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Giornate degli Autori

‘L’incanto’ Intervista a Tomaso Pessina

Alle Giornate degli Autori torna Tomaso Pessina con il suo nuovo documentario L'incanto, che ci ha raccontato durante una piacevole intervista.

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tomaso pessina l'incanto

Presentato all’82esima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Confronti delle Giornate degli AutoriL’incanto è il nuovo documentario di Tomaso Pessina, con cui abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere circa il suo lavoro e il rapporto con Pupi Avati.

L’incanto: Tommaso Pessina racconta il rapporto con Pupi Avati e la nascita del progetto

«Con Pupi siamo parenti di sesto o settimo grado – precisa Pessina – le nostre famiglie erano molto unite ma poi si sono perse negli anni. La prima volta che sono approdato sul suo set era in un paesino degli Stati Uniti, dove stava girando Fratelli e sorelle (1992). Ed è lì che l’ho conosciuto. Lui è il centro di tutto, è una figura di un carisma pazzesco, al di là del gusto personale.» Fil rouge de L’incanto, la voce di Pupi Avati mette ben in luce ciò di cui il documentario vuol parlare, ossia la magia della Settima Arte.

«Quando parto per un nuovo progetto – spiega ancora l’autore – ho uno schema ben chiaro, ma poi nel percorso mi lascio sorprendere. Ascolto chi mi parla, incontro persone diverse, invento molto anche in montaggio. Per esempio per caso ho conosciuto l’ultimo proiezionista dell’Odeon e l’ho inserito nel film. L’ho trovata un’idea bella romantica.

tomaso pessina l'incanto

Per quanto riguarda il titolo, volevo richiamare il titolo originale del film Una gita scolastica (1983), che è stato cambiato dal distributore. Inizialmente doveva chiamarsi L’incanto. Ricordo quando andavo a vederlo con la mia famiglia, la prima volta sentii gli applausi sul finale e mi domandai perché. Ero un bambino e mi rimase impresso

Uno non può fare film senza avere una sua idea di cinema.

Il rotoscoping e l’idea di cinema

Riguardo al documentario, Pessina – alla sua seconda volta alle Giornate degli Autori, dopo l’esperienza con Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio – ci tiene a sottolineare una pratica a cui è molto affezionato. «Una cosa fondamentale per me è il rotoscoping, una tecnica che ti permette di disegnare sul fotogramma. Per me significa una rappresentazione plastica dell’incanto e di ciò che ci rimane del film. Le immagini hanno un potere evocativo e anche questo è cinema.»

Passando poi a parlare dell’Odeon, la celebre sala cinematografica milanese la cui storia è al centro de L’incanto, Pessina spiega che «per anni è stato trascurato, gestito male, senza una vera programmazione, buttato via. se tu lo lascia morire, quello muore. Ma il problema vero non è tanto la chiusura dell’Odeon, quanto capire qual è l’idea di città, di cultura, di cinema che abbiamo.»

Nessuno ha bisogno di un altarino del cinema, ma di posti attivi.

E fa l’esempio dell’Odeon di firenze, ospitato all’interno della Libreria Giusti, dove ogni giorno si tengono incontri, proiezioni e appuntamenti culturali. «Se vieni qui a Venezia, vedi le sale piene di persone giovanissime e appassionate. Non so come sarà il futuro, ma mi piace avere un’idea romantica.»

Tomaso Pessina e la collaborazione con Enrico Gabrielli per L’incanto

Le ultime battute riguardano l’aspetto musicale, vera e propria ciliegina sulla torta di un progetto pieno di poesia e passione. «Enrico Gabrielli è uno dei fondatori dei Calibro 35, che è un gruppo che gioca con la riproposizione di colonne sonore di film italiani come i poliziotteschi. Un grande appassionato di musica come me e sono passati circa 10-15 secondi prima di decidere di chiamarlo. La sua sensibilità di musicista contemporaneo si è inserita per dare l’idea di ricostruzione dove c’è il ricordo, l’incanto, non la nostalgia.

La scelta di animare i suoi progetti – conclude Pessina – è andata a quelli che ho amato di più da spettatore. I primi sono quelli a cui sono più affezionato, che mi hanno fatto scoprire il cinema e come si fa.»

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