L’Iran contemporaneo, secondo il regista Saeed Roustaee, paladino delle donne iraniane e delle loro lotte quotidiane, silenziose o urlate – come già nel film Leila’s Brothers, Premio Fipresci a Cannes 2022 – contro le vessazioni, ingiustizie, discriminazioni e abusi, evidenti o più sottili, cui esse vengono sottoposte ogni giorno in un Paese con regole e tradizioni patriarcali che non accennano a diminuire, al di là delle apparenze.
Certo, le donne possono lavorare in Iran (non tutte in realtà), come la protagonista del film Mother and Child (Zan o Bacheh), in Concorso al 78° Festival di Cannes, infermiera in un grande ospedale, vedova con due figli – di cui il più grande ribelle e problematico – ma non possono decidere in autonomia della propria vita e, se non si adeguano alla ‘morale’, in caso di difficoltà, nessuno prenderà le loro parti, neppure i familiari.
Uno scenario inquietante quello descritto dal cineasta, in cui un meccanismo di regole, costituite e non, stritola le persone – le donne in particolare – che non si sottomettono o che, in particolari momenti, necessiterebbero di aiuto e sostegno, e invece rischiano di perdere tutto, anche i figli, a causa della loro fragilità sociale, indotta dal sistema.
Con Mother and Child, Saeed Roustaee torna a collaborare con due attori cari al pubblico iraniano (e non solo): l’attrice Parinaz Izadyar, nota per i suoi ruoli drammatici e impegnati, già interprete del primo film del regista, Life and a Day (2016), e presente nel cast di Just 6.5 (2019), e l’attore Payman Maadi, uno dei protagonisti di Leila’s Brothers (2022), reso noto in Italia dal film del regista Asghar Farhadi, Una Separazione, prima pellicola iraniana a vincere l’Orso d’oro a Berlino nel 2012 e vincitore del Premio Oscar come miglior film straniero sempre nel 2012.
Una madre single, un bambino irrequieto, una società patriarcale
Ancora una volta, dopo il focus puntato su Leila, personaggio femminile intelligente e costruttivo ma inascoltato del suo film precedente, il regista Saeed Roustaee ritrae, in Mother and Child, una donna che, dopo aver fatto di tutto per confrontarsi in maniera dialettica, inizia a sfidare il patriarcato, che la priva di tutti i suoi diritti, compreso quello di madre, lottando contro gli uomini che la circondano, opportunisti, inaffidabili e prevaricatori, e verso le donne che li sostengono.
Mahnaz è un’infermiera rimasta vedova a soli 40 anni, ha due figli, un maschio di 13 anni e una femmina di 7, e sta per sposarsi in seconde nozze con il fidanzato, Hamid. Suo figlio, Aliyar, molto turbolento e poco incline ad obbedire, è stato espulso da scuola. Un giorno Mahnaz, per organizzare i preparativi del suo matrimonio, lascia i figli al suocero, un esponente del patriarcato della peggior specie: a causa del vecchio, Aliyar ha un incidente, che sconvolge tutto e Mahnaz, distrutta dal dolore e dall’omertà di chi conosce la verità, si sforza di ottenere giustizia e un risarcimento.
Nel frattempo il fidanzato fa saltare le nozze dicendo alla madre che ci ha ripensato e preferisce sposare la sorella più giovane di Mahnaz, una venticinquenne da sempre gelosa della sorella, indipendente e già stata sposata, la quale accetta di buon grado, restando subito incinta e facendo di tutto per dimostrare ad Hamid la sua devozione di donna sottomessa.
La lotta di Manhaz, che Saeed Roustaee descrive come un personaggio “che urlava nella sua mente” è chiaramente ìmpari: dalla scuola, alla famiglia, al posto di lavoro, alle amiche, all’avvocato, tutto concorre alla sua impossibilità di ottenere giustizia ed anzi, a causa di un gesto di rabbia fatto in un momento di disperazione, l’ex fidanzato cerca anche di toglierle la figlia e di annientare la sua capacità di essere madre e donna.
Sanzioni, compromessi e resistenza
Come già accennato sopra, le opere di Saeed Roustaee – il più giovane e forse il più ‘occidentale’ fra i registi iraniani anti-regime, si concentrano principalmente su questioni di ingiustizia sociale e sulle rappresentazioni delle donne nella società iraniana.
Già con il film presentato a Cannes nel 2022, Leila’s Brothers, il regista aveva ricevuto una condanna a sei mesi di prigione e il divieto, imposto dal regime islamico, di girare film per cinque anni. Anche l’attrice protagonista, Taraneh Alidoosti, era stata condannata a cinque anni di prigione dopo aver pubblicato una sua foto senza hijab: fortunatamente, in entrambi i casi, le condanne sono poi state revocate,
Nello stesso anno, il Ministero della cultura e dell’orientamento islamico aveva espresso la propria insoddisfazione sia verso le critiche mosse dal cast al governo iraniano e sia per la scelta dell’attore Navid Mohammadzadeh di baciare sua moglie sul tappeto rosso. Dopo la presentazione a Cannes, il Ministero aveva annunciato di aver bloccato la distribuzione del film in Iran fino a data da destinarsi, sostenendo che l’opera era stata proiettata a Cannes senza la necessaria autorizzazione del governo, fatto assolutamente negato dal regista.
Denuncia sociale e gusto cinematografico
Dunque nel girare Woman and Child, Roustaee, il regista iraniano dalla vision femminista – ha già incentrato ben tre film su donne indipendenti o che comunque resistono a situazioni drammatiche imposte loro dalla morale patriarcale, spesso cieca e sorda – è dovuto scendere a compromessi con la censura della Repubblica Islamica.
Scontentando infatti anche la controparte che invoca ‘donna, vita e libertà’ – lo slogan divenuto simbolo del movimento di protesta in Iran, dopo la morte di Mahsa Amini – il cineasta si è visto costretto a rispettare alcune restrizioni, tra le quali l’obbligo per le donne di indossare l’hijab, anche se la protagonista ha un taglio di capelli molto moderno e quasi mascolino.
Il regista, che sostiene comunque di non aver realizzato un film di ‘propaganda’ bensì un film sulla resistenza sociale, ha il pregio, oltre al suo sguardo al femminile, di tenere sempre presente anche l’aspetto di godibilità del cinema, dando quindi al film, oltre al sapore della denuncia sociale, un ritmo serrato e una tensione legata all’evolversi della vicenda narrativa.