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Giornate degli Autori

Restare o partire? ‘Inside Amir’ di Amir Aziz

Alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia Amir Aziz esplora il viaggio interiore di un giovane che valuta di emigrare.

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Incastrato in una scelta, fra due realtà, fra due cuori. È così che si sente Amir, il protagonista di Inside Amir (Daroon-e Amir), che dovrebbe aver già preso la sua decisione: partire. Tuttavia ben presto scopriamo che non è così. L’eventualità di emigrare per seguire Tara non è un’ovvietà, ma un’ardua scelta esistenziale che lo costringe a confrontarsi con il peso della propria identità e delle sue radici.

Presentato alla Giornate degli Autori all’82ª Mostra del Cinema di Venezia, scopriamo un film che desidera indagare le emozioni umane. Non a caso il titolo ne cita proprio il fatto. Amir Aziz ci trasmette per l’appunto ciò che prova il protagonista e lo fa attraverso gesti quotidiani, flashback e le sue lunghe chiamate a Tara. Questo meccanismo non è una novità per il cinema di Aziz, che già all’interno della sua opera Two Dogs (2021), si interfaccia con il mondo interiore dei personaggi.

Scelte registiche, scelte di vita in Inside Amir

“Partire o non partire”, è questo il vero dilemma. Amir (Amirhossein Hosseini) ha promesso alla sua fidanzata Tara di raggiungerla in Italia, ma non ha fatto i conti con gli altri aspetti della sua vita e per trovare risposta passa le sue giornate con i suoi cari. Aziz usa inquadrature statiche che sembrano quadri, quasi a voler immortalare i momenti per la memoria di Amir. I movimenti di macchina sono minimi, con zoom quasi invisibili, intenti a penetrare la sua mente per installarci un bagaglio di ricordi e immagini della sua vita. I quadri infatti, assieme alla bicicletta, sono gli oggetti primari da portare nella sua nuova vita. Oggetti irreplicabili.

Il film procede per inquadrature e dialoghi statiche, che ricordano in parte la regia di Dea K’ulumbegashvili, che si alternano ad un ritmo più sostenuto e riflessioni più sfuggenti. I dialoghi rappresentano infatti un ricordo, mentre le riflessioni vivono impresse nostra mente e per questo non è importante ricordarne l’attimo, quanto i contenuti. Talvolta i contenuti vengono associati alla bicicletta, il posto in cui dare sfogo a tutte le emozioni.

La bici come metafora di continuità e riflessione

Ciò che emerge maggiormente da quest’opera è sicuramente il costante utilizzo della bici da parte di Amir, i suoi amici e la stessa Tara, che viene costantemente messo in relazione alle macchine che sfrecciano poco distanti. Queste sono la metafora della conformità e della velocità, due aspetti che non fanno parte di Amir. Egli sceglie la libertà, ma soprattutto la lentezza, cruciale per il suo processo decisionale. I suoi momenti in bici costituiscono infatti momenti di lenta riflessione che lo aiutano a prendere la sua decisione più importante.

Pedalando, il protagonista, si trova in costante viaggio e anche se nell’effettivo esso non sembra ancora incominciato, poiché Amir è fisicamente ancora a Teheran, quello metaforico lo è eccome. L’intento ultimo di Amir Aziz è quello di dimostrare che il viaggio inizia prima dentro di noi e in questo caso inside Amir che attraversa luoghi, memorie e incontra persone. A differenza della velocità con cui le macchine si lasciano tutto alle spalle, la bici permette ad Amir di assorbire ogni singolo dettaglio del suo passato. Il suo viaggio non è una fuga, ma un processo di assimilazione, un tentativo di portare con sé ogni pezzo della sua vita. Il conflitto tra il desiderio di andare e la necessità di restare si risolve in questo movimento lento e costante, come se il protagonista stesse seguendo le parole della sua Tara:

”Come se potessimo prendere questo edificio, piegarlo e portarlo con noi.”

…non solo fisicamente, ma soprattutto nell’anima, prima di affrontare un nuovo orizzonte.

Il confronto con gli altri per ritrovare se stessi

Amir crea le sue ultime memorie con le persone che ama, in una casa priva di corrente, che simboleggia la luce che piano piano si sta spegnendo nell’attesa di riaccendersi una volta presa una decisione. Per arrivare all’obiettivo ha ricercato un costante confronto. C’è infatti chi si è pentito:

“Così, il giorno in cui me ne stavo andando, continuavo a pensare: che cavolo sto facendo? Ed è esattamente quello che è successo! Le cose sono andate male per me.”

Chi ha osato troppo:

“Volevo strizzare la vita fuori da lì.”

E chi invece non ha mai nutrito il desiderio di partire. Una vera e propria polifonia di voci che riflette le diverse sfaccettature del dilemma migratorio. Amir non è solo, ma è parte di una comunità che ha già vissuto o sta vivendo le sue stesse incertezze.

Tara: il suo opposto, la sua musa

Già nella prima scena del film ci interfacciamo con la figura di Tara (interpretata da Hadis Nazari). Ma ciò avviene attraverso una chiamata. Non vediamo mai il suo volto, le sue espressioni e nemmeno la sua stanza o il luogo in cui vive, per enfatizzare la distanza fra i due innamorati. Durante il compimento del viaggio del protagonista la vediamo invece sempre più vicina. L’uso intenso di flashbacks ci immerge in una regia sempre più limitrofa che sfocia in un’immagine di lei sul suo cellulare.

I due si sono conosciuti per caso ed è stata proprio Tara, con la sua spontaneità, ad approcciarsi ad Amir, un ragazzo timido, che ha bisogno dei suoi tempi. Il suo opposto. Tara non rappresenta solo l’amata, ma la forza catalizzatrice che spinge il protagonista a confrontarsi con i propri dubbi. La sua assenza fisica, resa presenza dalle sole chiamate, la trasforma in una figura quasi mitologica, un ideale di libertà e spontaneità che Amir sta cercando di raggiungere.

Inside Amir è un film che non dà risposte, ma insegna che la vera scelta non è mai geografica, è sempre interiore.

Daroon-e Amir (Inside Amir)

  • Anno: 2025
  • Durata: 112'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Iran
  • Regia: Amir Aziz