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‘Mr. Scorsese’ in cinque atti

Dal Queens ad Hollywood l’operazione della Miller mira a ricostruire l’uomo dietro la macchina da presa, servendosi di testimonianze e materiali di repertorio per ridare allo spettatore-fan il mito e nel contempo la profonda umanità del grande cineasta

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Mr. Scorsese

Su Apple TV+ la docu-serie in cinque episodi diretta da Rebecca Miller, Mr. Scorsese, dedicata alla vita dell’iconico regista di cult della storia del cinema del calibro di Taxi Driver e Quei bravi ragazzi.

La miniserie prodotta da Apple Studios, oltre alla presenza dello stesso Scorsese, vede interviste con collaboratori e amici di una vita del premio Oscar : Robert De Niro, Steven Spielberg, Sharone Stone, Leonardo DiCaprio, Mick Jagger e altre testimonianze di amici e famigliari. Disponibile dal 17 ottobre.

IL TRAILER – Mr. Scorsese

La visione di un genio – Mr. Scorsese

L’aspetto più interessante del lavoro di Rebecca Miller nel docu-omaggio ad uno dei più grandi registi viventi, è il rifiuto di un’operazione agiografica sulla figura di Scorsese. Privato e pubblico in Mr. Scorsese si uniscono in un arco narrativo che si estende dall’infanzia newyorkese del regista fino alla realizzazione del suo ultimo film, Killers of the Flower Moon.

La miniserie si apre con un episodio minore rispetto al racconto documentaristico ma in perfetto stile scorsesiano: un litigio in un quartiere del Queens tra il padre di Scorsese e il proprietario dell’appartamento in cui viveva la famiglia del regista. Scorsese rievoca l’episodio con un’accuratezza che sembra uscita da uno dei suoi tanti cult :

Ricordo che qualcuno ha tirato fuori un’ascia”. Questo momento, dalle parole di Scorsese, segna il ritorno alla Little Italy più dura e violenta della metropoli newyorkese.

Passaggio usato, da qui in poi, dalla Miller per la struttura episodica.

La regista della docu-serie costituisce un montaggio parallelo intimo e concreto tra la caduta dello Scorsese bambino e la fascinazione dello Scorsese cinematografico per la brutalità della vita. Mr. Scorsese inserisce, per restituirci visivamente tale dialettica, sequenze tratte da Toro scatenato e The Irishman, opere in cui i bambini sono testimoni di atti di violenza, elaborando così un linguaggio documentaristico che è un diario simbolico tra cinema e vita. L’infanzia per Scorsese non ha solo un significato biografico, ma è anche fonte ideologica e figurativa.

Mr. Scorsese' è ritratto definitivo del più grande regista vivente | Rolling Stone Italia

Il trauma come caduta e resurrezione – Mr. Scorsese

La negazione agiografica in Mr. Scorsese è evidente nella rappresentazione inziale della mini-serie, occupandosi dell’uomo prima del cineasta, non escludendo le ombre prima delle luci. Dall’adolescenza tumultuosa nella Lower East Side al percorso accademico alla New York University, dal tirocinio presso Roger Corman fino alla discesa negli abissi della cocaina. Non c’è quindi alcun approccio romantico nel descrivere l’uomo Scorsese; dai matrimoni, alle assenze paterne, fino al prezzo personale delle sue ambizioni.

I figli del regista intervengono, sorpattutto Francesca, con testimonianze critiche e affettuose, evidenziando la tensione costante tra il genio e l’uomo, le cadute di Martin e la resurrezione di Scorsese. Così la miniserie, sfugge al rischio agiografico, plausibilissimo quando si racconta un grande come il cineasta, configurandosi invece come un ritratto mediato. Traumi privati e pulsioni creative nei quali l’identità pubblica viene decostruita e ricostruita.

