Fanno quasi sempre centro quei film che ruotano intorno ad adolescenti ribelli, che cercano, con tutte le loro forze, di trovare un posto nel mondo. Non fa eccezione Tutto in un’estate!, diretto da Louise Courvoisier.
Protagonista il diciottenne Totone (Clement Faveau) , che, insieme ai coetanei, Jean- Ives e Francis, ama sbronzarsi e ballare fino a tardi nelle feste di piazze. Il padre non gli è da meno, e una sera, alla guida dell’auto, ubriaco, si schianta contro un albero.
Totonne è costretto a prendersi cura della sorellina Claire (Luna Garret) e, abbandonati svaghi e baldorie, si impiega, per pochi spiccioli, nell’azienda casearia che produce il prelibato formaggio Comtè, dove lavorava il padre.
Conosce Marie-Lise (Maiwene Barthelemy) e imbastisce con lei una tenera, ma ambivalente relazione.
Per accarezzare il sogno di vincere un allettante premio in denaro, destinato al miglior produttore di Comtè, grazie alla complicità Jean- Ives e Francis, i tre rubano il latte che lei produce con le mucche della sua fattoria.
Dopo mille tentativi, Totonne, prova a scodellare il prezioso formaggio. Riuscirà nell’impresa?
Tutto in un’estate!: opera prima, in bilico tra dramma e commedia
Courvoisier, ginevrina di nascita, ma francese d’adozione, nel suo esordio, non impagina il classico film ribellista, crudo e senza speranza, ma smorza i toni e mescola, con delicatezza, dramma e commedia.
Totonne è il classico adolescente rissoso e sbandato che, dopo la morte del padre, prova a raddrizzare la propria vita.
Spirito indipendente, ingenuo sognatore, non piega la testa quando lo prendono in giro e, piccolo teppistello, finisce in rotta di collisione con i fratelli di Marie- Lise.
La regista costeggia più temi e mostra il percorso di formazione del protagonista, inserisce una tenera love –story e, soprattutto, mette in campo una sincera storia di amicizia che lega Totonne a Jean- Ives e Francis, inseparabili compagni di ventura.
La confezione è nel complesso curata ed elegante. Il titolo originale (Vingt dieux) è più evasivo di quello inglese (Holy cow) a cui rimanda l’ambientazione, tra mucche e pascoli, nella quale si svolge il film.
Non mancano, infatti, una scena che mostra la nascita di un vitello e le informazioni utili per produrre il pregiato formaggio.
Il film è stato presentato al recente Festival di Cannes. Maiwene Barthelemy è stata premiata come migliore rivelazione femminile.
In sala dal 26 giugno.
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