Connect with us

IN PRIMO PIANO

‘Squid game 3’: il finale che chiude il cerchio tra sangue, redenzione e umanità

L’ultimo capitolo della serie coreana fenomeno globale chiude tra scenari mozzafiato e un messaggio morale potente. Hwang Dong-hyuk lascia allo spettatore un finale coraggioso e ambizioso, firmando un addio che lascia il segno.

Pubblicato

il

«Hai ancora fiducia nelle persone?»

Sarà davvero game over? È questo quello che si chiedono i fan di Squid Game, giunta alla sua terza e ultima stagione. Il capitolo finale della fortunata saga coreana creata da Hwang Dong-hyuk scende nell’abisso più profondo della natura umana, dove corruzione, disperazione e rimpianto si fondono insieme. I nuovi episodi, sei in tutto, mettono il Giocatore 456, Gi-Hun, di nuovo al centro di incredibili e pericolosi giochi con lo scopo di distruggere tutto il sistema. Riuscirà nell’impresa?

Cosa ricordare prima di vedere la terza stagione di ;Squid Game ;ultimo round di Gi-hun

Ricominciano i giochi (spolier alert!)

Il protagonista, Seong Gi‑hun (Lee Jung‑jae), vincitore del gioco che l’ha reso milionario, ritorna sull’isola non per giocare ma con l’intento di annientare l’intero sistema dall’interno. Ma la rivolta da lui preparata fallisce miseramente. Dopo il massacro dell’insurrezione della seconda stagione, Gi-hun si risveglia dentro una bara nella sala dove ci sono gli altri giocatori. Non sa ancora che chi l’ha tradito è in realtà uno dei Front-Man, spacciatosi per il Giocatore 001 (rivelatosi al pubblico nel finale della seconda stagione). Squid Game 3 inizia esattamente da qui. La stagione si apre con un prologo freddo e spiazzante. Il tono è più cupo e riflessivo, con pochi dialoghi e un ritmo lento, quasi contemplativo. E anche i giochi riprendono, ma con una brutalità ancora più spietata: sono violenti e molto coreografici. Si parte dal nascondino, nel quale i partecipanti divisi in due gruppi – armati di coltello o muniti di chiave – devono sfidarsi all’interno di un labirinto in un gioco letale. Le chiavi servono per scappare attraverso le porte, ma ogni serratura ha una forma diversa: triangolo, cerchio, quadrato e solo chi avrà tre chiavi diverse potrà uscire. Ed è proprio in questo gioco che avviene uno degli episodi più crudi: l’anziana Geum‑ja uccide il figlio, esattamente come una moderna Medea, simbolo di un’umanità impazzita. La sete di potere e denaro trasforma ogni partecipante in un possibile carnefice dando vita a un impianto visivo geometrico così forte e acceso da contrastare il sangue e la morte.

I giocatori tra vittime e carnefici

Se nella prima stagione i concorrenti erano anime disperate, veri e propri archetipi della lotta di classe coreana, Squid Game 3 introduce personaggi più variegati. Protagonista indiscusso si conferma Seong Gi‑hun, bravissimo nel portare in scena uno Gi‑hun ridotto a involucro umano, reduce di troppi tormenti. Ormai trasformato da vittima a vendicatore, è meno empatico ma più determinato.

Di contro, Lee Byung‑hun nel ruolo del Front Man, continua a calcare il dualismo tra ex‑vittima e carnefice, svelando una duplicità emotiva sempre più marcata. Accanto a loro emergono figure femminili molto potenti come Jun‑hee (la madre incinta) e Geum‑ja (l’anziana), le cui storie offrono allo spettatore momenti emotivamente intensi e al contempo drammatici.

Tra i personaggi secondari spiccano i nuovi VIP: mere maschere dorate, osservatori invisibili, dalla recitazione caricaturale e il linguaggio goffo, che assistono alla carneficina godendo. In questa terza stagione sono meno volgari, più silenziosi, quasi spettrali, ma non per questo più incisivi. 

Location vaste e piani sequenza

Anche nella terza stagione di Squid Game a fare da padrone sono i giochi. Ma questa volta, a differenza della serie precedente, appaiono meno carichi di significato e più pensati per l’impatto scenico. Manca quella componente ludico-infantile carica di violenza simbolica che rendeva disturbanti e scioccanti le prove della prima stagione. I nuovi giochi sembrano quasi dei reality show anche se Hwang Dong‑hyuk dimostra tutta la sua abilità nel creare tensione, seppure la struttura episodica ripetitiva inceppa un po’ il ritmo. Tuttavia non mancano mai i colpi di scena. In ogni gioco si cerca di alzare l’asticella: le location sono più vaste, e la regia si affida a piani sequenza e inquadrature simboliche. Ma anche qui l’effetto è meno incisivo rispetto al minimalismo spietato della prima gloriosa stagione.

Speranza nell’umanità

La vera novità della terza stagione è nella componente sociale. I giocatori cominciano a formare alleanze, si uniscono, si sostengono, si completano. Non giocano più per i soldi ma per sopravvivere. I dialoghi funzionano meglio. C’è una vera e propria riflessione sulla moralità in un mondo che è spietato: il sacrificio, la maternità e la redenzione diventano temi principali. Così come la spettacolarizzazione della sofferenza e il prezzo del potere. Ma è l’umanità la protagonista assoluta, sancita dal gesto estremo del Giocatore 456 che ci insegna che c‘è speranza. Sempre. E il finale è divisivo: più riflessivo che esplosivo. La climax è meno spettacolare del previsto, ma forse volutamente, proprio per lasciare una nota amara, e una domanda aperta, su quello che è comunque l’umanità.

Il trailer di Squid Game 3

Se questa recensione ti è piaciuta leggi anche The dark NightMare

Squid Game 3

  • Anno: 2025
  • Durata: 6 episodi
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: fantastico
  • Nazionalita: Corea
  • Data di uscita: 27-June-2025