fbpx
Connect with us

Film da Vedere

Il giardino di limoni: incoerenza e follia in Medio Oriente

Tratto da una storia vera, mette in scena la lotta di una donna palestinese in difesa del proprio limoneto e dei propri diritti.

Pubblicato

il

Il giardino di limoni, un film del 2008 diretto da Eran Riklis. Il film racconta la battaglia legale di una donna palestinese in difesa del proprio limoneto e affronta il lungo conflitto israelo-palestinese, descrivendo l’inatteso coinvolgimento della moglie del Ministro della Difesa israeliano. Lo spunto narrativo è tratto da una vicenda reale che ha avuto per protagonista il ministro Shaul Mofaz, che ottenne di tagliare il limoneto di Salma Zidane, un’agricoltrice cisgiordana, nonostante il ricorso di questi alla Corte Suprema d’Israele. Con Hiam Abbass, Doron Tavory, Ali Suliman, Rona Lipaz-Michael, Tarik Kopty, Amos Lavi, Amnon Wolf, Smadar Jaaron, Danny Leshman.

Sinossi
Salma è una vedova palestinese che vive da sempre nella casa di famiglia, devota al giardino di limoni che per anni ha coltivato assieme al padre. Il suo piccolo appezzamento è proprio al confine tra Cisgiordania e Israele. Per il ministro della difesa israeliano, suo nuovo vicino, quegli alberi non sono altro che una minaccia alla sua sicurezza: devono essere abbattuti. Ma le richieste del ministro si scontrano con la determinazione di Salma: la donna è disposta a sacrificare la vita purché il frutteto resti al suo posto. La questione viene portata in tribunale: ma a complicare le cose arrivano il suo giovane avvocato, che non è indifferente al fascino di Salma, e la moglie del ministro, intrappolata in una vita che probabilmente non vuole più.

Con uno stile asciutto e una pacatezza d’intenti che rasserena, Il giardino di limoni di Eran Riklis ci conduce nel bel mezzo del conflitto mediorientale, tra prese di posizione figlie di antichi pregiudizi e aperture di credito che albergano negli occhi giudiziosi di due donne coraggiose. Ciò che ci viene ottimamente restituito è quello stato di cattività perenne di cui sono vittime proprio tutti, quello che rende oltremodo difficile la conoscenza dell’altro da sé, quello che alimenta la diffidenza reciproca perché fondata sulla vicendevole ignoranza. È un film sulla nozione di confine, che qui va inteso non solo in senso fisico, come la rigida delimitazione di un territorio che addirittura può portare a identificare come potenziale pericolo una donna che cura amorevolmente i suoi limoni, ma anche, se non soprattutto, come uno stato mentale, come la linea di demarcazione tra la volontà umana di iniziare a riconoscere le ragioni dell’altro e il realismo politico che tende a giustificare ogni arbitrio dello Stato d’Israele in nome della sua sicurezza nazionale. Inconsapevolmente, Salma (Hiam Abbass) innesca un processo che investe un nodo politico basilare della questione israelo-palestinese. Ma è sola in questa “inaspettata”battaglia, perché la comunità di cui fa parte si preoccupa solo della sua onorabilità di vedova devota messa in pericolo dalla frequentazione con Ziad Daud (Ali Suliman), il giovane avvocato che la sta assistendo nella battaglia legale. I figli, invece, sono lontani, presi dalle loro faccende, mostrano uno scarso interesse per la battaglia “legale” intrapresa dalla madre, di avere cose migliori da fare che preoccuparsi di un giardino di limoni. Solo Mira Navon gli è veramente vicina moralmente, solo lei sembra capire la valenza etica di quella battaglia legale così intimamente culturale e così ingenuamente rivoluzionaria. La donna, certo, non può esporsi più di tanto, ma una volta presa coscienza del sua condizione di prigioniera di lusso e delle “esagerazioni” dei militari, inizia una piccola battaglia volta a insinuare qualche crepa nella ferma convinzione del marito ministro che lo stato di paura in cui versa Israele si può scongiurare solo incutendo agli altri una paura più grande. Se per Salma il giardino dei limoni è il luogo della sua sopravvivenza, fisica e morale, per Mira diventa un luogo dell’anima, una zona franca in cui lasciar fuori la politica di potenza e far fare un poco agli uomini di buona volontà, fosse solo per vedere l’effetto che fa. Alla maniera di Mizoguchi, Riklis traccia uno schema della realtà in cui sono le donne a essere depositarie di quella saggezza tanto semplice quanto indispensabile che può consentire alle persone di riconoscersi in nome della reciproca bontà d’animo, oltre gli steccati ideologici e le logiche geopolitiche imposte dall’alto. L’antitesi (ancora il confine) al realismo fondamentalista degli uomini, alla loro arroganza militante. Contro la saccenteria egocentrica degli maschi, Salma e Mira antepongono una purezza d’animo che sembra voler rappresentare l’unica possibilità concessa agli uomini di disincagliare la questione mediorientale dallo stato endemico in cui si è inabissata da anni.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

  • Anno: 2008
  • Durata: 106'
  • Distribuzione: Teodora Film
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Israele, Germania, Francia
  • Regia: Eran Riklis