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Personaggi

Fabrizio Gifuni: il volto impegnato del cinema italiano

Ripercorriamo la filmografia dell’attore romano Fabrizio Gifuni

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Fabrizio Gifuni avrebbe potuto intraprendere la carriera di giudice o avvocato se avesse portato a termine i suoi studi di giurisprudenza. Una scelta in fondo non così sorprendente per lui che, in un’intervista di qualche anno fa, sottolineava la misteriosa assonanza dello jus con l’arte drammatica, ricordando come la stessa tragedia greca si fondasse sulla nascita del diritto.

Ma Gifuni giudice o avvocato non lo è mai diventato, avendo preferito coltivare il proprio amore per la recitazione. Ed è stato un bene, perché questo romano classe 1966 è oggi uno degli attori più apprezzati dell’intero panorama italiano.

Gli studi però non gli sono stati inutili, e quel senso di giustizia cercato nei codici, Gifuni oggi lo declina sovente nelle sue intense interpretazioni teatrali, televisive e cinematografiche che lo hanno spesso portato a ripercorrere criticamente la storia italiana dal dopoguerra in poi, mettendolo in contatto con alcuni dei suoi personaggi più controversi ed emblematici: in ordine sparso e non esaustivo, Pasolini, Gadda, De Gasperi, Basaglia, Pippo Fava. Infine quell’Aldo Moro i cui panni ha indossato per ben tre volte, l’ultima delle quali nel recente Esterno notte di Marco Bellocchio, dove ha fornito l’ennesima prova delle proprie eccezionali capacità mimetiche. Capacità che, unite al forte impegno civile, lo hanno portato ad essere spesso paragonato al mostro sacro Gian Maria Volonté.

Chi è Fabrizio Gifuni, l'attore che interpreta Aldo Moro nella serie tv "Esterno Notte" - Il Riformista

Gli inizi tra teatro e cinema

La lunga carriera di Fabrizio Gifuni inizia a teatro nella prima metà degli anni Novanta con la partecipazione a opere di Euripide, Sofocle, Shakespeare e Goldoni.

È in quello stesso periodo che avviene il suo esordio cinematografico in una piccola parte nel film Giovanni Falcone (1993) di Giuseppe Ferrara. Da lì, occorreranno altri tre anni per rivedere l’attore sul grande schermo nel ruolo del figlio di papà Nicky ne La bruttina stagionata (1996), pellicola diretta da Anna Di Francisca e tratta dall’omonimo romanzo di Carmen Covito.

È il secondo dei circa quaranta lungometraggi da lui ad oggi interpretati, dei quali qui di seguito ricordiamo i più significativi.

Dalla partecipazione a Vite in sospeso e Così ridevano al primo ruolo da protagonista in Un amore

Corre l’anno 1998 quando Fabrizio Gifuni prende parte al film Vite in sospeso di Marco Turco, efficace dramma in cui si affronta il tema della lotta armata degli anni ’70 attraverso la storia di un gruppo di reduci italiani rifugiatisi in Francia.

Nello stesso anno, l’attore riveste il breve ma emblematico ruolo dell’educatore Pelaia in Così ridevano di Gianni Amelio, pellicola in cui, sullo sfondo dell’Italia del boom economico, si narrano le dolorose vicende di Giovanni (Enrico Lo Verso) e Pietro (Francesco Giuffrida), due fratelli siciliani trasferitisi a Torino in cerca di (disperata) fortuna.

Dopo una serie di personaggi interpretati in maniera convincente, nel 1999 arriva per l’attore il primo ruolo da protagonista nel film Un amore (1999) di Gianluca Maria Tavarelli, delicata commedia sentimentale che, in dodici brevi atti distribuiti nell’arco di diciotto anni, racconta le vicende amorose di Marco (Fabrizio Gifuni) e Sara (Lorenza Indovina), traballante coppia alle prese con una relazione quantomeno complicata.

Un amore – FABRIZIO GIFUNI

Un amore Fabrizio Gifuni

La pellicola, giocata sul registro malinconico e formalmente composta da suggestivi piani-sequenza, riscuote un forte consenso da parte della critica che non manca di sottolineare l’alta qualità delle interpretazioni del duo Gifuni/Indovina, i quali, per tale ragione, ottengono la nomination ai David di Donatello del 2000 rispettivamente come miglior attore e miglior attrice protagonisti.

