Coprotagonista di Divorzio a Las Vegas,Grazia Schiavo ha accettato di raccontarci il film diretto da Umberto Carteni e interpretato tra gli altri da Giampaolo Morelli, Andrea Delogu e Ricky Memphis.
Se titolo ed estetica del poster lasciano intendere di trovarsi di fronte all’ennesimo cinepanettone, in realtà Divorzio a Las Vegas è una commedia romantica che strizza l’occhio a quelle americane dei primi anni novanta. A dircelo non sono solo il contesto della storia e le dinamiche tra i personaggi, ma anche una serie di citazioni esplicite a film come Harry ti presento Sally e altri.
Sì, in generale a quelli di Nora Ephron. Come sai, talvolta il marketing sposa la strada più semplice per paura di non riuscire a portare spettatori in sala. Rispetto a questo lato romantico di cui dicevi, la cosa che mi viene in mente è che Divorzio a Las Vegasè anche un film di sogni, di ideali, di utopie, e della possibilità che le persone hanno di rimettersi in discussione e di cambiare. Qua c’è una donna, Elena, interpretata da Andrea Delogu che a un certo punto riesce a ripensare alla sua vita da zero. Se vogliamo, il deserto che si vede nel corso della storia è un luogo di azzeramento e di ricostruzione. E anche una città come Las Vegas è un luogo folle, la capitale del peccato, in cui la possibilità di cambiamento esiste proprio perché a sua volta è stata immaginata da un gruppo di folli visionari in un luogo improbabile per costruirvi una città.
Dei film a cui Divorzio a Las Vegas si ispira ce n’è stato qualcuno che hai visto in fase di preparazione? Spesso sia registi che attori lo fanno per entrare nel clima del film e per modulare le loro interpretazioni.
Non mi è capitato. In genere non lo faccio per non attaccarmi troppo a un’idea prefissata. Cerco sempre di sposare il personaggio lasciandomi andare a quello che mi evoca la storia e anche lo script, soprattutto quando si tratta di sceneggiatura capace di approfondire le caratteristiche dei ruoli da interpretare. In questo caso non mi è capitato di vedere alcun film, perché nel frattempo ho dato un esame di psicologia che mi ha portato via il resto del tempo che mi separava dall’inizio della lavorazione. Ad aiutarmi in genere sono il lavoro con i colleghi e la volontà di approfondire i vari aspetti della storia al fine di rendere credibile il personaggio. Molti pensano che in una commedia non si debba farlo, mentre io penso che questa sia un genere che necessita ancora più serietà e attenzione. Il fatto di suscitare un sorriso non significa che lo si debba fare privilegiando l’improvvisazione.
Sono d’accordo. Come i film drammatici, anche la commedia parte dalla realtà, ma a differenza di questi non si limita a riprodurla così com’è. Vi aggiunge un lavoro ulteriore, fatto non solo di tempi comici ma pure dell’astrazione necessaria a poter parlare con leggerezza di argomenti complessi.
La commedia dovrebbe essere anche in grado di trasmettere certi drammi e dunque di trovare registi e sceneggiatori disposti a mettersi più in gioco complicando la narrazione e articolando le sequenze con maggiore fantasia. Mi rendo conto che in taluni casi il fatto di ritornare a girare dopo molto tempo renda gli autori più timorosi rispetto al fatto di ricercare nuove strade. Penso che questi tempi debbano darci il coraggio di farlo perché poi è questo che nell’arte fa la differenza.
Divorzio a Las Vegas presenta due coppie di personaggi, quella formata da Giampaolo Morelli e Andrea Delogu da una parte e l’altra, tu e Ricky Memphis, in cui l’iniziale ritrosia e le differenze caratteriali non impediranno all’amore di avere la meglio. Anche questo è uno schema tipico di certa commedia sentimentale.
Si, certo, anche qui è il litigio a scatenare irrefrenabili passioni. Devo dire che a essere interessante è la presenza di un doppio binario rappresentato dai sentimenti d’amicizia e d’amore che intercorrono tra due coppie di amici e amiche destinati a diventare anche amanti. Si tratta di due tematiche ben presenti all’interno del film. E’ l’amicizia a farci ricongiungere con la nostra parte più autentica e quindi in veste di amica e di legale Sara, il mio personaggio, cerca di risolvere i problemi materiali di Elena, ma la spingo anche tra le braccia di quello che finirà per essere il suo vero amore. Per contro, è attraverso di lei che Sara riesce a trovare la sua dimensione affettiva. Il mio personaggio è infatti un avvocato determinato e vincente, ma con alle spalle dei vuoti affettivi che solo una persona come Lucio, così diversa da lei riesce a vedere. E’ questo a scatenare la loro grande intesa.
