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Lo chiamavano Trinità… con Bud Spencer e Terence Hill torna al cinema

Lo chiamavano Trinità... torna al cinema in versione restaurata grazie alla Cineteca di Bologna

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Lo chiamavano Trinità… torna al cinema in versione restaurata grazie alla Cineteca di Bologna. Il film di E.B. Clucher (nome d’arte dell’italianissimo Enzo Barboni) ha trasformato in icone Bud Spencer e Terence Hill e vive ora un nuovo splendore grazie al restauro.

Il film che inventa Bud Spencer e Terence Hill come entità singola e indivisibile (Andrea Meneghelli).

Tra le pellicole più amate dal pubblico nostrano (e tra i film italiani con maggiore incasso), Lo chiamavano Trinità… si definisce un “fagioli western“, film che fa la parodia del genere reso grande da Sergio Leone e Clint Eastwood, ovvero lo “spaghetti western”.

Tra i simboli ripresi ci sono gli inconfondibili fischi usati da Ennio Morricone. Qui la parte fischiata è di Alessandro Alessandroni, ripresa anche da Quentin Tarantino per il finale di Django Unchained .

Lo chiamavano Trinità Recensione di Taxidrivers

In un paesaggio arido, brullo, incede un cavallo che stancamente trascina una stuoia che solca il terreno sabbioso; su di essa giace, col volto coperto da un cappello, un uomo cencioso, sporco, incurante della direzione verso cui sta volgendo; la lunga marcia s’interrompe quando il fedele quadrupede, ormai sfiancato, si ferma presso una locanda sperduta che, come un’inaspettata oasi, offre ristoro al viandante. Segue una strepitosa abbuffata a base di fagioli prima che il misterioso uomo si presenti:

“Mi chiamano Trinità”. C’è da aggiungere altro?

La sequenza iniziale del film di Enzo Barboni (alias E. B. Clucher, che, non bisogna dimenticarlo, oltre a dirigere, scrisse soggetto e sceneggiatura) è ormai radicata nell’immaginario di più generazioni di spettatori, laddove il film capostipite di un filone allora sconosciuto, il western comico, era talmente colmo di trovate da divenire un fenomeno che si diffuse velocemente in tutto il mondo, decretando la nascita della coppia di attori italiani più conosciuta all’estero, quei Mario Girotti e Carlo Pedersoli che poi divennero felicemente Terence Hill e Bud Spencer (o viceversa).

Scazzottate a tempo di musica

Da qui si originò tutto, comprese quelle magnifiche scazzottate, eseguite a tempo di musica, come in un balletto – rivela lo stesso Spencer -, che come un marchio di fabbrica caratterizzarono il connubio artistico dei due, incontrando uno smisurato gradimento del pubblico, che, probabilmente, assistendo a quei corpo a corpo estenuanti a base di sberle e pugni cui seguivano piroette e voli planari dei malcapitati di turno, riusciva a dimenticare per un’ora e mezza tutte le beghe e le magagne di una vita spesso esasperante.

L’effetto ipnotico dei clamorosi colpi sferrati da Bud Spencer, che tramortivano chiunque gli si parasse davanti, e della danza di Terence Hill che, con un agilità degna del miglior ginnasta, mandava a vuoto ogni tentativo di assalto, rimane a tutt’oggi operativo, producendo nuove schiere di ammiratori che colgono l’essenziale innocuità di una rappresentazione in cui ciò che maggiormente emergeva era l’alto tasso di comicità prodotto da un meccanismo che non differiva da quello impiegato dai grandi interpreti del cinema muto, che con i soli gesti (e le mimiche facciali) riuscivano a intrattenere sterminate platee. Probabilmente bisognerà ancora – e il tempo lo confermerà – soffermarsi a lungo sulla capacità dei due attori di creare tanta ilarità, giacché troppo spesso si è omesso di compiere una seria analisi del loro originalissimo modo di fare cinema. Si dovrà attendere la ‘solita’ rivalutazione, che sarà sempre tardiva.

Trinità e bambino

Trinità e Bambino sono la mano destra e sinistra del diavolo: il primo è intelligente, scaltro, veloce; l’altro potente, zuccone e brontolone. Figli di una donna di facili costumi che dirige un bordello a New Orleans, i due si arrabattano delinquendo, senza però fare male a nessuno. Uno è un baro, l’altro un razziatore di cavalli. Quando Trinità raggiunge il fratello, a cui in fondo vuole bene, si riforma la coppia; insieme costituiscono un duo impossibile da battere, e a farne le spese sarà un cinico maggiore (quel Farley Granger protagonista in ben due film di Hitchcock, Nodo alla gola, 1948, e L’altro uomo, 1951) che vorrebbe sterminare un gruppo di mansueti agricoltori mormoni per insediarsi nella valle da essi occupata, installando la sua mandria di cavalli. La storia è tutta qui – c’è anche una piccola parentesi amorosa di Trinità con due angeliche ragazze del gruppo degli agricoltori – ed è proprio l’estrema semplicità, caratteristica sempre presente nel cinema di Barboni, che ha decretato il clamoroso successo del film, ad oggi ritenuto un classico del cinema italiano. Gli occhi di vetro, splendenti di Hill e quelli burberi e socchiusi di Spencer bucano lo schermo dando vita ad uno dei più riusciti divertissement mai realizzati, ancora ineguagliato per la capacità di intrattenere il pubblico. Un film che è definitivamente consegnato alla storia più significativa della nostra cinematografia. (Luca Biscontini)

Uno dei più grandi incassi del cinema italiano

Lo chiamavano Trinità… è uscito nelle sale italiane il 22 dicembre 1970: portò al cinema 9 milioni di persone, diventando il secondo incasso della stagione cinematografica 1970/71 per un totale di 3 miliardi di lire (circa 27 milioni di euro di oggi).

Fino al 1986 è stato il film italiano più visto considerando l’uscita in sala, i passaggi televisivi e l’home video.

Il Trailer di Lo chiamavano Trinità Restaurato

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Lo chiamavano Trinità

  • Anno: 1970
  • Durata: 110'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Western
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: E.B. Clucher (Enzo Barboni)