Pur non coronata dal premio finale, la nomination stessa rappresenta per Gifuni un importante riconoscimento che contribuisce significativamente a portarlo all’attenzione di pubblico e addetti ai lavori.

 

Il globo d’oro 2002 come miglior attore rivelazione e la partecipazione a La meglio gioventù

Il premio vero e proprio arriva nel 2002, allorquando l’interprete romano, dopo aver recitato due anni prima nel ruolo di Ettore ne Il partigiano Johnny (2000) – film sulla Resistenza diretto da Guido Chiesa e tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio -, riceve il Globo d’oro come miglior attore rivelazione per la sua partecipazione a tre lungometraggi d’indubbio interesse: L’amore probabilmente (2001), film in tre capitoli firmato da Giuseppe Bertolucci dove si riflette sul dualismo verità/menzogna; L’inverno (2001), dramma borghese dalle venature esistenziali diretto da Nina Di Majo, in cui va in scena un pericoloso incrocio di due coppie allo scoppio; e Sole negli occhi (2001), pellicola di Andrea Porporati che dostoevskijanamente si interroga sui concetti di colpa ed espiazione.

Nel 2003 Fabrizio Gifuni prende parte a La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, saga familiare di ampio respiro che, attraverso le vicende dei fratelli Matteo e Nicola Carati (rispettivamente interpretati da Alessio Boni e Luigi Lo Cascio), ripercorre la recente storia italiana dal 1966 al 2003.

Distribuito nelle sale in due atti di tre ore ciascuno, il film riscuote, anche grazie all’ottima sceneggiatura di Sandro Petraglia e Stefano Rulli, un grande successo di critica e pubblico, finendo per vincere il premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2003. Si tratta di un successo che non può non coinvolgere anche l’attore romano, il quale, per la matura interpretazione del pragmatico Carlo Tommasi, riceve il Nastro d’argento 2004 come miglior attore protagonista e ottiene la nomination ai David di Donatello 2004 come miglior attore non protagonista.

Da Movimenti a La ragazza del lago

Sulla scia del successo de La meglio gioventù, l’anno seguente, mentre porta in teatro ‘Na specie de cadavere lunghissimo – spettacolo per la regia di Giuseppe Bertolucci che ripercorre il pensiero, le opere e la morte del grande Pierpaolo Pasolini -, Fabrizio Gifuni torna nelle sale cinematografiche con lo sperimentale e anarchico Movimenti (2004), opera squisitamente cassavetesiana diretta da Claudio Fausti e Serafino Murri che, giocando sul filo del ricordo e della nostalgia, narra della “serata bastarda” di un gruppo di amici trentacinquenni, i quali, rincontratisi dopo molti anni, cercano almeno per una notte di tornare a sé stessi e ai propri sogni.

Dopo aver lavorato nel 2005 di fianco a due mostri sacri come Alejandro Jodorowsky (interprete) e Franco Battiato (regista) in Musikanten, film sulla vita di Ludwig van Beethoven, nel 2007 Fabrizio Gifuni partecipa a un lungometraggio destinato a raccogliere ampi consensi.

Si tratta de La ragazza del lago, giallo diretto da Andrea Molaioli – qui alla sua opera prima – che vede lo scontroso commissario Giovanni Sanzio (Toni Servillo) chiamato a indagare sulla misteriosa morte di una giovane ragazza rinvenuta sulle sponde di un lago friulano. L’indagine stessa sarà l’occasione per far emergere un universo in piccolo fatto di segreti e dolori malcelati.

Il film, come detto, riscuote un grande successo. E ciò anche grazie alla suggestiva ricostruzione di una provincia decisamente lontana dai soliti cliché finto-idilliaci. È così che La ragazza del lago finisce per fare incetta di premi, portando lo stesso Gifuni, per la sua interpretazione dell’ambiguo Corrado Canali, alla nomination come miglior attore non protagonista ai David di Donatello 2008.

