edoardo Nottola, costruttore senza scrupoli che sfrutta la politica per arricchirsi. Dopo il crollo di un palazzo, le indagini e i giochi di potere mettono in luce un sistema corrotto e inaffondabile. Rod Steiger offre una prova memorabile, in un’opera che conquistò il Leone d’oro a Venezia, nonostante l’iniziale ostilità del pubblico.
Uomini contro (1970)
Tratto dal libro di Emilio Lussu Un anno sull’Altipiano, è un dramma antimilitarista che mette a nudo l’assurdità della guerra. Gian Maria Volonté, qui alla prima collaborazione con Rosi, interpreta un ufficiale che si ribella agli ordini ingiusti. Il film provocò polemiche e perfino una denuncia per vilipendio, segno della sua forza dirompente.
Il caso Mattei (1972)
Con questo film FrancescoRosi affronta uno dei grandi misteri italiani: la morte del presidente dell’ENI Enrico Mattei, caduto con il suo aereo in circostanze mai chiarite. Il film alterna momenti di fiction e veri spezzoni documentaristici, ricostruendo l’ascesa di Mattei da partigiano a figura centrale della politica energetica mondiale. GianMariaVolonté lo interpreta con intensità, restituendone l’ambizione, la carica carismatica e le zone d’ombra. L’opera diventa così non solo il ritratto di un uomo, ma un’inchiesta sul potere economico e geopolitico dell’Italia negli anni ’60.
Lucky Luciano (1973)
Qui Rosi si concentra su Salvatore “Lucky” Lucania, boss mafioso italo-americano che, dopo essere stato arrestato negli USA, viene esiliato in Italia. Il film segue la sua attività da Napoli, dove continua a esercitare influenza attraverso traffici e alleanze con la politica. Parallelamente viene mostrato il suo presunto ruolo nello sbarco in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale, in un intreccio tra mafia, esercito americano e istituzioni italiane. Attraverso uno stile sobrio e quasi documentaristico, Rosi svela come la mafia non sia un fenomeno isolato, ma profondamente intrecciato alla storia del Paese.