RobertoMinervini, che fino a IDannati ha diretto una serie di documentari, ha messo a frutto le sue tecniche non-fiction nel suo primo film di finzione. Il lungometraggio è stato presentato in anteprima al FestivaldiCannes 2024 nella sezione Un Certain Regard. Minervini ha vinto il premio per la Miglior Regia per IDannati al festival.
Il film è prodotto da Paolo Benzi per OktaFilm, Denise Ping Lee e Roberto Minervini per PulpaFilm e Paolo Del Brocco per RaiCinema. Teresa Mannino, Jean-Alexandre Luciani e Annette Fausboll sono i produttori esecutivi.
Uscirà nelle sale americane il 16maggio.
La trama
Jeremiah Knupp, René W. Solomon, Cuyler Ballenger, Noah Carlson, Judah Carlson, Tim Carlson e Bill Gehring sono tra gli attori che interpretano i soldati della Guerra Civile in questo film ambientato nell’inverno del 1862. In IDannati siamo nel pieno della Guerra Civile, l’esercito americano invia una compagnia di soldati volontari nei territori occidentali, con il compito di pattugliare le terre di confine inesplorate. Quando la loro missione cambia rotta, il significato del loro impegno inizia a sfuggirgli.
‘I dannati’ di Roberto Minervini – Foto fornite dall’ufficio stampa Busan International Film Festival
La falsa rappresentazione della guerra
Minervini ha dichiarato in un comunicato stampa che il film si propone di smantellare gli stereotipi sui conflitti degli altri film di guerra.
‘Ho sempre avuto un problema con i film di guerra a causa degli archetipi che vi sono presenti: l’idea della giusta causa, del bene contro il male, della vendetta, dell’eroismo’, ha detto. ‘Non c’è mai stato un approccio che definirei umano. Invece abbiamo archetipi che propagano idee e credenze false sulla guerra. Trovo assurdo che la gente tenda a fidarsi di un governo – soprattutto qui negli Stati Uniti, ma non solo – in materia di guerra e difesa. La guerra diventa una cosa intoccabile e l’eroismo della guerra diventa qualcosa di sacro’.
L’inconsapevolezza de ‘IDannati‘
La critica del regista nei confronti dei film di guerra e la rappresentazione di quest’ultima si è concentrata su un altro aspetto poco mostrato. Cioè la mancanza di vera consapevolezza sul ‘perché‘ da parte di chi combatte.
I Dannati ‘è sicuramente fortemente influenzato dai miei lavori precedenti e dalla mia esperienza di vita nel Sud per oltre un decennio”, ha detto Minervini. ‘È stata una scelta molto consapevole tornare a un momento in cui molte di queste radici si stavano piantando: il grande divario tra Nord e Sud, il cristianesimo, una sorta di mascolinità tossica. Volevo capire come questi problemi persistano, perché ci sia ancora molta nostalgia per la Guerra Civile, come quel periodo abbia plasmato un senso di sfiducia verso le istituzioni. Volevo che il film si collegasse all’esperienza di persone che sono state lasciate in un limbo durante la guerra, nel mezzo di una transizione da valori molto conservatori a una nuova società: persone che non sapevano nemmeno per cosa combattere. Molti nell’esercito americano erano mercenari che si arruolarono senza comprendere appieno la causa. Con un Paese in rovina, la gente si schierò, a volte geograficamente, a volte opportunisticamente. L’approccio in questo caso è stato quello di mettere un gruppo di persone nel bel mezzo del nulla, o meglio nelle terre selvagge del Montana, e di chiedere loro di capire perché si trovano lì.’