La ragazza del lago – FABRIZIO GIFUNI

La ragazza del lago – FABRIZIO GIFUNI

Fabrizio Gifuni indossa la toga: Galantuomini

Nello stesso 2008, l’attore romano è protagonista di un film a metà tra noir e melò che sembra volerlo ricongiungere col suo passato di aspirante giurista. Ci riferiamo a Galantuomini di Edoardo Winspeare, pellicola giocata sul filo del ricordo in cui Gifuni è chiamato ad indossare i panni del giudice Ignazio Derau, il quale, dopo tanto tempo passato al Nord, torna a lavorare nei primi anni ’90 nel suo Salento. Qui ritrova Lucia (Donatella Finocchiaro), sua amica di vecchia data di cui è sempre stato segretamente innamorato. La scoperta, durante alcune sue indagini, che la donna lavora al servizio di un boss della Sacra Corona Unita, precipiterà lo stesso magistrato in uno stato di profonda crisi interiore.

gifuni filmografia

Romanzo di una strage

Romanzo di una strage: il primo incontro di Fabrizio Gifuni con Aldo Moro

Dopo la partecipazione a una serie di interessanti lungometraggi – tra cui si segnalano Beket (2008) di Davide Manuli, rilettura sui generis dell’Aspettando Godot di Samuel Beckett, e il tenero La kryptonite nella borsa (2011) di Ivan Cotroneo -, nel 2012 l’attore romano torna a lavorare con Marco Tullio Giordana nel film Romanzo di una strage, racconto duro e amaro incentrato su uno degli eventi più tragici e controversi della recente storia italiana: la strage di Piazza Fontana avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969.

Chiamato ad interpretare il ruolo di Aldo Moro – all’epoca dei fatti Ministro degli Esteri -, Gifuni offre una performance di straordinaria intensità. La plastica capacità di immedesimarsi nel compianto statista è tale da fargli ottenere una duplice nomination come miglior attore non protagonista ai David di Donatello e ai Nastri d’argento 2012. Ma soprattutto offre all’interprete l’occasione di imbastire con lo stesso Moro una sorta di dialogo oltre il tempo e lo spazio. Un dialogo alla ricerca di verità e giustizia da cui scaturiranno, nel 2019, lo spettacolo teatrale Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro, e quindi, nel 2022, il già citato Esterno notte, serie televisiva in cui si ripercorrono le vicende legate al rapimento e all’uccisione del politico democristiano.

Il capitale umano

Nel 2013 l’attore romano viene invitato da Paolo Virzì a prendere parte a Il capitale umano, cupo thriller che, ricostruendo secondo tre differenti punti di vista un misterioso omicidio stradale, propone lo spaccato di un’umanità disperatamente alle prese col mito dei soldi e del potere.

Calato nei panni del ricco uomo d’affari Giovanni Bernaschi, Fabrizio Gifuni offre anche qui una prova di grande spessore, capace di rendere con chirurgica esattezza il carattere cinico e glaciale del suo personaggio. È una prova, questa, che non passa inosservata e che consente all’ottimo interprete di portare a casa il David di Donatello 2014 per il miglior attore non protagonista, nonché il Nastro d’Argento 2014 e il Premio Vittorio Gassmann al Bari International Film Festival 2014, in entrambi i casi per il miglior attore protagonista.

Film ecosostenibile e non sprecone: "Il Capitale Umano" di Virzì - Non Sprecare

Da Noi 4 all’incontro con Marco Bellocchio in Fai bei sogni

Immediatamente dopo il successo personale riportato con la pellicola di Virzì, Gifuni, come a voler stemperare le asprezze e le ingessature del personaggio di Bernaschi, accetta di interpretare il ruolo di un artista sfaccendato e irresponsabile nel film commedia Noi 4 (2014) di Francesco Bruni. È la storia di una giornata vissuta tra incontri, scontri e rappacificazioni dalla coppia di ex coniugi formata da Ettore (Fabrizio Gifuni) e Lara (Ksenia Rappoport), e dai loro due figli Emma (Lucrezia Guidone), aspirante attrice, e Giacomo (Francesco Bracci), studente alle prese con gli esami di terza media.

Le grandi capacità interpretative di Fabrizio Gifuni non sfuggono al regista Marco Bellocchio, il quale, nel 2015, invita l’attore a recitare in Fai bei sogni, racconto struggente e malinconico tratto dall’omonimo romanzo di Massimo Gramellini, in cui, attraverso una serie di flashback, l’affermato giornalista Massimo (Valerio Mastrandrea) rievoca l’episodio della morte della madre (Barbara Ronchi), avvenuta quando lui aveva soltanto nove anni.

