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Festival di cinema e donne

‘Duse, the Greatest’: fra l’enigma e il talento della grande diva

Il documentario dedicato a Eleonora Duse, la più grande attrice di teatro di sempre. Inizialmente presentato alla 19esima Festa del Cinema di Roma, è stato in concorso alla 45esima edizione del Festival di Cinema e Donne di Firenze.

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Duse, the Greatest

Sonia Bergamasco, poliedrica figura del panorama artistico italiano, ha presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024 il suo documentario Duse, the Greatest. L’opera, è un omaggio appassionato e personale a Eleonora Duse, una delle più grandi attrici teatrali italiane, e rivela l’abilità della Bergamasco non solo come interprete, ma anche come regista attenta e raffinata.

Attraverso un viaggio nei luoghi simbolici della vita della Duse, il documentario intreccia dialoghi con esperti, immagini d’archivio e riprese contemporanee, costruendo un ritratto intimo e complesso di questa pioniera del teatro moderno. Il film è stato proiettato, in concorso, anche durante la 45esima edizione del Festival di Cinema e Donne, a Firenze.

Duse, the Greatest, è un documentario che cerca di indagare la figura enigmatica dell’attrice Eleonora Duse, attraverso le sue lettere e i pochi documenti scritti, fotografici e audiovisivi che la ritraggono, per cercare di svelare la chimera dietro il suo incredibile talento.

Il cuore pulsante di Duse, the Greatest: i dialoghi con esperti e artisti

Duse, the Greatest

Una delle caratteristiche distintive del documentario è il suo ricorso a dialoghi con personaggi autorevoli che offrono una pluralità di prospettive sulla figura della Duse. Tra gli incontri più significativi, spicca quello con Annamaria Andreoli, professoressa universitaria e curatrice delle opere di Gabriele D’annunzio, che analizza il radicale contributo della Duse al rinnovamento nella recitazione.

Andreoli spiega come l’attrice abbandonò gli schemi enfatici del teatro ottocentesco per introdurre una recitazione naturale e intimista, influenzando profondamente il teatro europeo e mondiale.

Nonostante l’artista fosse riluttante a rilasciare interviste ai giornalisti, Andreoli, è riuscita a ricostruire un archivio storico basandosi sulle stesse lettere dell’attrice, dovendo memorizzare i nomi dei santi nel calendario, per  comprendere in che periodo la Duse stesse scrivendo.

Annamaria Andreoli insieme a Sonia Bergamasco esplorano e cercano di carpire il rapporto passionale e turbolento tra la Duse e Gabriele D’Annunzio, cercando di ricostruire le dinamiche complesse tra i due, tra amore, collaborazione artistica e conflitti personali.

Le letture delle lettere di Eleonora Duse a D’Annunzio, interpretate con sensibilità dalla Bergamasco, rivelano una donna tormentata ma consapevole del proprio valore e delle proprie ambizioni, nonostante le due personalità molto differenti: Eleonora Duse schiva e riservata rispetto alla sua vita privata, mentre Gabriele D’Annunzio,  appare come una figura controversa, affascinante, la cui influenza sulla Duse fu tanto ispiratrice quanto annichilente.

Il documentario esplora inoltre il profondo legame tra la spiritualità e l’arte della Duse. Sonia Bergamasco, insieme ad altre attrici come Federica Fracassi, Caterina Sanvi  ed Elena Bucci, si ritrovano a teatro leggendo le lettere della grande Duse, dialogando sulla sua figura artistica; il modo che aveva di portare le mani al volto, o di dare le spalle al pubblico, tutte pose innovative ed intimiste per il teatro d’epoca.

Viene inoltre mostrato al pubblico la forte influenza delle letture mistiche sulla visione artistica dell’attrice, sottolineando come il suo approccio alla recitazione fosse quasi trascendentale. Questo aspetto viene amplificato da scene girate in luoghi simbolici, come teatri e chiese, dove la Bergamasco, si reca, tra le calli di Chioggia, città natale di Eleonora Duse, dialogando con persone del luogo, alcune che ammettono perfino di averla vista apparire nelle vesti di uno spirito che chiedeva indicazioni per il municipio della città.

