Sami Blood è un piccolo e potente film dall’anima divisa in due, che spazia dal più classico percorso di formazione alla ricerca di un’identità, che ha a che fare con un preciso gruppo sociale di riferimento, alla perdita e alla riconquista degli affetti, al recupero della memoria e al senso innato dell’appartenenza. I Sami (i lapponi) vivono nelle tende, a contatto con la natura dove si respira aria di libertà, allevano renne e fanno riti sciamanici di devozione alla terra, ma Elle-Marja (la sorprendente Lene Cecilia Sparrok), questo è il vero nome della donna, sente una forte attrazione per una diversa visione del mondo che esercita su di lei un irrefrenabile richiamo a cui non vuole in nessun modo sottrarsi. La giovane regista Amanda Kernell, di origini Sami, racconta quella che è stata la vera storia di sua nonna, del possibile cammino verso l’emancipazione di una donna e del suo popolo.
La regista utilizza un lungo flashback che ricongiunge simbolicamente l’anziana donna che vediamo nelle prime sequenze del film alla giovane ragazzina che tanti anni prima aveva teatralmente abbandonato la sua comunità d’origine. E il filo della vita di Elle-Marja si riannoda, questa volta lentamente, ponendo l’accento su quelle domande che la ragazza non osò porsi nel momento dell’addio precipitoso alla propria terra. È giusto, chiede la regista, uno stacco così doloroso e risoluto con la propria famiglia, il proprio popolo, i propri usi per acquietare un desiderio di una vana accettazione? Non è forse legittimo percorrere la propria strada e i propri sogni anche se questi impongono scelte egoistiche? È meglio essere una vittima che nasconde la propria origine e appartenenza o un carnefice che mette a tacere il proprio odio con violenza o malcelata pietà? A queste domande, l’anziana donna, incupita dal rimorso di una decisione irrimediabilmente presa quand’era poco più di una bambina, sembra dare una risposta con il finale gesto di riavvicinamento, che però non riesce a scuoterci di dosso il profondo senso di angoscia che serpeggia per tutto il film, laddove la protagonista vorrebbe essere ciò che non è, senza, però, riuscire ad affrancarsi da ciò che è. Una sensazione di vuoto che Kernell rende molto bene nei gesti della giovane e ingenua ragazza e negli occhi rancorosi della donna adulta.
Le radici affondano troppo in profondità per essere estirpate. Si può scappare, cercare l’oblio e cambiare la propria identità, ma quello della terra natia è un richiamo che non si può ignorare. Le antiche tradizioni non ci abbandonano mai e continuano a bussare alla porta, anche nella tempesta. La regia sobria di Amanda Kernell aumenta la potenza di una storia struggente, che non può essere ignorata. La macchina da presa non invade lo spazio personale di Elle-Marja, ma con umiltà si limita a seguirla, per ribadire una grande verità: la maschera del falso perbenismo non cade tanto facilmente, chi non si omologa è un faro nella notte. La regista ci regala attimi di cinema intenso, difficile da dimenticare.
Sami Blood ha vinto tanti, prestigiosissimi premi, tra cui: il Fedeora Award e il Label Europa Cinemas alla Mostra del Cinema di Venezia, il Premio per la Migliore Attrice e il Premio Speciale della Giuria al Tokyo International Film Festival, nonché il Premio Lux 2017 assegnato dal Parlamento europeo.
Pubblicato da Tycoon Distribution e distribuito da CG Entertainment, Sami Blood è disponibile in dvd, in formato 2.35:1, con audio originale e in italiano (DD 2.0 e 5.1) e sottotitoli opzionabili. Nei contenuti speciali sono presenti il trailer del film e il video dell’assegnazione del Lux Prize 2017.
Trova Sami Blood su CG Entertainment