In un periodo in cui la ricerca della perfezione è il mantra di ogni essere umano, Sarah Narducci, in concorso con Il criaturo sintetico al Figari International Short Film Festival, si domanda se anche l’aspetto genitoriale possa venir pervaso. In fondo, è così. I social sono costellati di video di influencer guru che insegnano come essere bravi genitori e di come non bisogna ripetere gli errori del passato, di come sia importante rompere il cerchio.
Ecco quindi che se il bambino piange non bisogna sgridarlo, ma assecondarlo; se il bambino urla e spintona bisogna restare calmi e accogliere le sue emozioni, perché vuole dire qualcosa ma non ha gli strumenti per farlo. In tutto ciò, se una maggior conoscenza delle dinamiche infantili può, senza alcun dubbio, creare degli adulti più attenti e consapevoli, dall’altra parte si rende il tutto estremamente artificioso.
Trama
Presente. Uno spot pubblicitario introduce un nuovo modo di fare i genitori, più consapevole, meno traumatizzante. I due protagonisti assistono e si lasciano coinvolgere: che gran figata sarebbe essere genitore senza il peso della responsabilità del “fare bene”?
Decidono quindi di iscriversi al programma. Vogliono essere genitori modello. Arrivati in questo posto anni ’80, una signora spiega ai giovani come funziona il programma, quali regole ci sono e come devono comportarsi. Gli viene quindi assegnato un bambolotto finto, un criaturo sintetico, al quale devono badare. Se superano la prova, potranno farne uno vero e restare, in caso contrario, dovranno abbandonare tutto.
Siamo fatti di carne e amore
Il criaturo sintetico vuole esplorare questo aspetto, sottolineando come, a conti fatti, essere genitore è una forza che pervade ogni essere umano. I due protagonisti provano un amore smisurato per quel bambolotto di plastica perché se ne sono presi cura. Il loro tempo è stato dedicato a lui, le loro attenzioni anche. Tutto di loro è stato organizzato e incentrato sull’infondere il loro sentimento in quell’involucro finto, arrivando, a un certo punto, a vederlo vivo.
Quindi la questione si apre verso un’altra prospettiva. I figli sono di chi li fa o di chi li cresce? Il corto sembra aver comunque tracciato una sua opinione, messa nero su bianco, e lascia che il pubblico si ponga le sue domande e faccia le dovute riflessioni.
Il criaturo sintetico è un corto girato da una giovane regista, classe 1997, che non ha paura di esprimere le proprie opinioni e di accendere un occhio di bue sulle questioni importanti.

Il criaturo sintetico (2025)