La fusione tra parola e spazio crea un’atmosfera evocativa, accentuata dalla colonna sonora minimalista composta dalla stessa Sonia Bergamasco.

Un’eredità viva nel teatro contemporaneo

Duse, the Greatest

Un altro punto di forza del documentario è il confronto con altri attori e figure dello spettacolo contemporanei alla regista Bergamasco, con cui lei si mette in dialogo per indagare questa figura enigmatica, una vera e propria icona del teatro moderno, anche se, probabilmente alla stessa Eleonora Duse, questo appellativo non sarebbe andato a genio.  Sonia Bergamasco descrive come l’eredità dell’attrice abbia liberato le interpreti successive, offrendo loro un modello di autenticità espressiva.

Questi dialoghi non solo collegano il passato al presente, ma rendono il documentario profondamente attuale, capace di parlare alle nuove generazioni. Le scene che ritraggono Sonia Bergamasco, insieme all’attore Fabrizio Gifuni, in una sala dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, sono un fulcro narrativo fondamentale in quanto i due attori si mettono a studiare in maniera meticolosa la bellezza enigmatica di alcune foto che ritraggono Eleonora Duse in scena, alcune di queste foto sono talmente rare che la mostrano in pose non consuete rispetto al suo modo di recitare, ciò porta entrambi gli attori a domandarsi:

Questa è lei? Si, ma non sembra lei.

Dal punto di vista visivo, Duse, the Greatest è un’opera di rara bellezza. Le riprese in Italia, dai paesaggi montani del Veneto ai teatri storici di città come Roma e Milano, sono eseguite con una cura straordinaria per i dettagli. La fotografia è lirica, trasformando i luoghi in simboli vivi della memoria e della passione della Duse. La colonna sonora, discreta e avvolgente, sostiene il ritmo della narrazione senza mai sovrastarla, contribuendo a creare un’esperienza immersiva ed emozionante.

Duse, the Greatest non è solo un documentario sulla vita di Eleonora Duse: è un viaggio nell’anima di una donna che ha rivoluzionato il teatro e un tributo che riflette il profondo rispetto e l’ammirazione di Sonia Bergamasco per questa figura iconica. Grazie alla qualità dei dialoghi, alla ricchezza storica e alla sensibilità estetica, il film riesce a rendere attuale la figura della Duse e a ispirare il pubblico contemporaneo. Un’opera che unisce intelletto e emozione, lasciando una traccia duratura nel cuore dello spettatore.

Il fascino dell’indefinibile: l’enigma dell’attrice, un’identità sfuggente

Duse, the Greatest

Uno degli aspetti centrali del documentario è la ricerca di una comprensione più profonda della Duse, che non si accontenta di indagare i suoi successi professionali ma tenta di rivelare il nucleo umano e spirituale dell’artista. Il titolo, Duse, the Greatest, riflette la sua grandezza, ma anche la difficoltà di etichettarla: era un’attrice che si rifiutava di rimanere imprigionata nei canoni del suo tempo, cercando una verità interiore che trascendesse il palcoscenico.

Eleonora Duse sfidava le convenzioni dell’epoca non solo attraverso la sua arte, ma anche con le sue scelte personali, come il rifiuto ostinato di posare per fotografie o di concedere interviste, alimentando così il mito e il mistero intorno alla sua figura.

La Bergamasco riesce a restituire questa dimensione sfuggente, invitando lo spettatore non tanto a trovare risposte quanto a immergersi nelle molteplici sfaccettature di un’attrice che ha fatto della ricerca della verità il suo scopo ultimo.

In definitiva, il documentario non si limita a celebrare un’icona, ma ne indaga il mistero. Attraverso una narrazione ricca e coinvolgente, Sonia Bergamasco guida lo spettatore in un viaggio non solo nella vita di Eleonora Duse, ma anche nella complessità dell’essere umano, svelandone al tempo stesso i lati luminosi e le ombre, senza mai togliere l’aura enigmatica che la rende indimenticabile.

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Duse, the Greatest

  • Anno: 2024
  • Durata: 98'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Sonia Bergamasco