Il meta-cinema biografico

Come già detto. la caratteristica più centrata del mastodontico lavoro della Miller, rinviato e rimodificato per anni, è la correlazione tra i momenti chiave della vita di Scorsese e i suoi film. La genealogia del linguaggio filmico scorsesiano, i carrelli fluidi, le riprese dall’alto, i pianosequenza, il montaggio ritmico-formale, convive nel docu seriale con un biografismo in cui i suoi film diventano estensione del vissuto.

Dalla stanza che si affaccia su Elizabeth Street, il giovane Martin scruta la strada da un punto elevato e quasi privilegiato, anticipando lo sguardo del suo cinema, panoramico e partecipe, marchio di fabbrica della sua personalissima regia. Tale sovrapposizione tra biografia e filmografia rende Mr. Scorsese un eccezionale caso di documentario metacinematografico.

Rebecca Miller ci mostra come Scorsese non abbia mai usato il cinema come dispositivo artistico, ma come mezzo epistemologico per esplorare la memoria e l’identità dell’uomo.

Ovviamente il docu evidenzia le sue radici culturali italo-americane; la regista rievoca l’infanzia nella Little Italy con immagini d’archivio, fotografie di famiglia, e filmati amatoriali. Emergono così temi che intrecciano, ancora una volta, vita e cinema di Scorsese: la comunità, la fede cattolica, l’onore e la colpa, la fedeltà. Tratti distintivi dello cineasta e dell’uomo.

Da Mean Streets a Silence, da L’ultima tentazione di Cristo a The Irishman, le opere del regista vengono interpretate dalla Miller in un serrato dialogo tra sacro e profano, tra codici mafiosi e legge divina. Il gangster movie scorsesiano ci viene, quindi, riportato non come una forma dedita all’intrattenimento del “cinema di genere”, ma come una continua contraddizione tra potere e controllo, elementi sempre in tensione con la spiritualità religiosa.

Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno (1973)

Divi e collaboratori tra ricordi e omaggi

Pur essendo un docu su Scorsese, Mr. Scorsese riconosce il grande contributo dato al cineasta da parte dei suoi più stretti collaboratori. Thelma Schoonmaker, la sua montatrice storica, viene descritta come una vera e propria co-autrice invisibile.

Robbie Robertson, deceduto poco prima della fine produzione della miniserie, ritorna attraverso ricordi e musiche di varie opere di Scorsese per i quali ha curato la colonna sonora: Toro scatenato, Re per una notte, Casinò, The Departed, The Wolf of Wall Street, The Irishman, Killers of the Flower Moon.

Interessante è la presenza dei due attori feticcio di Scorsese, DiCaprio e De Niro, per come vengono inseriti dalla Miller; per esempio l’ex Trevis di Taxi Driver compare alla fine del primo episodio con una scena che rimanda alla loro prima collaborazione. Non attori che omaggiano il loro regista, ma compagni di un viaggio non solo cinematografico ma anche profondamente umano che ha caratterizzato l’esistenza scorsesiana.

Mr. Scorsese' Review: A Captivating and Charismatic Profile - The New York Times

Altro elemento rilevante del docu, è l’ampio spazio che Rebecca Miller dedica a figure al di fuori del cinema di Scorsese come parenti, amici, semplici passanti conosciuti dal grande regista, e perfino l’uomo che ispirò il personaggio interpretato da Robert De Niro, il Johnny Boy di Mean Streets. In questo modo assistiamo ad una narrazione plurale, condivisa, collettiva, dando anche l’idea che alla fine il cinema sia sempre un lavoro di più parti e non solo di una.

Con Mr. Scorsese, Rebecca Miller (forse), al termine dei cinque episodi-capitoli, ci riconsegna il ritratto definitivo di uno dei più grandi registi della storia del cinema. In un affresco biografico-cinematografico dell’uomo e dell’artista.

  • Anno: 2025
  • Durata: 60'
  • Distribuzione: Apple TV+
  • Genere: docu
  • Nazionalita: Usa
  • Regia: Rebecca Miller