Tu un po’ l’hai anticipato e cioè Divorzio a Las Vegas ha una serie di rimandi interni, di incroci e giochi di specchi che, pur messi in scena in maniera leggera e lineare, sono il risultato di una struttura complessa. A cominciare dal rapporto dialettico tra il carattere dei personaggi e la peculiarità del paesaggio: Lorenzo ed Elena sono collocati – secondo me non a caso – in una dimensione, quella del viaggio, corrispondente alla creatività e alla capacità che essi hanno di confrontarsi con una realtà caotica e imprevedibile. Allo stesso modo il bisogno di regole e la mania di controllo manifestato da Sara e Lucio trovano riflesso nella sovrastruttura dell’ambiente lavorativo così come nelle abitudini della vita casalinga, in cui è ambientata la maggior parte delle scene che li riguardano. Tutto questo a conferma della ricchezza dei sottotesti presenti nel film.
La tua è una lettura molto interessante. Come dici, ai creativi è assegnata la possibilità di rapportarsi agli imprevisti del viaggio. Elena nel suo lavoro è anche responsabile di un progetto coraggioso e innovativo che riguarda l’ambiente ed effettivamente per riuscire a portarlo a termine è costretta a improvvisare e a lasciarsi trasportare e anche sorprendere dagli avvenimenti. Mentre è vero che io e Ricky siamo più razionali e concreti ma peraltro più folli. Basta vedere la scena dell’ascensore per constatare come si liberano della razionalità per fare quello che fanno (ride, ndr)
Infatti il carattere sovversivo della commedia si manifesta proprio quando i vostri ruoli si invertono rispetto alle premesse. Mentre Sara e Lucio, a un certo punto rinunciano ai loro freni inibitori, Elena e Giampaolo si spingono sempre di più verso un’ideale di vita normalizzato dal desiderio di stare insieme, attraverso un unione regolare e abitudinaria come quella dell’istituzione matrimoniale.
Sì, assolutamente, c’è un ribaltamento molto interessante. L’imprevedibilità dovrebbe essere una costante della commedia. A volte questa, come altre, vengono criticate perché si capisce subito come vanno a finire. Dunque mi fa piacere che tu abbia dato una letta più profonda del nostro film.
In una commedia di questo tipo anche le interpretazioni devono essere resilienti, cioè capaci di riflettere le molte inversioni di tendenza e i cambiamenti a cui va incontro la storia.
Dici bene quando parli di cambiamento. Infatti la cosa che mi ha affascinato di più è quella di avere avuto la possibilità di interpretare un personaggio cangiante e cioè capace di mostrare anche un altra faccia. E’ questa la cosa che mi interessa come attrice. Faccio questo mestiere per raccontare la vita e questa è fatta anche di maschere e di bisogni celati che prima o poi, e nelle situazioni più azzeccate del film vengono disperatamente fuori. Perché alla fine è una questionedi tempo, ma prima o poi questo scrigno di bisogni e di fragilità dobbiamo aprirlo.
A proposito di questo aspetto cangiante, mi sembra che Umberto Carteni giochi con il tuo aspetto fisico perché il tuo è un corpo da Amazzone a cui è naturale affidare il ruolo della donna capace di dominare le situazioni. In realtà a un certo punto le cose cambiano e tu diventi la persona da proteggere.
La cosa pazzesca è che io sono molto cosi. Inizialmente chiedevo spesso a Umberto di aggiungere qualche altra scena per mostrare come il personaggio vivesse nell’intimo le sue fragilità. Questo perché, immaginandomi Sara per come la conosciamo nel film, sentivo che mi mancava di vederla nel privato alle prese con le sue difficoltà. Io l’ho pensata molto sola e vulnerabile con un vuoto e dei bisogni enormi.
L’efficacia della tua interpretazione si nota nella naturalezza con cui passi dall’essere una donna capace di mettere in soggezione con una semplice occhiata a quando, dopo la sequenza dell’ascensore, dichiari il desiderio di essere dominata dal tuo partner.
Si, è vero, l’ascensore è galeotto. Adesso che mi ci fai pensare, quell’ambiente stretto e chiuso rimanda all’inconscio dei personaggi. Non visti dal resto del mondo, Sara e Lucio danno vita a un gioco di ruoli in cui Ricky si scopre maschio Alfa in grado di sottomettere la mia personalità.
