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Conversation

‘Via Argine, 310’ conversazione con Gianfranco Pannone

Via Argine 310 segue, lungo dodici mesi, la vicenda degli ex lavoratori Whirlpool di Napoli - Ponticelli. Con la voce narrante di Alessandro Siani

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Presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma, Via Argine 310 segue, lungo dodici mesi, la vicenda degli ex lavoratori Whirlpool di Napoli – Ponticelli. Con la voce narrante di Alessandro Siani, di Via Argine 310 abbiamo parlato con il regista Gianfranco Pannone.

‘Via Argine 310’ di Gianfranco Pannone alla Festa del cinema di Roma

Via Argine, 310 di Gianfranco Pannone

Da tempo si dice che la classe operaia non esiste più. Via Argine, 310 afferma il contrario, rendendo evidente il fatto che siamo noi a essercene dimenticati.

Forse a qualcuno non conviene dire che la classe operaia esiste ancora, tuttavia è evidente che quel mondo sia inevitabilmente legato a cambiamenti importanti come la globalizzazione, talvolta con equivoci ed errori che hanno coinvolto gli operai stessi e il sindacato.

Detto questo, parliamo di una categoria che ha contribuito a cambiare il nostro Paese. Mio nonno a Napoli faceva l’operaio specializzato; veniva dalla campagna alle spalle della città e gli zii contadini andavano a trovarlo con il cappello in mano. In una città come Napoli la coscienza operaia ha cambiato molto il modo di pensare: ha modernizzato il tessuto sociale, aiutando i cittadini a prendere consapevolezza di quanto tutto possa essere più complesso e, per questo, stimolante in una metropoli. Perché oltre alla Napoli da cartolina e a quella dei vicoli bui della cosiddetta plebe, magari controllati dalla malavita organizzata, ne esiste un’altra rappresentata, appunto, dagli operai, compresi quelli della Whirlpool oggi smantellata. Fino agli anni ottanta erano decine di migliaia gli operai a Napoli, poi è scoppiato il caso dell’Italsider, che ha fatto guardare alla loro presenza con un certo sospetto, essendosi aggiunto anche il giusto dibattito sui problemi ambientali di Bagnoli.

È per questo motivo che della vicenda operaia di Napoli e della dismissione delle sue fabbriche, ho riportato alcuni stralci, affidati alla voce di Alessandro Siani, che pure ha avuto un padre in cassa integrazione e quindi conosce bene la questione, da un romanzo importante come La dismissione di Ermanno Rea. E, inoltre, quello che abbiamo provato a pensare con Alessandro e anche con il produttore Massimo Di Rocco, è stato di non assecondare un’adesione facile agendo solo sulla questione emotiva, ma piuttosto di metterci ad altezza d’uomo e raccontare una storia empaticamente, cosa che provo sempre a fare con i miei film. Perché l’importante non è giudicare, ma provare a capire condividendo esperienze di vita.

Il lavoro del documentario

Via Argine, 310 di Gianfranco Pannone fa quello che la politica non sa più fare, e cioè esserci, che poi è la via migliore per capire i problemi e magari risolverli.

Sì, credo che sia proprio questo esserci che è mancato alla politica negli ultimi anni. Lo sì è visto anche con l’ultima sconfitta elettorale della sinistra: non stare più con i cittadini e non capirne anche i bisogni ha portato a questi esiti. Se è grave in generale perdere un posto di lavoro, a Napoli lo è molte volte in più, anche perché “arrangiandosi” si corre il rischio di finire nelle mani della malavita organizzata. Napoli è una polveriera con un suo strano e curioso equilibrio che si capisce poco al nord, figuriamoci in Europa; lo sanno bene gli ex operai della Whirlpool di Ponticelli, che, per questo, si sono sentiti traditi da ben tre governi, diversi per orientamento politico, che in quasi cinque anni si sono succeduti uno dietro l’altro. La sinistra, e anche il sindacato all’interno delle fabbriche, sono stati percepiti come deboli, anche nella consapevolezza che una città complessa come Napoli non può vivere solo di turismo, ma che piuttosto ha bisogno di essere meglio accompagnata nella contemporaneità. Bagnoli, luogo-simbolo della città proletaria, è stata dimenticata anche perché qualcuno ha smesso di andare tra la gente, nelle fabbriche come nelle strade. Beninteso, è un problema che oggi non riguarda solo la sinistra.

Lo stile e la struttura di Via Argine, 310 di Gianfranco Pannone

La struttura del film è tale per cui non esiste un commento esterno rispetto alle voci degli operai se non attraverso la voce “storica” di Alessandro Siani.

