Nel 1971 il regista francese Louis Malle affidava a Lea Massari la parte di una madre italiana alle prese (anche) con la sessualità del figlio adolescente nel suo intenso “Un soffio al cuore”.
Nel 2024 il regista Laurent Cantet pensa a Pierfrancesco Favino per un ruolo analogo, anche se oggi l’idea che la borghesia ha della sessualità è molto diversa da quella di più di 50 anni fa!
Laurent Cantet scompare prematuramente e il progetto di “Enzo” passa alle mani dello sceneggiatore e collaboratore di Cantet, Robin Capillo, già autore del notevole “120 battiti al minuto” e del fantastico “Les Revenants”. “Enzo” viene presentato al Festival di Cannes nella sezione “Quinzaine des cinéastes”.
Enzo la trama
Enzo, un adolescente che rifiuta le aspettative dei suoi ricchi genitori ( che lo vorrebbero iscritto a una scuola d’arte) accetta un apprendistato in un cantiere edile dove si innamora di Vlad, un muratore ucraino indeciso se tornare a casa nel suo martoriato paese per combattere nella guerra russo-ucraina.
Se Lea Massari, nel film di Malle, portava un aria di trasgressione tutta italiana ( addirittura si arrivava all’incesto) il personaggio di Pierfrancesco Favino, nella parte del padre del giovane, è la dimostrazione dell’assoluta globalizzazione del mondo anche nella ricerca dell’identità. Nessuno scandalo perciò se il figlio non è interessato alle mire artistiche dei genitori e ancora meno del fatto che il bello immigrato ucraino diventi il suo oggetto di desiderio. Ma da due umanisti come Cantet e Capillo c’era d’aspettarselo!
La recensione
“Enzo” è un racconto piano, un melodramma senza scene madri in un contesto realista, tipico di molto cinema francese, e con alcune punte di poesia che porta a commuovere senza lacrime! Il film riesce a diventare un riflessione universale sul disagio giovanile di oggi abbracciando tutte le sue sfaccettature. Quietudine e conflitto convivono in modo armonioso in questo racconto morale quasi rohmeriano in cui la bellezza (anche) dei corpi la fa da padrone. E poi c’e’ la “nostra” guerra. Il conflitto tra Russia e Ucraina fa da sfondo ai sentimenti espressi e inespressi e le bombe si sentono solo alla fine e attraverso il telefono ma l’angoscia letta sul volto di Enzo che risponde alla domanda di Vlad “ma tu mi ami ancora?” è palpabile.
Enzo è interpretato dal giovane esordiente Eloy Pohu in maniera notevole. Vlad è Maksym Slivinskyi che ha la forza e la bellezza dei proletari, come quelli de “La terra trema” di Luchino Visconti. Pierfrancesco Favino è preciso in una parte diversa da quelle interpretate fino ad oggi ed Élodie Bouchez è una madre piena di comprensione e sensibilità.
Cannes 2025, 15 maggio: i film e le star che illuminano la scena festivaliera di oggi