Il tuo ruolo è quello dell’amica fedele e protettiva, un personaggio tipico della commedia americana. A tal proposito Divorzio a Las Vegas presuppone una complicità femminile non scontata nella vita reale. D’altra parte la sceneggiatura ci mostra anche il suo contrario, facendo della collega di lavoro di Elena la nemesi della protagonista. Insomma, quello che ne esce fuori è un universo femminile variegato ed eterogeneo.
Sai, è vero, questa è un’altra lettura interessante da parte tua perché è vero, ci sono delle donne appiattite, inferocite e schiacciate da queste dinamiche competitive che per questo finiscono per appiattire ogni possibilità di crescita e di spinta creativa. Parlo di atteggiamenti spesso dettati dalla paura e dall’insicurezza, ai quali per fortuna si oppongono donne che riescono a fare squadra e a dare concretezza ai sogni sostenendosi una con l’altra.
La descrizione dell’universo femminile non è solo agganciato alle questioni della contemporaneità, ma risulta anche complesso. Basti pensare al personaggio di Sara da te interpretato, ma anche a quello di Elena che desidera sposarsi con Giannandrea senza però pensare di rinunciare alla propria carriera lavorativa.
Hai ragione nel definirlo complesso, perché ci sono questi sottolivelli che per esempio in Elena prevedono da una parte un certo livello di insicurezza, dall’altra una voglia di mettersi in discussi0ne e di guardare anche alla parte più tenera e fragile del suo carattere. Il che, come si vede nel film, non vuol dire essere meno forti, ma al contrario amplificare la determinazione e la capacità di riuscire a cambiare la propria vita. L’amicizia in questo è fondante, perché lo sguardo di una donna può dirti molto di te quando magari non sai che pesci prendere. Non solo per il bene che ti vuole, ma perché guardandoti da fuori è in grado di cogliere delle risorse che neanche tu sei più in grado di vedere. Lo può fare in maniera profonda, con una battuta o prendendoti in giro, perché poi sono i rapporti più autentici a farci ritrovare il nostro io più autentico. D’altronde questo è un argomento che mi tocca molto,avendo attraversato di recente delusioni relative ad amicizie al femminile che sono venute meno. Quando invece queste alchimiefunzionano ne resto commossa.
Cambiando discorso, volevo chiederti se in sede di sceneggiatura il personaggio di Sara fosse descritto con una fisicità prorompente come la tua.
Guarda, secondo me, una fisicità come la mia non è mai prevista (ride, ndr) ma anzi ha sempre spaventato. Ne ho sempre sofferto fin dai primi provini in cui mi dicevano sempre di mettere meno tacchi, meno trucco, meno capelli e siccome io ho iniziato a lavorare nella pubblicità che invece vuole tutt’altro a volte ero un po’ confusa su come presentarmi. E poi in mezzo c’erano le mie insicurezze, per cui a volte mi “mascheravo” da donna pensando che l’avvenenza fisica poteva aiutarmi di più e invece…
In questo personaggio invece il mio fisico ci poteva stare, tanto che mi hanno messo pure i tacchi. Con Umberto abbiamo lavorato di sottrazione in sottrazione, magari attraverso una scelta di austera eleganza con tanto di pettinatura retro’ e con qualche concessione, visto che comunque si tratta di commedia.
Mi sembra che per carnagione, taglio degli occhi e prorompenza fisica la tua non è solo una presenza bella e affascinante, ma nella prima parte addirittura minacciosa nei riguardi della virilità maschile. Volevo sapere come ti rapporti con questa parte di te quando si tratta di interpretare il personaggio.
In realtà ho pensato a Sara come a una donna molto fragile e quindi alla sua aggressività come una sorta di corazza utilizzata per non mostrare agli altri le sue debolezze. Si tratta di uno stratagemma relativo al ruolo che interpreta nella vita. In fondo, anche attraverso la nostra professione, noi interpretiamo ruoli nella vita. Credo che lei lo faccia e io lo so bene perché l’ho fatto e probabilmente lo faccio ancora quando ne sento la necessità. Dal punto di vista umano e artistico, mi auguro di smettere quei panni perché riconosco la bellezza di essere disarmati e liberi da queste prigioni. Aspetto di poterlo raccontare al cinema perché poi questo è un tema universale in cui tutti in qualche modo possono riconoscersi.
Hai detto che una fisicità come la tua non è mai prevista nel cinema italiano. Guardando il film ho pensato che lo potesse essere per interpretare un ruolo come quello di Gilda. In seguito ho scoperto che lo hai veramente fatto in una piece teatrale.