Sì, come dicevo, è Siani a leggere alcuni passi tratti da La dismissione di Ermanno Rea. In questo modo ho voluto storicizzare la lunga storia operaia di Napoli. Tutto questo all’interno di una struttura che fa capo a un’idea di “cinema diretto”, però. In Via argine, 310 non ci sono digressioni, provo ad andare dritto al cuore seguendo gli operai nelle loro azioni quotidiane. Questo aspetto è importante perché si può anche fare “poesia del reale” lavorando sul linguaggio, ma questo è un film, per certi versi anche militante, dove ho voluto soprattutto mettermi in ascolto di una vicenda che colpisce anche per il silenzio in cui per anni è precipitata, e che, a mio giudizio, meritava un approccio non invasivo, etico. D’altro canto Via Argine, 310, e lo dico con grande dispiacere, è uno dei pochissimi film fatti sugli operai negli ultimi anni, su cui o è caduto un silenzio tombale o è rimasta nelle pieghe una memoria storico-politica spesso enfatizzata; ed è anche per quest’ultimo motivo che volevo avvicinarmi al mondo operaio senza la retorica che in passato ha spesso accompagnato la narrazione del mondo proletario.

Dal punto di vista poetico e a livello etico ed emotivo Via Argine, 310 mi ha ricordato La Ginestra di Giacomo Leopardi. In quel poema, come nel tuo film, risuona la filosofia che era anche di Camus ne La Peste, ovvero la constatazione che di fronte alle difficoltà dell’esistenza il fronte comune sia l’unico orizzonte possibile.

Ti ringrazio per l’accostamento. Sì, resistere come la ginestra; forse nel film, inconsapevolmente a dire il vero, c’è anche il pensiero di fondo che è in quella magnifica poesia di Leopardi: quegli operai, aggrappandosi a un mondo sempre più in bilico, hanno radici profonde. D’altronde i versi del poeta ricorrono anche in Sul vulcano, film documentario dedicato al Vesuvio che ho portato a Locarno nel 2014. C’è il Vesuvio e ai suoi piedi c’è una tradizione di resistenza napoletana che passa sia attraverso gli artisti che il popolo, e che direi filosofica proprio come ce la prospetta Camus. Se devo, però, pensare a un modello, ovviamente molto alto e irraggiungibile, di impegno civile oltre che di arte della regia, penso a Francesco Rosi, maestro che ho avuto l’onore di conoscere. Autore, appunto, di un cinema resistente, che al pubblico restituisce la realtà senza troppi fronzoli, senza troppi compiacimenti, senza troppo sentimentalismo, con cui, in una città emotiva come Napoli, bisogna fare spesso i conti. E se sono riuscito a restituire parte di questa resistenza che è dentro la cultura napoletana attraverso Via Argine, 310, sono già molto felice.

Dignità e umanità

Il film coglie la dignità di questi operai e l’umanità che accompagna la loro battaglia quotidiana. Penso alla scena del pranzo tra madre e figlio, ma anche alla messa in scena di un “corpo comico” qual è quello di Siani. La sua presenza, lontana dall’immagine dei suoi film di maggior successo diventa il parametro dell’essenzialità dell’intero film.

Alessandro ha avuto la grande umiltà di mettersi al servizio di questa storia e attraverso la lettura delle pagine di Rea la sua voce pop è importante. Perché, come insegna Pasolini, che non a caso a Napoli era molto legato, è necessario fare incontrare, attraverso il cinema e le altre arti, l'”alto” e il “basso”. Se c’è una cosa che l’Italia può insegnare al mondo – specialmente grazie al suo cinema – è negli artisti che ha prodotto, autoriali e popolari al tempo stesso.

L’incontro con Siani è stato molto felice e direi anche opportuno per questo: abbiamo condiviso una storia che coinvolgeva entrambi, realizzando un film con gli operai, non sugli operai. Alessandro è un grande interprete, ha fatto delle cose importanti, perché la comicità è un bene comune che va preservato; e il suo “corpo comico” lo ha regalato agli operai di cui ha condiviso un percorso ben più che accidentato.  D’altro canto lui è molto amato a Napoli e anche fuori, e questo aspetto l’ho sentito come un vantaggio, perché permette di condividere in modo più esteso il pensiero di trecento e più persone  che hanno perso il posto di lavoro, ma che, tenendo in piedi il loro Presidio, non si sono mai arrese. Direi che con questa vicenda la classe operaia l’hanno mandata in Purgatorio, ma che non è ancora finita. Persone di cui ho provato a cogliere quanto più possibile l’umanità, nella convinzione che universalizzare rabbie, ansie, paure, speranze che appartengono a chiunque vede in pericolo il proprio futuro e quello dei figli, sia un atto politico giusto e necessario.

Via Argine, 310 di Gianfranco Pannone nelle sale italiane

Il tour di Via Argine, 310 è partito da Napoli il 24 novembre per proseguire il 1° dicembre Roma, al Nuovo Cinema Aquila, il 5 e 6 dicembre a Varese a Latina sarà il 13 dicembre. Il 23 e 24 gennaio a Fermo, il 26 gennaio sarà al Cinema Massimo di Torino, Poi a fine gennaio a Pisa Aversa e molte altre si stanno aggiungendo.

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Via Argine 310 di Gianfranco Pannone

  • Anno: 2022
  • Durata: 70'
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: italia
  • Regia: Gianfranco Pannone