Gifuni è chiamato a interpretare la parte di Athos Giovanni, un ricco ed enigmatico speculatore finanziario destinato al suicidio. Non è un ruolo di primissimo piano. Eppure si tratta di una tappa importante nella carriera dell’attore, dal momento che da qui ha inizio una importante collaborazione artistica col grande cineasta emiliano.

La Belva Fabrizio Gifuni

La Belva Fabrizio Gifuni

Dove non ho mai abitato e La belva: due convincenti ruoli da protagonista

 Il 2017 segna il ritorno dell’interprete romano ad un ruolo da protagonista nel film Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi, intenso ed elegante dramma sentimentale in cui s’incrociano per un breve istante le solitudini di Francesca (Emmanuelle Devos) e Massimo (Fabrizio Gifuni), due architetti che si amano e si dicono addio sullo sfondo di una Torino sospesa e rarefatta.

Tre anni dopo, Gifuni è chiamato di nuovo ad indossare i panni del protagonista nel film La belva (2020), action-thriller diretto da Ludovico Di Martino che vede il veterano di guerra Leonida Riva (Fabrizio Gifuni), sofferente di disturbo da stress post-traumatico e per tale ragione sotto cura di psicofarmaci, costretto a tornare in azione per liberare la piccola figlia Teresa (Giada Gagliardi) rapita da un crudele gruppo di sequestratori.

Calato nelle vesti del vendicatore riemerso dai propri incubi, l’interprete romano offre ancora una volta una prova attoriale di assoluta intensità. Il suo Leonida non è soltanto il tipico eroe tutto corsa e muscoli, ma anche un personaggio in grado di esprimere con esattezza la cifra del proprio dolore. È ciò che gli consente di entrare in profondo contatto con lo spettatore. Ed è ciò che contribuisce decisamente alla fortuna de La belva, pellicola efficace, intrigante e, a suo modo, coraggiosa.

Recensione del film La scuola cattolica

La scuola Cattolica Fabrizio Gifuni

I film del 2021: Lei mi parla ancora e La scuola cattolica

Nel 2021, l’attore partecipa a Lei mi parla ancora, film diretto da Pupi Avati e tratto dal romanzo Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista di Giuseppe Sgarbi, padre dei noti Vittorio ed Elisabetta.

Vi si narra la storia dell’anziano farmacista Giuseppe “Nino” (Renato Pozzetto), il quale, alla morte della moglie Caterina, “Rina” (Stefania Sandrelli), si lascia faticosamente convincere a mettere nero su bianco i ricordi di una vita trascorsa accanto all’amata compagna.

Fabrizio Gifuni indossa i panni di Amicangelo, scrittore chiamato a raccogliere le memorie dello stesso Nino. Un ruolo, questo, che gli frutta la candidatura come migliore attore non protagonista ai Nastri d’argento 2021.

Risale allo stesso periodo la partecipazione dell’attore, nei panni del professor Golgota, a La scuola cattolica (2021), film drammatico diretto da Stefano Mordini e tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati, in cui, attraverso un’attenta analisi della sub-cultura fascistoide e maschilista che ne fece da terreno fertile, si ricostruiscono i fatti legati a uno degli episodi più raccapriccianti della cronaca italiana: il massacro del Circeo del 1975.

Da Esterno notte a I viaggiatori

Nel 2022, oltre al già citato Esterno notte di Marco Bellocchio, Gifuni prende parte nei panni di Luzio al film I viaggiatori, avventurosa commedia fantascientifica diretta da Ludovico Di Martino in cui gli adolescenti Max (Matteo Schiavone), Flebo (Fabio Bizzarro) e Greta (Andrea Gaia Wlderk) si ritrovano nella Roma del 1939 grazie ad una macchina del tempo.

Si tratta, ad oggi, dell’ultima apparizione dell’attore sul grande schermo. Ma già all’orizzonte si prospetta l’uscita di Rapito, nuovo lungometraggio frutto della felice collaborazione tra Gifuni e Bellocchio, in cui si ripercorrono le vicende di Edgardo Mortara, il ragazzino ebreo che nel 1858 fu sottratto alla propria famiglia per essere allevato da cattolico.

I tanti ammiratori di Fabrizio Gifuni sono avvisati.

 

 

Ecco il premio Elio Petri Festival del cinema di Porretta        Festival del Cinema di Porretta ha dato il Premio Speciale Elio Petri a Fabrizio Gifuni. (Foto di Giorgio Barbato)

 

 

 

 

 

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