Certo che sì. Io sono sempre stata ossessionata da quel personaggio e quando Mario Moretti, regista teatrale e persona di enorme cultura oggi scomparso, mi ha proposto un monologo e c’erano solo dieci giorni per farlo, cioè per scriverlo produrlo e interpretarlo, ho detto sì, perché non ne avevo mai recitato uno a teatro. Mario mi ha lasciato scegliere il personaggio e io ho optato per quello di Gilda, aggiungendoci un po’ di sfortune amorose perché attraverso di lei volevo parlare anche un po’ di me.
In effetti anche Rita Hayworth di vicissitudini sentimentali ne ha avute
Molte donne belle hanno avuto questo tipo di esperienza.
Forse perché la bellezza fa sì che vengano sottovalutate per quanto riguarda tutto il resto. Nella vita una donna bella e avvenente è spesso sottostimata quando si ribella ai cliché dovuti al suo aspetto fisico.
Esatto, spaventa e per questo viene giudicata. Messa sotto accusa anche la donna inizia a prendersela con se stessa. E’ un bel problema.
Gli ultimi tre film da te interpretati sono delle commedie. In realtà tu sei un’attrice completa perché nel tuo curriculum ci sono molti film drammatici. Il tuo primo film è La rentrée poi hai lavorato con Ivano De Matteo ne Gli equilibristi.
Si trattavano di ruoli più piccoli ma quello è un cinema che amerei fare. Adorerei raccontare la follia e il malessere. D’altronde, se tu vai sul mio profilo Instagram, vi trovi considerazioni di una certa pesantezza (ride, ndr), cioè si sente il desiderio di fare introspezione. Ho voglia di esprimere quel mondo là. Mi piacerebbe farlo nelle interpretazioni ma anche nella scrittura. Coltivo il sogno di raccontare un po’ della mia storia
In Divorzio a Las Vegas ti sei rapportata a differenti tipi di recitazione. Se Andrea Delogu era una esordiente, Morelli e Memphis sono due campioni del buon umore.
Quello con Andrea è stato un incontro d’amore nel senso che gli ho voluto bene da subito. Questo ha giovato anche alla costruzione del mio personaggio, dovendo essere nel film la sua migliore amica. Il suo modo di essere ha reso molto facile esserlo davanti alla mdp perché già stava avvenendo nella realtà. La gran voglia di lavorare e di migliorarsi, di studiare e di provare insieme ha suscitato in me una tenerezza che ha aiutato a stabilire con lei un forte rapporto di empatia, facendomela guardare come vorrei avessero fatto con me all’epoca dei miei inizi. L’impegno che ha messo sul set a volte non l’ho visto neanche da parte di professionisti navigati: il nostro è un lavoro in cui non si può essere sciatti. Per farlo bene è indispensabile far venire sempre fuori la voglia di approfondire e di tirar fuori le emozioni più nascoste. Lei l’ha fatto nonostante il pregiudizio dei critici nei confronti di chi viene dalla televisione.
L’incontro con Ricky è stato quello con una bella persona. Con lui è stato facile parlare e dunque sintonizzarci su quella confidenza che ci doveva essere per recitare scene anche molto intime come quella dell’ascensore.
Ricky Memphis fa dell’understatement una delle sue doti principali dentro e fuori dal set. Sembra sempre che nella sua recitazione tutto nasca per caso, e sia guidata dall’ispirazione del momento.
In effetti durante le interviste per la promozione del film ha sempre dichiarato di non essersi mai preparato perché se lo avesse fatto sarebbe stato peggio. Cosa che per me è difficile da immaginare perché anche nelle commedie sono consapevole di dover lavorare sul personaggio per riuscire a renderlo nel migliore dei modi. Detto questo, chiacchierando con Ricky mi sono convinta che non sia davvero così e che alla fine anche lui si prepari prima di arrivare sul set e iniziare a girare.
Insieme formate una perfetta coppia da buddie movies perché l’improbabilità della vostra unione è evidente a partire dalle differenze fisiche messe in campo. La dialettica dei corpi unita a quella dei caratteri fa venire voglia di sapere di più sui vostri personaggi, perché le scene che avete non riescono a soddisfare le curiosità intorno a una coppia del genere. Ci sarebbero addirittura i presupposti per farne un sequel.
Quella che dici è una cosa molta carina. Bisognerebbe dirla ai produttori, perché non è la prima volta che qualcuno si esprime in questo modo. Dunque speriamo che sia di buon auspicio per il cammino del film. Al resto ci penseranno gli spettatori che lo andranno a vedere.