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Il crudele western di Corbucci e la pericolosa indagine di Lou Castel in dvd

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Fino ad oggi clamorosamente inedito nel mercato dell’home video tricolore, grazie a Mustang Entertainment è finalmente disponibile su supporto dvd uno dei titoli western nostrani preferiti dall’enfant terrible di Hollywood Quentin Tarantino.

Diretto dal prolifico Sergio Corbucci un anno dopo il mitico Django (1966) e anticipando addirittura alcuni aspetti del capolavoro Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah, I crudeli (1967) consente finalmente di riassistere in qualità digitale alla vicenda della diligenza su cui, insieme ai figli e ad una certa Kitty alias María Martín, il colonnello Jonas interpretato da Joseph Cotten trasporta una bara che dichiara contenere il cadavere di un generale alle pattuglie che lo fermano, nascondendovi, in realtà, qualcosa di molto più prezioso.

Situazione destinata a rappresentare soltanto il punto di partenza della circa ora e ventisette di visione che, nata da un soggetto dell’Albert Band (all’anagrafe Alfredo Antonini) produttore del film e padre del Charles oggi conosciuto come mago dei b-movie, si complica strada facendo, tra immancabili morti che vengono seminati, l’entrata in scena della Claire cui concede anima e corpo la Norma Bengell di Terrore nello spazio (1965) e l’intervento di un sergente che pare essere proprio l’ex aiutante del defunto che dicono di trasportare.

Senza contare l’entrata in scena degli immancabili indiani, al servizio di uno degli esempi più violenti sfornati dal filone che individua in Sergio Leone il suo massimo esponente, ma, in realtà, più vicino nel respiro ai precedenti classici della scuola americana che a quelli dell’autore di Per un pugno di dollari (1964), sebbene anche in questo caso la colonna sonora porti la firma di Ennio Morricone.

Con il compianto AldoQuién sabe?Sambrell incluso nel cast e una sezione extra che, oltre al trailer, dispensa un’intervista di ventitré minuti all’aiuto regista Ruggero Deodato.

Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale1

Ma, rimanendo sempre nell’ambito della celluloide di genere italiana, andiamo a recuperare anche Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale (1972), concepito da Giuseppe Vari sotto pseudonimo Joseph Warren, nonché fondamentale riscoperta effettuata da CineKult, collana di CGHV curata dalla rivista Nocturno.

Trattasi di un thriller che parte dal momento in cui Carlo, con le fattezze del Lou Castel de I pugni in tasca (1965) e fotografo impegnato in un servizio esterno su una spiaggia insieme alla compagna fotomodella Olga, ovvero Beba Loncar, diventa testimone dell’uccisione di un giudice, fatta passare per un incidente automobilistico.

Condizione che, aiutato dal regista paraplegico di fotoromanzi Fifi incarnato da Massimo Serato, lo porta a cercare di smerciare i negativi di alcuni suoi scatti che documentano la verità su quanto accaduto; mentre, pur di avere il prezioso materiale, chi è interessato al suo recupero sembra essere disposto addirittura ad uccidere.

Man mano che, con il grande Adolfo Celi ad arricchire ulteriormente il tutt’altro che disprezzabile comparto attoriale, prende forma un avvincente intrigo ad alta tensione mirato in maniera evidente ad ibridare diverse influenze provenienti dalle tendenze cinematografiche in voga ai tempi della sua uscita.

Infatti, se il plot è facilmente accostabile a quello dei lungometraggi di denuncia, al suo interno s’inseriscono rimandi al Dario Argento degli inizi, la tematica della mafia e, addirittura, spruzzate di erotismo.

Del resto, accanto alla esauriente chiacchierata con l’aiuto regista Ricciotti Albanese, i contenuti speciali del disco offrono anche nove minuti di scene eliminate comprendenti addirittura sequenze hard che vennero girate per la distribuzione della pellicola nei molto più permissivi mercati esteri.

Francesco Lomuscio

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