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‘Upshot’: i fantasmi di Gaza

Il cortometraggio scritto e diretto dalla regista palestinese Maha Haj, racconta la tragedia della guerra di Gaza attraverso il dialogo di due coniugi sommersi nel dolore della perdita e salvati dal potere della parola

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La regista Maha Maj presenta in sala il cortometraggio 'Upshot', una riflessione intima sulle macerie psicologiche lasciate dalla guerra

Il cortometraggio della regista palestinese Maha Haj portato nelle sale italiane da Oktafilm dal 10 al 15 aprile, è ambientato in un futuro e in un luogo non precisati, In the future/somewhere ci indica il sottotitolo che apre il film sull’inquadratura notturna di una casa isolata nel verde, in cui Suleiman e Lubna, marito e moglie passano le loro giornate. Si punzecchiano a vicenda, portano avanti le loro piccole azioni quotidiane in casa e nei loro terreni e parlano dei cinque figli lontani da cui aspettano visite.

Le loro parole così apparentemente prive di profondità si rivelano frutto di un dolore indicibile e antidoto per la sopravvivenza. Ciò di cui discutono maggiormente è il futuro dei figli, delle loro carriere, delle loro relazioni sentimentali o delle loro famiglie. Suleiman vuole che i suoi figli studino mentre Lubna è più concreta e realistica. Non c’è traccia riconoscibile del futuro preannunciato dai titoli di testa, in casa non c’è neanche un televisore. Forse sono gli unici sopravvissuti di un cataclisma o forse no. Con l’arrivo di un estraneo al loro cancello scopriamo che il loro futuro è molto vicino al nostro presente.

La regista Maha Maj presenta in sala il cortometraggio 'Upshot', una riflessione intima sulle macerie psicologiche lasciate dalla guerra

‘Upshot’ di Maha Maj

Upshot: una distopia tragica

Lo sconosciuto è un giovane reporter che ricerca testimonianze sulla tragica guerra avvenuta a Gaza che ha coinvolto i due coniugi in modo irreparabile. Allora quel futuro preannunciato nell’incipit riguarda ciò che rimane dopo la guerra che Gaza sta vivendo in questo momento, che continua a distruggere il popolo palestinese. Suleiman e Lubna sono coloro che restano con i loro silenzi e le loro parole, in cui i ricordi del passato si mescolano a utopie presenti.

Sono il volto della guerra, di tutte le guerre. Dopo la tragedia di Gaza non restano che fantasmi. Alle domande che gli vengono poste risponde solo Suleiman travolto dalle lacrime, mentre Lubna si rintana nel suo silenzio. Alle loro spalle un quadro in bianco e nero mostra cinque bambini che giocano felici. Upshot è intimo e tragico, parla di elaborazione del dolore, di resilienza, sulle parole che restano dopo la tragedia e possono aiutarci a sopravvivere.

Il reporter diventa suo malgrado, testimone di un vissuto sommerso, anche lui come lo spettatore resta commosso e incredulo davanti alle parole rivelatrici che si scambiano Suleiman e Lubna nel silenzio del loro rifugio sicuro.

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