Presentato al Festival di Berlino 2025 e in uscita nelle sale italiane dal 3 luglio, Reflection in a Dead Diamond è uno spy movie europeo diretto da Hélène Cattet e Bruno Forzani. Dopo opere come Amer e Laissez bronzer les cadavres, la coppia di registi belgi ci regala un omaggio agli anni ’60 virtuosistico e visivamente estremo.
Il protagonista è John Diman (Fabio Testi), un ex agente segreto che vive in un hotel di lusso sulla Costa Azzurra. La scomparsa della sua misteriosa vicina di stanza lo spinge a ripercorrere la sua vita e i suoi ricordi legati soprattutto ad un’affascinante rivale femminile Serpentik (Thi Mai Nguyen). Diman si perde così nel vortice di sogni e di ricordi.
La missione Serpentik
Reflection in a Dead Diamond parla di un uomo in lotta con la propria identità e con il proprio passato. Diman non è più un agente segreto, ma non riesce a separarsi dalla sua professione, soprattutto a causa di una missione che non è mai riuscito a portare a termine – la missione Serpentik. La femme fatale per eccellenza, una donna dai mille volti che cambia identità come vestiti è sempre stata un passo avanti a Diman riuscendo a sfuggire senza lasciare traccia. Ma qualcosa torna a legare di nuovo la vita dell’ex agente segreto a quella di Serpentik riaprendo la possibilità di portare a termine la caccia.
La narrazione è un mix di associazioni visive, sogni, flashback e visioni spesso indistinguibili tra loro che mettono in scena la disgregazione dell’identità di un uomo in crisi con sé stesso e con la realtà. I suoi ricordi sono vividi, ma allo stesso tempo confusi e fanno dubitare dell’esistenza stessa della donna. Un secondo prima Diman è una spia internazionale e il secondo dopo è un attore sul set di uno spy movie, il personaggio di un fumetto e il protagonista di una storia. L’identità dell’uomo rimane un mistero fino alla sua morte causata da Serpentik che con l’assassinio conclude la sua ultima missione.

Reflection in a Dead Diamond – Helen Cattet e Bruno Forzani
Un’esperienza più sensoriale che narrativa
Il film lavora sulla decostruzione del linguaggio cinematografico scegliendo una narrazione per niente lineare. Visivamente vediamo un gioco di montaggio che passa da una cascata di diamanti a una scena di dialogo, da un figura in controluce a una scomposizione geometrica dell’inquadratura. Un film che mescola stili, forme e anche lingue: gli attori passano dal francese all’inglese e all’italiano, spesso all’interno della stessa scena. Ad un certo punto ci troviamo sul set del film in cui Diman e Serpentik sono protagonisti, ma la recitazione sembra eccessivamente realistica da suggerire che l’affascinante attrice è in realtà la spia vera. Nessuna inquadratura è veramente affidabile, i registi ci prendono in giro facendoci vagare tra finzione e realtà, tra i ricordi e l’immaginazione, tra il presente e il passato.
Cattet e Forzani mettono in scena una sperimentazione estrema, un gioco con il cinema e con gli spettatori che ci mette a dura prova dell’ipnosi fatta di musiche e colori. Reflection in a Dead Diamond è un film complesso, a tratti esasperante che sperimenta con forma, ritmo e percezione regalandoci un film affascinante e disturbante allo stesso tempo.
Il film è in uscita nelle sale a partire dal 3 luglio prodotto da Kozak Films, Les Films Fauves, Dandy Projects, Tobina Films, Savage Film e distribuito da UFO Distribution e True Colours.